Cognomi – ROSSI e RUSSO

Evelina Rossi, al braccio del fratello Vincenzo, nel giorno del suo matrimonio con Roveso Ringressi

II cognome Rossi è il numero uno in Italia. Su questo non ci piove. Eppure l’affermazione, nella sua banalità statistica, va presa con le molle. Vediamo il perché.

Intanto chiediamoci come mai questo soprannome sia stato imposto con frequenza tale da costituire la base per una serie ampia e radicata di cognomi dell’Italia centro-settentrionale. Certamente fu assegnato a chi aveva capelli e barba rossi: una minoranza nelle varie comunità del territorio italiano; un nome utile, dunque, per la sua funzione distintiva.

Questa minoranza spesso era soggetta in passato a una stigmatizzazione sociale. Basti pensare ad altre associazioni del colore rosso, diffuse nel Medioevo, a cominciare da quella con la pelle (del volto in particolare): la porzione più scoperta del corpo umano. L’arrossamento poteva essere causato dall’alcolismo, dall’iperossigenazione nelle zone di montagna, da stati patologici fino alla lebbra, per secoli una delle piaghe più devastanti in Europa. La medicina medievale parlava di febbre rossa per riferirsi a un tipo di sintomi di cui ancora oggi rimane traccia nella scarlattina (da scarlatto ‘rosso’).

Il soprannome veniva dunque a segnalare un’anomalia e in certi casi portava a una sorta di condanna: si pensi alla popolare associazione tra l’essere montanari e il venir considerati rozzi di modi e piccoli di cervello.

D’altra parte, forse nel Medioevo più che in altre epoche, il valore simbolico dei colori era fondamentale. Il rosso era accostato al sangue, ad animali ritenuti diabolici – come la  volpe -, al fuoco infernale e al demonio. Secondo una tradizione popolare, erano rossi i capelli e la barba di Giuda. Il pelo rossiccio era popolarmente considerato un segno di bizzarria e di malizia, quando non di volgarità e di cattiveria.

Questa tradizione ha caratterizzato per secoli la rappresentazione di protagonisti della letteratura, dal ciclo cavalleresco arturiano (è rosso Meleagante, il cavaliere fellone che rapisce la regina Ginevra) al Decameron (con il frate Cipolla «di pelo rosso»), fino alle novelle di Giovanni Verga (Rosso Malpelo).

Tuttavia non si può escludere che i nomi dei colori possano essere divenuti, a volte, soprannomi anche per indicare una fazione politica o in riferimento a stemmi araldici. C’è poi chi ritiene che Rossi possa avere anche altre origini: per esempio, in Friuli, da una riduzione di Cattarossi (da Caterina) o di Tarassi (da Teodoro). Certo è che Rosso fu anche nome personale nella Toscana tardo-medievale e rinascimentale (ma non pensate a Rosso Fiorentino, il famoso pittore: quello era il soprannome di Giovan Battista di Jacopo).

Angelo Russo con la moglie, Norma Giannotti,e le figlie, Antonietta e Maria

Rossi è tipico di quasi tutto il Nord d’Italia (in Piemonte e in Liguria se la batte con Rosso) e tipicissimo del Centro, mentre nel Sud è praticamente latitante. In Puglia non figura tra i primi 200 per frequenza, in Sicilia neppure tra i primi 500. Nel Meridione peninsulare e in Sicilia a dominare è Russo. Russo è ben lungi dall’apparentarsi con i cittadini della Russia. Tanto meno con il verbo russare, per quanto un signore dal doppio cognome, tempo fa, abbia chiesto alle autorità di modificarlo: si chiamava Russo Forte. Si tratta invece del corrispondente meridionale di Rossi, espresso al singolare e con la vocale tonica trasformata da -o- in -u- in seguito a fenomeni fonetici di alcuni dialetti meridionali.

Dalla metà del Novecento il signor Rossi, con tanto di nome di battesimo, Mario, è divenuto sinonimo dell’uomo qualunque italiano. Ne trovo traccia in un libro dei primi anni Cinquanta di Renzo Sertoli Salis, il quale – dopo aver analizzato i dati ISTAT relativi alla popolazione delle maggiori città italiane – concludeva che Rossi è il n° 1 in Italia e che «la denominazione ‘il signor Rossi’ costituisce quella generica del cittadino italiano, dell’uomo della strada e vale quanto quella di ‘mister Smith’ in America ed in Inghilterra tanto essa è comune». «Anzi – aggiungeva lo studioso – forse solo per il timore di ingenerare confusioni di ordine politico [ ! ] non si è ancora pensato di costituire un’associazione destinata a raccogliere tutti i Rossi italiani, come accaduto in Francia con i Dupont, i Durand e i Duval con il patrocinio di una canzone di Maurice Chevalier» (la canzone dice «il y a toujours un Dupont, un Durand, un Duval…»: in realtà i cognomi più numerosi in Francia sono Martin, Bernard e Thomas nell’ordine, Duval non è neppure tra i primi 50).

