
Dopo un lungo periodo durato circa 150 milioni di anni in cui si erano allontanati tra loro, i blocchi continentali africano ed europeo cominciarono a riavvicinarsi.

Alla fine del periodo Cretaceo, circa 70 milioni di anni fa, Africa ed Europa, spinte come sempre dai lentissimi movimenti che animano il magma nelle parti profonde del nostro agitato pianeta, iniziarono quindi a schiacciare come in una morsa i fondali della Tetide.
Immense bancate di roccia dello spessore di migliaia di metri e di un’estensione di migliaia di chilometri quadrati, si sono così inarcate, incurvate e accavallate, un pò come succede ad un foglio di carta disteso su un tavolo quando ne spingiamo con le mani i due lati verso il centro. Iniziavano così a formarsi le catene montuose delle Alpi e degli Appennini.

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Intorno ai 5 milioni di anni fa, nel Pliocene Superiore, l’area del Pollino comincia a subire una generale distensione che provoca gigantesche fratture nelle immense bancate rocciose già piegate dai precedenti movimenti di compressione; queste fratture, le faglie, appaiono come tagli colossali le cui parti opposte si sono spostate una rispetto all’altra.

Tettonica distensiva – prima fase: movimenti di distensione delle masse rocciose determinano la formazione di grandi fratture, le faglie, che suddividono le bancate rocciose in blocchi colossali.
Tettonica distensiva – seconda fase: la continuazione dei movimenti di distensione provoca lo sprofondamento di alcuni blocchi rispetto ad altri; si ha così la formazione di fosse e rilievi. In piccola scala è quello che è successo allo “spicchio” roccioso, sulla destra nella foto qui sotto, tagliato dalle due faglie C e D.
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Le faglie suddividono le bancate rocciose in enormi blocchi di decine di chilometri di lato; tra un milione e mezzo e un milione di anni fa circa, la distensione si accentua e per il lentissimo sprofondamento di alcuni blocchi rispetto ad altri, si vengono a formare fosse e rilievitettonici.

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In questo periodo sempre in seguito alla spinta di immani forze profonde, tutta l’area subisce un sollevamento di circa 1200 metri sul livello del mare; sommato alla quota di circa 1000 metri che aveva già precedentemente, esso porta il Pollino primordiale all’incirca alla quota attuale.

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I rilievi e le fosse tettoniche cominciano a delineare la forma definitiva del massiccio: i rilievi diventano le dorsali montuose principali, le fosse si trasformano in vallate percorse da fiumi tumultuosi, o in conche occupate da laghi tranquilli.

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Un’importante fossa tettonica del Pollino è la Valle del Mercure; un milione di anni fa, subito dopo la sua formazione, era occupata da un grande bacino lacustre.
Uno spettacoloso esempio in cui gli effetti della tettonica distensiva a fosse e rilievi sono ancora visibili in modo evidente e immediato, è la fossa tra Serra delle Ciavole e la Timpa di San Lorenzo.

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Da SUI SENTIERI DEL POLLINO, di Giorgio Braschi – Edizioni “Il Coscile”