MEDIOEVO – Voci dissidenti, voci di pace

 

Alcuni dei vescovi intorno al Mille parlano con sgomento di «uomini che si divorano come pesci nel mare» o «di lupi contro lupi». Anche se la guerra è cantata dai poeti come una gioia, un gioco violento e inebriante che colora di sangue i prati nel mese di maggio, nella realtà rimane un massacro temuto dal popolo al pari della peste che non rispetta nessun limite. Oltre agli eccidi sui campi di battaglia, ecco i villaggi incendiati, le violenze alle donne e ai bambini, le chiese profanate, i granai saccheggiati e le vigne tagliate… La carestia arriva subito dopo come la squallida sorella della guerra.

Il rozzo miles che combatteva queste continue battaglie riceveva i mezzi per procurarsi il costoso armamento e il cavallo, ricambiando la protezione del signore con la sua fìdes di vassallo. Aveva modo di dimostrarla sovente: gli scontri fra i signori gli fornivano l’habitat permanente per i massacri che paralizzavano le terre d’Europa.

Sorto intorno all’anno Mille, il movimento per la «pace di Dio» cercò di opporsi a questa guerra senza fine promossa dai signori ed esercitata da milites ancora privi di un’etica di gruppo (appunto milites e non ancora cavalieri). La «pace di Dio» predicata dai vescovi faceva appello al popolo, ai simplices, ai pauperes, agli inermes, tramite associazioni nelle quali si entrava prestando giuramento. Ma al di là delle dichiarazioni il suo movente sembra essere stato non tanto il richiamo allo spirito dell’evangelica fratellanza, bensì lo sgomento di fronte a una situazione di anarchia e di ferocia ormai insostenibili. Era la risposta a un disordine senza freni, il cui danno appariva evidentemente generale.

All’inizio il movimento è locale e nasce nella Francia sud-occidentale. Viene promosso dalle sedi episcopali, ma si salda ben presto con la grande riforma della Chiesa di Gregorio VII e con il movimento monastico che irraggia dal monastero di Cluny. Contro la violenza dei milites, alcuni vescovi si appellano al potere del re e mediante assemblee ispirate a princìpi di eguaglianza impongono un giuramento di pace e di perdono. Rodolfo il Glabro, grande testimone di quegli anni di mutamento, parla di «impegni consacrati presi nei confronti di Dio onnipotente fra i quali la promessa più importante era quella di osservare una pace inviolabile e rifiutare la vendetta».

«In forza del giuramento uomini di ogni condizione» – aggiunge Rodolfo — «qual che fosse il crimine di cui si erano macchiati potevano poter camminare senza timore e senza armi». Era un auspicio, naturalmente, ma ottenne qualche risultato. A leggere ad esempio il giuramento di re Roberto il Pio, il quadro della situazione di quei tempi appare pervaso da una inimmaginabile abitudine alla ferocia, e non solo da parte di comuni guerrieri. Persino il re di Francia prometteva di non violare chiese, di non assalire chierici e monaci, di non bruciare villaggi, di non rapinare i contadini del loro bestiame e i mercanti delle loro mercanzie e del loro denaro: evidentemente era una eventualità che ci si poteva aspettare.

Il movimento per la pace generò in molte regioni una milizia «popolare» che perseguitava i trasgressori dell’impegno preso, imponendo però l’arbitrio del vescovo promotore e talvolta un’altra violenza. Il risultato appare sconcertante ai nostri occhi ma anche a quelli di alcuni contemporanei. Il vescovo Adalberone di Laon si mostra sdegnato di fronte ai proclami di eguaglianza, «dal re al contadino», che non possono che portare a suo parere a un disordine «diabolico e eretico», che non rispetta le differenze sociali, segni tangibili dell’ordine voluto da Dio. Egli si adopera piuttosto per una «pace del re», ma questo è chiaramente un progetto prematuro, dal momento che il potere regio è ancora debole e condizionato da quello dei vassalli più importanti.

Su un fronte analogo si muovono gli abati del monastero di Cluny, i quali tentano di ingentilire — o meglio «cristianizzare» — i guerrieri (i bellatores), imponendo loro comportamenti simili a quelli degli oratores, pregare, cantare i salmi e vivere in castità. Nell’azione dei cluniacensi si possono scorgere in nuce modi che avrebbero più tardi definito la morale che trasformava i milites in cavalieri.

Odilone, abate di Cluny, promuove invece una finalità più limitata, ma più efficace: la tregua di Dio, ossia la proibizione di combattere in determinati tempi, dal mercoledì sera al lunedì mattina durante la Quaresima, l’Avvento e le vigilie delle feste religiose. Qualche decennio più tardi un monaco dell’abbazia di Fleury, scrivendo la vita di re Roberto il Pio, testimonia un’attitudine simile, rifiutandosi di raccontare le imprese militari del sovrano e affermando di aver preso questa decisione a nome dei monaci, dei chierici, delle vedove, degli orfani e di tutto il popolo di Cristo, ossia di tutti coloro che formavano le assemblee di pace.

Sono segni senz’altro autentici, ma limitati. Più che di avversione alla guerra o di amore evangelico per la pace, sono segni di consapevolezza e sgomento per lo slittamento rapido della società cristiana verso una condizione in cui la guerra diventava una normalità ormai continua e soprattutto insostenibile. I movimenti per la pace cercavano di limitarne i danni per quanto possibile, ma la presenza e l’incrocio di più poteri spesso in conflitto fra loro — i vescovi, i cavalieri, i principi e sullo sfondo il papato — rese difficile raggiungere risultati ampi e di rilievo. Lo stesso paradosso di fondo del movimento, costretto a usare gli stessi strumenti della guerra per combattere la quale era sorto, è del resto rivelatore.

Ma si deve comunque sottolineare che fu attraverso questo processo di conversio di valori che il rozzo miles si trasformò in cavaliere. Nella nuova prospettiva etica la sua aventure doveva essere messa al servizio dei poveri, delle vedove, degli orfani e della fede. È questo, probabilmente, il frutto più vistoso e importante del movimento per la pace.

 

MARIATERESA FUMAGALLI BEONIO BROCCHIERI

Da “Cristiani in armi” – Laterza

FOTO: Rete

Ti potrebbero interessare:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Close