L’ordalia

Un combattimento ordalico ad Augusta del 1409 – Dipinto di Herctor Mair

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La parola deriva dal germanico ordal e significava «giudizio di Dio». Vi ricorrevano i giudici che volevano stabilire con esattezza la colpevolezza o l’innocenza di un accusato, oppure chi tra due litiganti avesse ragione. Si procedeva all’ordalia solo nei casi molto incerti: per esempio se non c’erano testimoni oppure se le opposte testimonianze erano di pari peso. I casi più frequenti erano le accuse di adulterio, gli accertamenti di paternità e i delitti religiosi quali l’eresia e la stregoneria. Ma non c’era materia cui l’ordalia non potesse applicarsi.

L’ordalia consisteva in una durissima prova fisica: tenere in mano un ferro infuocato, camminare su una piastra incandescente, immergere la mano nell’acqua bollente, essere gettati in acqua.

Nel caso della prova del ferro infuocato, l’accusato, dopo un lungo digiuno accompagnato da preghiere e da esercizi spirituali, doveva prendere in mano il ferro arroventato, compiere nove passi, quindi deporto. La mano veniva bendata e sigillata, per essere ispezionata dopo tre giorni. Se risultava priva di piaghe, l’uomo era giudicato innocente; in caso contrario, colpevole. Il responso altro non era che un miracolo attraverso il quale la divinità comunicava agli uomini chi fosse il colpevole e chi l’innocente, chi avesse ragione e chi torto. Ed era un verdetto indiscutibile perché, come si ripeteva, «Dio è sempre dalla parte del giusto». Le persone più deboli, e in particolare le donne, erano autorizzate a farsi sostituire da un campione, che sosteneva la prova al loro posto, ed esistevano dei veri e propri professionisti che fornivano le loro prestazioni dietro lauto compenso. (In ogni caso, dobbiamo tener presente che in generale all’epoca la resistenza degli uomini al dolore era maggiore della nostra).

La prova del fuoco

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Un tipo particolare di ordalia era il duello giudiziario: chi moriva o cadeva ferito aveva torto, chi vinceva, ragione. Se i contendenti erano due signori, si facevano spesso sostituire dai loro guerrieri più forti.

Tuttavia, per quanto crudele, l’ordalia non era soltanto violenza allo stato puro. Per esempio, il responso divino trasmesso dall’esito di un duello giudiziario poteva servire a interrompere lunghe catene di violenze tra gruppi e famiglie. L’ordalia, inoltre, era una procedura lenta, e prima della prova finale passavano molti giorni. Questo dava spesso alle due parti la possibilità di riflettere sui vantaggi di un accordo.

L’esito, infatti, era tutt’altro che scontato. L’incertezza era determinata da vari fattori: non solo dalla diversa reazione dei singoli organismi alla prova e dall’uso dei sostituti, ma anche dal fatto che la valutazione finale dipendeva da considerazioni soggettive: una mano molto arrossata doveva considerarsi ferita o non era piuttosto guarita? Una piaga era quasi sanata o ancora aperta? Molti casi dovevano dare certamente origine a discussioni accanite, soprattutto quando erano in ballo gli interessi dei potenti.

Durante il Medioevo l’ordalia fu oggetto di critiche sporadiche, ma a decretare il suo tramonto, che si accelerò nel XIV- secolo, fu il rafforzamento del potere monarchico. Il potere centrale, che si fondava sull’autorità della legge e dei tribunali, non poteva infatti ammettere che la giustizia umana si dichiarasse impotente e affidasse la soluzione dei suoi problemi ai miracoli e ai responsi soprannaturali.

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Fonte: “STORIA DELLE RELIGIONI”  – La Biblioteca di Repubblica

Foto: Rete

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