SUD -RAPPORTO SVIMEZ 2017 – Sintesi

 

Agricoltura, diminuisce il valore aggiunto, cresce l’occupazione

Il 2016 è stato un anno particolarmente difficile per l’agricoltura italiana nel suo complesso e
per quella meridionale in particolare, dopo i segnali positivi dell’anno precedente che avevano fatto
sperare in un percorso di ripresa stabile. I prezzi dei prodotti agricoli sono calati più di quanto
non si siano ridotti i costi dei fattori produttivi, la spesa delle famiglie per beni alimentari ha
continuato a scendere. In questo quadro generale, l’agricoltura del Mezzogiorno ha presentato i
maggiori segni di debolezza, (complice il forte peso dell’olivicoltura, che ha sommato agli effetti
dell’alternanza produttiva quelli degli attacchi fitopatologici favoriti dalle particolari condizioni
meteorologiche), ma anche una struttura produttiva che non investe e che continua a vedere
aumentare i divari di produttività rispetto al resto del Paese.


Innanzitutto, il valore aggiunto del settore primario meridionale è tornato a diminuire ed è
stato pari a 12.365 milioni, mostrando un calo di ben l’8,8% rispetto all’anno precedente. Il calo
della produzione di beni e servizi è stato del 9,5% nel Mezzogiorno, a fronte di un -1,9% nel
Centro-Nord. La performance dell’agricoltura ha mostrato valori diversi a livello regionale. La
Sardegna è l’unica regione che dal 2015 al 2016 ha visto crescere il valore aggiunto dell’agricoltura
in termini reali. Tutte le altre regioni del Mezzogiorno registrano variazioni negative.
In questo quadro negativo, le esportazioni agroalimentari e la bilancia agroalimentare
presentano saldi positivi. Nel 2016 le esportazioni meridionali di prodotti agroalimentari sono
state pari a 6.680 milioni. Però solo il 17,8% delle esportazioni agroalimentari italiane proviene dal
Mezzogiorno. E’ questo uno dei segni più evidenti della debolezza del sistema produttivo
meridionale la cui capacità esportativa trova dei limiti non solo nelle caratteristiche strutturali delle
imprese, ma anche negli aspetti logistici e nella capacità organizzativa e associativa. Circa il 45%
delle esportazioni meridionali proviene dalla Campania che esporta soprattutto prodotti
trasformati. Seguono Puglia e Sicilia per le quali le componenti agricola e trasformata
contribuiscono in misura quasi equivalente alle esportazioni regionali
L’agricoltura meridionale ha investito nel 2016 circa 2,2 miliardi a valori correnti (-3,4% rispetto al
2015). In termini reali si tratta del 73% di quanto si investiva nel 2010.
Nonostante la congiuntura negativa che ha caratterizzato il settore agricolo, nel 2016 l’occupazione
è continuata ad aumentare e quasi il 70% dell’incremento dei posti di lavoro è legato
all’evoluzione dell’agricoltura meridionale che l’anno scorso ha occupato 528 mila unità
(+1,5% rispetto al 2015), quasi il 58% dell’occupazione agricola totale. Di fatto, in termini di
occupazione, il sistema agricolo pesa sul sistema economico meridionale per il 7,7%. L’agricoltura
continua, dunque, a essere una forte leva per il lavoro. Nel Mezzogiorno crescono entrambe le
componenti dell’occupazione, dipendente ed indipendente, ma gli indipendenti crescono più dei
dipendenti: i primi sono, infatti, aumentati di 4,4 mila unità, a fronte di un incremento di 3,5 mila
unità dei secondi.
Secondo la SVIMEZ, al di là delle punte di eccellenza e di una parte di agricoltura professionale
che innova e che è in grado di competere sui mercati internazionali, l’agricoltura meridionale
presenta, dunque, i problemi di sempre.

Industria in ripresa, aumenta l’occupazione

Nel 2016 l’evoluzione del prodotto industriale è risultata di entità maggiore nel Mezzogiorno
(+3%) rispetto al Centro-Nord (+1%). Il risultato conseguito dall’industria meridionale è stato
favorevolmente influenzato dall’andamento molto positivo del comparto della fornitura di energia,
acqua, e rifiuti (+7,3%; Centro-Nord +2,7%), settore che nel Sud rappresenta quasi il 23%
dell’intero aggregato industriale, rispetto a una quota media dell’11% nelle regioni centrosettentrionali.
Ma anche al netto del comparto delle utilities, l’evoluzione di prodotto nell’industria
manifatturiera è risultata comunque di entità maggiore nel Sud (+2,2%) rispetto al resto del Paese
(+1,1%).