Eppure Rossi rappresenta solo due terzi del nostro Paese e Mario non è mai risultato il nome di battesimo più comune in Italia (come abbiamo visto, è stato semplicemente un nome di moda, imposto con altissima frequenza, ancora una volta soprattutto nel Centro e nel Nord, ma raramente al Sud, tra gli anni Ottanta del XIX secolo e gli anni Trenta del XX). Ma, appunto, si noti: frequentissimo nella generazione dei 40-70enni culturalmente dominante negli anni in cui fu coniata l’espressione «Mario Rossi» col valore di ‘italiano qualunque’. E’ dominante, insieme a Rossi, in città come Roma (capitale politica), Milano (capitale economica), Torino co-capitale industriale e prima sede della RAI), Firenze (cocapitale della cultura e della lingua italiana). Come poteva il povero Giuseppe Russo competere con tali e tanti poteri?

Eppure, se fossimo andati ai punti, o ai rigori, beh, il meridionale Giuseppe Russoavrebbe prevalso, perché la diffusione di Giuseppe è secolarmente radicata in tutta Italia e compattamente nel Meridione. Nel primo conteggio ufficiale operato nel 2000 sugli abbonati telefonici (dunque solo persone adulte) da SEAT/Pagine Gialle, la coppia onomastica numero 1 era Giuseppe + Russo, mentre il ticket Mario + Rossi occupava solo l’8a posizione, preceduto anche da Antonio Russo, Antonio Esposito, Giuseppe Rossi, Salvatore Russo, Francesco Russo e Giuseppe Esposito. I primatisti regionali, poi, sono altri: in Piemonte Giovanni Ferrero, in Liguria Giuseppe Parodi, in Lombardia Luigi Colombo, in Veneto, Umbria e Marche Giuseppe Rossi, in Emilia-Romagna Giuseppe Ferrari, nel Lazio Antonio Rossi, in Abruzzo Antonio D’Angelo, in Campania Antonio Esposito, in Puglia Antonio Greco, in Calabria Giuseppe Romeo, in Basilicata e in Sicilia Giuseppe Russo, in Sardegna Antonio Sanna, ecc.

Il signor Mario Rossi primeggia esclusivamente in Toscana. E – tra i capoluoghi di regione – a Firenze, Perugia, Ancona. Il «bergamasco qualunque» è Angelo Rota, il veneziano Giuseppe Vianello, l’agrigentino Giuseppe Vella, il viterbese Roberto Delle Monache, il triestino Giuseppe Furlan, l’aquilano Antonio lanni, il campobassano Antonio Palladino, il salernitano Antonio Santoro, il barese Giuseppe Lorusso, il potentino Giuseppe Rotundo, il catanese qualunque è Giuseppe Ciuffrida.

Nel 2013 è molto probabile che Giuseppe Russo sia ancora in testa in Italia, per quanto minacciato da Andrea Russo, Marco Russo, Andrea Rossi e Marco Rossi. Più in generale, il signor Rossi – qualunque sia il suo nome di battesimo – è insidiato negli ultimi anni dal signor Russo. Rossi, s’è già detto, è il primatista al Centro-Nord così come Russo lo è nel Sud. I fenomeni migratori del Novecento, però, hanno portato nelle città del Nord e del Centro migliaia di Russo. E il risultato è sorprendente: mentre i Rossi continuano a essere romani, umbri, toscani, marchigiani, emiliani e lombardi, i Russo sono ancora siciliani, pugliesi, campani ma hanno anche un accento romano, fiorentino, bolognese, milanese e torinese.

A Torino, dal 2010, è proprio Russo il cognome più diffuso in assoluto, davanti al piemontesissimo Ferrero, a Rosso e a Rossi. Insomma, Russo rappresenta meglio di Rossi l’Italia nel suo insieme. I signori Rossi intenti a leggere questo libro avranno la bontà di perdonarmi: per un senso di giustizia, io tifo Russo.

Fonte: DIMMI COME TI CHIAMI E TI DIRO’ PERCHE’, di Enzo Caffarelli – Laterza

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3 Replies to “Cognomi – ROSSI e RUSSO”

  1. Dino ha detto:

    Per quanto possa servire , i Rossi arrivarono ad Orsomarso da Napoli nel 1832 avevano vicino al cognome Rossi un predicato nobiliare marchesi di Montagnana località presso Parma ,zona di origine.

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