IL PANORAMA ARCHEOLOGICO DEL POLLINO LUCANO

BARAGIANO – Elmo di tipo corinzio

II panorama archeologico del Pollino lucano si mostra quanto mai ricco e diversificato. Esso comprende infatti una vasta gamma di documenti che vanno dai resti di insediamenti alle fortificazioni, dalle necropoli ai sepolcreti, ai reperti isolati quali anfore, crateri, coppe, statuette fittili, armi e monete.

Anche l’arco temporale coperto è assai ampio, in quanto spazia dall’epoca protostorica alla colonizzazione greca, dal mondo romano a quello longobardo e bizantino, dall’età medievale a quella moderna.

Tra le tracce più significative di un passato molto remoto si annoverano quelle di un abitato dell’età del ferro, situato nella parte più alta dell’attuale abitato di Noepoli, che fece probabilmente parte del sistema dei centri indigeni preesistenti all’arrivo degli Elleni. È nondimeno al periodo in cui il territorio del Pollino rientra nella sfera di influenza greca che possono essere attribuite le più consistenti risorse archeologiche. Fra queste si annoverano: la zona di Tre Confini in territorio di Chiaromonte dove sono state individuate le tracce di un probabile insediamento e di una cinta fortificata, e, in prossimità del paese, quelle di S. Rocco e S. Pasquale dove è stata rilevata la presenza di necropoli; la zona di Colle dei Greci in territorio di Episcopia anch’essa probabile sede di un abitato legato alle colonie greche della costa e di una necropoli, e quelle di Paddareta e di Cornale dove sono stati rinvenuti reperti di vario tipo quali elementi architettonici, tombe, vasi fittili, statuette e monete; vari areali situati in località Sodano, Pallio, S. Brancato e Campo le Rose in territorio di S. Giorgio Lucano, tutti luoghi di ritrovamento di tombe e materiali di varia natura.

NUOVA SIRI – Zona archeologica

La presenza di necropoli, databili tra l’VIII e il IV secolo a.C., è pure segnalata nelle immediate vicinanze dei centri di Noepoli e S. Costantino. A questo panorama si aggiungono i resti monumentali delle acropoli di Cersosimo e di Monte Coppole in territorio di Valsinni, ambedue sedi di città lucane con cinte fortificate coeve eseguite con la tecnica dell’isodoma ellenica secondo i canoni della murazione greca del IV secolo a.C., solo in parte soggette finora a campagnedi scavo.

OLIVETO LUCANO – Monte Croccia, fortificazione lucana

Se è vero che i beni citati rappresentano i vertici e i punti di forza del settore archeologico, è vero anche che, secondo le testimonianze raccolte, non esiste ambito del Pollino che non presenti, in modo più o meno consistente, questo tipo di bene culturale: dalle zone di Caloi, Spedarci e Campo le Rose segnalate in territorio di Viggianello a seguito del ritrovamento occasionale di armi e monete, al sepolcreto con tombe formate da lastre di pietra monolitiche rinvenuto in località Cirionte in territorio di S. Paolo Albanese, all’area di Castro Vetere in territorio di Fardella, ove il toponimo sembra indicare l’ubicazione di un accampamento romano, alla località S. Filippo in territorio di Senise ove sono stati rinvenuti dei resti di una presunta villa anch’essa di età romana. Inoltre, lungo i contrafforti nord occidentali ai margini del massiccio già sfiorati dalla via Popilia, in località Piano la Campanella presso Castelluccio e in località S. Gada presso Laino Borgo, è stata segnalata l’esistenza di probabili insediamenti d’età classica.

Metaponto

A fronte di un tale quadro non è azzardato affermare che il nostro territorio si presenta come un potenziale campo di sperimentazione archeologica. Nondimeno l’intero patrimonio risulta scarsamente indagato, non sufficientemente protetto e comunque assolutamente non valorizzato rispetto alle potenzialità che offre anche considerato il fatto che si trova nelle vicinanze di un ambiente ricco di beni archeologici prestigiosi quali Metaponto, Heraclea e Sibari. Per la conservazione di questi beni sembra opportuna la creazione di una responsabilità attiva del Parco Nazionale che, in coordinamento con quanto si va facendo da parte delle istituzioni operanti a livello regionale, nazionale e anche internazionale, promuova azioni programmate di ricerca e di scavo, di fruizione sociale dei siti e dei reperti con creazione di nuclei museali di raccolta sul posto. Allo stesso tempo, in collaborazione con la scuola e le associazioni culturali locali, si dovrebbe programmare un’attività d’informazione e formazione degli abitanti residenti nei confronti della protezione e dell’uso compatibile delle risorse archeologiche, tramite l’organizzazione di dibattiti seminari e convegni e la produzione di materiale didattico e divulgativo.

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Da PAESAGGI, STORIE E CULTURE DEL POLLINO LUCANO, , di Giuliana Campioni – Franco Angeli

FOTO: Rete

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