Perchè tanti paesi con nomi di santi?

Santa Domenica Talao

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SANTO — Questo prefisso ha dato luogo a molti equivoci a volte non volutamente, a volte volutamente. Spieghiamoci. Nel Reggino abbondano i top. con San o santo: S. Giovanni, S. Gregorio, S. Stefano, S. Lorenzo, ecc.

In un primo tempo questa situazione linguistica ci ha procurato molto disappunto non per il riferimento in sé — cosa belle e ottima mettersi sotto la protezione di un santo — ma perché pensavamo che si fosse così perdura la denominazione originaria del posto. Ma man mano che questa ricerca procedeva ci siamo ricreduti. Se si eliminava la nota agiografica, restava più o meno il top. laico. A parte che la denominazione così quadrava anche con i dati storici, c’erano posti dove il prefisso non aveva mai indicato culto verso il santo interessato. Addirittura in certi posti comparivano nomi che non esistevano in nessun calendario religioso. Per non parlare delle S. Caterine e delle S. Domeniche di cui c’è un’inflazione.

Il problema cominciò a poco a poco a trovare una soluzione. Quel santo corrispondeva all’ante latino o anti greco che potremmo chiamare direzionale equivalente a ad o apud (presso).

Tenendo presente la regola della protesi che non ammette parole che cominciano per vocale, col tempo, quell’ante fu coperto da una s. E una volta iniziato il vezzo, fu una rincorsa: tutti i posti che avevano un chiaro riferimento alla radice nei listini dei santi, ebbero un santo cristiano su un sustrato laico.

Sant’Agata d’Esaro

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A questo punto c’è da prendere atto anche di un fenomeno religioso che oggi chiameremmo d’inculturazione. Nel solco del precedente paganesimo. ogni luogo tendeva ad avere il suo nume locale. E quanto più questo rispondeva alla radice toponomastica, tanto più era accettato. Il santo s’identificava col luogo. Questo ha dovuto sorgere non tanto per iniziativa della chiesa — ci sono però istituzioni di parrocchie dell’arciv. D’Afflitto che vengono intitolate con questo criterio — quanto per la coscienza popolare dell’epoca. Certo la chiesa aveva tutto l’interesse a sostituire ai riferimenti pagani quelli cristiani. Alcuni casi di cui sopra sono troppo eloquenti perché in proposito non ci sia alcun dubbio.

P.s. Santo La Vecchia non è altro che l’«ante vigiliam» (di fronte alla guardia) perché lì c’era una torre e un corpo di guardia sin dai tempi romani quando il posto si chiamava Àrcìna («arx infima», forte inferiore rispetto a S. Lorenzo).

  1. Domenica la incontriamo, oltre che in vari posti con un’ombra di culto, in altri dove questo non c’è stato mai quali a Gallico Prioli (vicino alla Motta Roscia) e a Tirreti vicino alla fortezza di Gunì. Si trattava di luoghi demaniali. Non ci fermiamo perché tutto questo sarà esaminato nei singoli casi. Questa situazione, ovviamente, non riguarda i titoli d’istituzione recente o anche alcuni antichi quali i santi Pietro e Paolo a Pentedattilo dovuti a una motivazione storica, essendo stato questo il luogo natale di un Papa.

Ancora altri esempi: S. Lorenzo (l’antica Laurentum), S. Stefano (l’antica «corona» dei romani, cintura di difesa), S. Griòli (a Cannitello dove non esiste ombra di culto e a S. Gregorio che è l’antica «Classis ora», la base navale di Menadoro), Sampèri, «ante ìmperium», (di fronte al comando generale del «Bellum siculum» ecc(1).

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Di Giuseppe Pensabene, “Cognomi e toponimi in Calabria”, Gangemi

Foto RETE

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NOTE

  1. In un manoscritto del monaco benedettino Nicola Bergsson scritto in islandese antico del XII secolo e in un altro del 990 dell’arcivescovo di Canterbury Adventus archiepiscopi nostri Sigerici ad Romam, le località dell’Italia visitate vengono indicate col nome dei santi tutelari. Così Bolsena diviene Sancta Cristina per Sigeric, Kristianoborg per Nicola; Montefiascone è Sancte Flaviane o Flaviansborg, Viterbo è Sancte Valentine e così via. V. Rivista Historia, n. 349, Marzo 1987. In Virgilio, En., 7,136 – Enea sbarcando nel Lazio venera tra le altre divinità il genio del luogo. Nella Bibbia, Esdra, 1 il decreto di Ciro dell’anno 559 autorizza a ricostruire il tempio del dio che è in Gerusalemme. Anche in Omero abbiamo ripetutamente «esanta» per vicino, davanti, v. Od. 1,532; 16,416,459; 17,239.

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