SANTA LUCIA, scongiuri e proverbi

Nel tempo contadino, ad Orsomarso, quando si perdeva qualcosa, si era soliti recitare una filastrocca, per invocare l’aiuto di santa Lucia per trovarla:

Santa Lucia,

cu l’ucchji pizzuti

fami truvà ‘na cosa pirduta

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II 13 dicembre molti fedeli si recano nelle chiese dedicate a santa Lucia per chiederle di vegliare sulla loro vista. Questo patronato, sì sostiene, nasce da un episodio leggendario del suo martirio durante il quale lei avrebbe esclamato: «Ai non credenti toglierò l’accecamento». Queste parole andavano interpretate in senso spirituale, cioè come una promessa di conversione; ma molti fedeli le hanno intese materialmente.

Secondo un’altra tesi il patronato è ispirato a una leggenda medievale dove si narrava che Lucia, per non cedere alle suppliche del fidanzato, che non voleva accettare la sua decisione di consacrarsi vergine al Cristo, si sarebbe strappata gli occhi. Per questo motivo in molti quadri la santa appare tenendo in mano un piattino su cui sono appoggiati i suoi occhi. Tuttavia l’episodio non è certo il più adatto a giustificarne la protezione della vista.

In realtà il patronato è dovuto a due circostanze: in primo luogo al nome che deriva dal greco lyke e dal latino lux, lucis, che significano entrambi luce. In secondo luogo non si dimentichi che il culto di santa Lucia fiorì a Siracusa il cui cuore è l’isola di Ortigia dove sorgeva, come s’è già ricordato, un tempio in onore di Artemide, la dea della luce simboleggiata dalla luna.

In Sicilia la si invoca in diverse pratiche magiche, accompagnate dalla recita di particolari scongiuri come questo, molto popolare ancora oggi:

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Santa Lucia

nta na cammira stava

oro tagghiava.

«Matri mia!»

«Chi hai Lucia?»

«Ch’aviri, matri mia, haiu na resca all’uocchiu

ca nun mi fa ‘bbintari.»

«Va nta lu me uortu,

c’è bbibbina e c’è finuocchiu,

cu li me manu l’haiu ciantatu,

cu li me peri l’haiu scappisatu,

squagghia purpu,

squagghia pirata,

squagghia sta vina ‘nzanguinata!»*

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Tuttora si recita il proverbio «Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia», che però è stato vero soltanto nel Medioevo quando, a causa del calendario giuliano che anticipava rispetto all’anno reale, il giorno del solstizio era retrocesso dal 21 al 13 dicembre. L’errore fu corretto nel 1582 col nuovo calendario gregoriano ancora in funzione.

L’antico patronato di santa Lucia sul solstizio, un momento magico perché segna la rinascita simbolica del sole, l’ha infine trasformata in una dispensatrice di doni per il nuovo anno in alcune zone dell’Italia nord-orientale.

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*’«Santa Lucia, stava in una camera, tagliava oro. “Madre mia!” “Che hai Lucia?” “Che cosa debbo avere madre mia? Ho una lisca nell’occhio che non mi lascia in pace.” “Va’ nel mio orto, c’è verbena e c’è finocchio, con le mie mani li ho piantati, con i miei piedi li ho calpestati, squaglia il polipo, squaglia l’impedimento, squaglia questa vena insanguinata!”»

Da LUNARIO, di Alfredo Cattabiani – Oscar Mondadori

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La foto, che devo alla cortesia di Rosalia Palombino, ricorda la processione di santa Lucia del 1961 u Chianitto

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