
La precarietà è stata sempre la triste compagna del contadino. Per garantirsi da eventi funesti, si affidava a pratiche magiche. Con questo scongiuro cercava di rendersi amica la buona sorte. Andava fatto il primo giorno di ogni mese, prima del canto del gallo.
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Luna Luna chi sai la via,
porta a furtuna alla casa mmia.
Luna Luna chi bai ri notte,
Teni luntana la mala sciorte.
Veni ogn’ura veni ogni misi
Ghinghi la cascia ri li turnisi.
Li mali lingua nun l’ascutari
Veni tranquilla, nu mi fa sckantari.
Tre gaddi hanu cantatu,
Tre briganti su scappati.
Lu Signuru s’è javuzato
E la Maronna m’ar’ascutato.
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Alla fine, segnandosi con la croce, bisognava recitare paternostri, avemarie e gloriapatri. Un sogno, con l’apparizione della Fortuna, avrebbe garantito la buona sorte. In caso contrario, bisognava armarsi di pazienza e ripetere lo scongiuro.