
Prima dei telefoni i balconi,
si usciva fuori e si mandava a dire.
Erano lo sfogo della casa, le ragazze non uscivano a
spasso
tranne per la funzione, la domenica.
Però stavano in vista sul balcone,
passava il giovanotto, un fiore conficcato nell’occhiello,
una sbirciata a scippo, l’intesa fulminata,
telegramma spedito con le ciglia.
Al balcone tra i vasi la ragazza dipanava un gomitolo,
ricamava a telaio, fingeva di pungersi con l’ago
per liberare gli occhi messi in giù.
Mia nonna si fidanzò al balcone.
E mia madre, d’estate, dopoguerra,
con altri amici esce sul balcone per il fresco
e un uomo, ventottanni, sedutosi vicino le chiede di
sposare.
Provengo dall’incontro di loro due là fuori, a
Mergellina,
col ciclo giocoliere del tramonto.
Ma da un altro balcone s’era affacciato pure
l’impettito
a dichiarare guerra, sporgendosi rapace e pappagallo
sulla folla ubriaca di se stessa.
Era meglio se usciva alla finestra
e meglio ancora se teneva chiuso, cosi non si guastava
la storia dei balconi e dell’Italia del millenovecento.
Erri De Luca, L’OSPITE INCALLITO, Einaudi
Poesie che raccontano Persone, Natura, Historia
Nella foto Grazia Grimone con le figlie Filomena ed Ambrosia a Santa Cruce