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I calabroni hanno imparato ad aggredire questa pianta per estrarne il nettare. Essa ha un fiore particolarmente profondo, con il nettare che si trova fino a 1,25 cm sotto l’apice dei petali; quindi, perfino le api e le farfalle notturne, dalla lunga proboscide, debbono sforzarsi per raggiungerlo. Invece di posarsi sui petali, i calabroni hanno imparato a forare la base del fiore e a estrarre il nettare attraverso l’apertura così praticata: un procedimento, questo, che non agevola certo l’impollinazione.

In molte piante di questo genere, i sepali sono uniti fino a formare un tubo a facce piane o leggermente rigonfie, mentre in S. vulgaris questo tubo è gonfio come un pallone, caratteristica ricordata nel termine sinonimo S. infiala e in molti nomi popolari.
Diversamente da Lychnis alba, che è molto simile, S. vulgaris ha fiori ermafroditi (oltre che rari fiori maschili), ma i gameti maschili e femminili maturano in tempi diversi. Sebbene i fiori restino aperti giorno e notte, soltanto alla sera cominciano a emanare la loro piacevole fragranza, che ricorda quella dei chiodi di garofano.

Il fogliame, verde-bluastro e un po’ ceroso, nel passato veniva mangiato nelle campagne come verdura, e si diceva che avesse uno spiccato sapore di piselli freschi.
S. vulgaris, che fiorisce sia sui terreni coltivati sia su quelli incolti, è diffusa in tutta Italia.
I fiori sono maschili, femminili o ermafroditi. I sepali sono uniti in un tubo a forma di vescica
I petali sono profondamente lobati e hanno piccole linguette.
I fusti sono eretti, solitamente glabri, con fiori penduli. Altezza: 25-90 cm.
Fiorisce da marzo ad agosto.
La capsula matura è globosa e ha sei denti.
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Da GUIDA PRATICA AI FIORI SPONTANEI IN ITALIA – Selezione
Foto: Rete