STORIE CALABRESI – Boccabugiarda

Nei pressi dell’abitato [di Cassano] c’è una grotta che si dirama in tanti cunicoli, corridoi, strapiombi. È chiamata «Boccabugiarda», e non a caso.

Attorno al Mille arabi in fuga nascosero nella grotta casse ricolme di ricchezze, e, pure, un grande capro tutto d’oro massiccio, con la segreta speranza di poter tornare un giorno a riprenderseli; ma furono tutti uccisi e il tesoro diventò miraggio di ricchezza per i molti che poi l’hanno inutilmente cercato: in quel dedalo sotterraneo c’è da smarrire non solo la strada del ritorno, ma anche il senno.

Tanto tempo fa ci provò anche un giovane stracciato e perdutamente preso d’amore per la figlia del signore del luogo, che lo ricambiava; e siccome allora un matrimonio scombinato socialmente non era manco pensabile, il giovane, visto che al tempo non esistevano lotterie, gratta e vinci, totocalci et similia e per uno nelle sue meschine condizioni le possibilità di riscatto, già di per se stesse problematiche, erano quelle risapute (o trovatura o ‘ncornatura), il giovane s’affidò anima e corpo alla speranza di trovare il tesoro, così sarebbe diventato ricco e avrebbe potuto sposare subito la fanciulla che, per di più, era gravida di lui. Ma una volta andato verso il sogno della ricchezza e del matrimonio, egli non tornò più.

La fanciulla era disperata sia per la sorte dell’amato, sia per la gravidanza che con sempre maggiori difficoltà riusciva a nascondere ai suoi; finché una notte andò di nascosto nella grotta, vi entrò e prese a chiamare il giovane, a rivolgergli parole d’amore, a gridargli che non le importava niente se era povero; e a ogni sua parola sentiva rispondere la di lui voce perduta nei cunicoli sottoterra, aggrovigliati come i garbugli della coscienza. E la fanciulla prese a inseguirla quella voce, ora vicina ora distante, così che anche lei si perse nel dedalo e non rivide più la luce del giorno.

Da allora i due innamorati hanno continuato a vagare nelle viscere di «Boccabugiarla», a inseguirsi, a cercarsi, perché non si sono ancora ritrovati, né mai, forse, si ritroveranno; per cui ancor oggi, ad andare nella grotta e a gridare qualcosa, si sentono voci lontane graffianti d’angoscia, e, per una forza o suggestione ineffabile, si è tentati,

irresistibilmente, d’accorrere verso di loro; e anche se si riesce a vincere la tentazione e a scappar fuori da «Boccabugiarda», si è comunque già preda d’un sortilegio: le voci udite saranno un tarlo ossessivo nelle orecchie, e condurranno alla follia.

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FONTE: “Guida alla Calabria misteriosa”, di Giulio Palange – Rubbettino

FOTO: Rete

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