Con riferimento al comparto manifatturiero, la prosecuzione del trend espansivo avviato nel
2015, anche se a un ritmo inferiore, si deve sia alla domanda interna che a quella estera. Per
quanto attiene la domanda interna, più rilevante per l’economia meridionale, nel 2016 essa è
aumentata dello 1,3% (Centro-Nord: +1,6%). Per quel che attiene la domanda estera, la variazione
congiunturale dell’export di merci al netto dei prodotti petroliferi ha fatto segnare un incremento in
valore di ben otto punti percentuali nel Mezzogiorno, ma ciò va valutato pur sempre in un contesto
di minor grado di apertura sull’estero che strutturalmente caratterizza l’industria del Sud (8,7%)
rispetto a quella delle regioni centrosettentrionali (27,6%). In ogni caso va tenuto conto del
contributo offerto, nel Sud, da un’unica branca, quella nella quale sono ricomprese le esportazioni
dell’automotive, interessate da una crescita dell’export sostenuta (+29,1%).
Nel 2016, la produttività del lavoro nell’industria manifatturiera meridionale, misurata dal
valore aggiunto per unità di lavoro, è aumentata dello 0,8%, mezzo punto percentuale in più del
dato relativo al Centro-Nord (+0,3%).
A sua volta l’occupazione ha fatto segnare un aumento pari a 1,4 punti percentuali nel Sud e
dello 0,7% nelle regioni centro-settentrionali. Ma il quadro complessivo della quantità di
lavoro nell’industria resta negativa, considerando che, dal 2008 al 2015, l’industria
meridionale ha perso circa 194.000 occupati.
Nel 2016, gli investimenti fissi lordi industriali sono aumentati, in termini reali, del 5,2% nel
Mezzogiorno e del 3,7% nel Centro-Nord.
Edilizia, crescono gli investimenti, ma gli occupati calano
Nel Mezzogiorno, nel 2016, sono stati realizzati investimenti in costruzioni per un importo pari al
27,4% di quello nazionale. Nelle regioni meridionali, per il secondo anno consecutivo, gli
investimenti crescono di oltre il 2% (+2,4% nel 2015 e +2,1% nel 2016), un saggio più che
doppio di quello rilevato nel Centro–Nord dove l’incremento dello 0,7% segnato nel 2016 segue
la flessione dell’1,3% del 2015.
Dall’inizio della recessione il flusso annuale degli investimenti si è ridotto in media del 5,2%
all’anno nel Mezzogiorno, contro il 4,8% nel Centro-Nord.
Gli occupati nel settore delle costruzioni in Italia sono diminuiti di 50 mila unità nel 2016, con una
flessione del’3,2% rispetto al 2015. La contrazione dell’occupazione si concentra nelle unità
indipendenti che si riducono di 43 mila addetti. Nel Mezzogiorno l’occupazione indipendente
accusa nel 2016 una flessione del -7,7% (quasi 12 mila unità in meno).
Nel Mezzogiorno si registra una flessione dei bandi di gara per opere pubbliche, sia nel numero, –
28,5%, che negli importi, -30,7%.

Terziario cresce al Sud più del resto del Paese

Nel 2016, come nel 2015, la crescita del terziario è stata maggiore nel Mezzogiorno rispetto al
resto del Paese. Questo ha avuto un impatto anche nei settore dei servizi del Sud, il cui gap di
crescita con il Centro-Nord è diminuito. Ciò ha riguardato tutti i comparti ed è frutto della
ripartenza di alcuni settori fondamentali dell’economia meridionale, come la crescita rilevante del
prodotto dell’industria in senso stretto e l’andamento positivo delle costruzioni, che ha sostenuto i
consumi delle famiglie meridionali. Hanno anche pesato favorevolmente alcune condizioni
favorevoli che si sono create in taluni settori dei servizi, in particolare il turismo, e che hanno
contribuito alla buona performance.

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Nel Mezzogiorno il prodotto del settore dei servizi è aumentato nel 2016 dello 0,8%, confermando
la crescita dell’anno precedente (0,7%), dopo quattro anni consecutivi di andamenti negativi. Il
settore che presenta la maggiore crescita nel valore aggiunto nel Mezzogiorno è stato nel 2016 il
commercio, con un + 2,5%, peraltro unico settore dei servizi con un incremento positivo di
produttività lo scorso anno. Il prodotto nel settore del turismo, trasporti e comunicazioni è
aumentato nelle regioni meridionali dell’1%, e i buoni risultati del settore turistico al Sud sono stati
favoriti dall’instabilità politica registrata in altri paesi concorrenti, specie sulle sponde del
Mediterraneo. Il prodotto del settore dell’intermediazione finanziaria, creditizia e immobiliare e dei
servizi alle imprese nel Mezzogiorno è aumentato dello 0,2%, così come il settore dei servizi
pubblici e alle famiglie, anch’esso cresciuto al Sud l’anno scorso dello 0,5% invertendo il calo del
2015 (-0,6%).
Gli investimenti dei servizi nel 2016 sono aumentati nel Mezzogiorno + 2,5%.
L’aumento dell’occupazione terziaria al Sud è stato dell’1,8%, confermando la crescita positiva
registrata anche l’anno precedente (1,7%). In questo modo l’occupazione terziaria nel Mezzogiorno
è ritornata ai livelli pre-crisi: dal 2007 al 2016 l’occupazione terziaria si è incrementata di 96 mila
unità, l’1% in più del 2007. Il prodotto per occupato è ripreso a diminuire (-0,6%) dopo la
stagnazione dell’anno precedente.

Credito

Nel 2016 i prestiti bancari alle imprese meridionali sono di poco aumentati (0,5%), in lieve
accelerazione rispetto all’anno precedente. Sono, però, cresciuti per quelle con oltre 20 addetti, a
fronte di una lieve flessione per le imprese più piccole.
Nel 2016 il costo del credito alle imprese meridionali si è ridotto di quasi un punto
percentuale. Alla fine dell’anno, il tasso di interesse sui prestiti a breve termine al settore
produttivo era pari nel Mezzogiorno al 6,1%. Il divario nel tasso medio sui prestiti a breve
termine rispetto al Centro-Nord si è portato alla fine del 2016 a 1,7 punti percentuali, in riduzione di
quasi mezzo punto rispetto al 2015.
Il flusso dei nuovi prestiti deteriorati sul totale dei finanziamenti si è ridotto di quasi due punti
percentuali, attestandosi al 5,7%. (Continua)

Fonte: http://www.svimez.info/images/RAPPORTO/materiali2017/2017_11_07_sintesi_stampa.pdf

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