CINQUANTASEI

 

 

Era il settembre del Cinquantasei.

La Segheria era ancora in attività. La Valle dell’Argentino era attraversata da camion e teleferiche ed una sirena dettava i turni di lavoro. L’emigrazione per le Americhe era ripresa. Le scuole elementari erano al Palazzotto. Non c’era la scuola media. L’ostetrica faceva nascere i bambini a casa ed a casa si faceva il pane (Chi poteva…). La terra veniva arata con i buoi. I mezzi di trasporto erano i trahini…

Il giornale costava 25 lire, una tazzina di caffè 40.La Seicento della Fiat circolava da un anno, ma per acquistarla ci volevano 590.000 lire, mentre solo gli operai più fortunati guadagnavano 40.000 lire al mese…

Io avevo dieci anni e la sera andavo a dormire dai nonni. Quel pezzo di strada u Parapurto era tormento. Sentivo addosso gli occhi infuocati di mostri, nascosti negli anfratti oscuri creati da scarse lampadine malmesse; e quando dagli ilici veniva giù lo stridio della pigula il cuore mi scoppiava in petto. Unica salvezza le gambe. Mia nonna, che mi vedeva ansante, chiedeva preoccupata: “Figlio mio, perché corri?”. “Nonna, ho fatto una gara”…

Nella foto da sx Giovanni Galtieri, Mimmo Pandolfi, mio cugino Giuseppe Tuoto, Dante Oliva

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