MEDITERRANEO – Debiti dell’Europa nei confronti delle popolazioni arabe

Rappresentazione di Socrate in un manoscritto arabo illustrato del XIII secolo

Qui si vuole fare una breve disamina di quali siano i debiti dell’Europa nei confronti delle popolazioni arabe che a vario titolo con essa sono entrate in contatto, certo senza pretesa dell’esaustività, ma cercando di dare il senso non solo dell’importanza di questi lasciti, ma anche e soprattutto della varietà di canali attraverso i quali questo contatto ha avuto luogo e del grande spettro di attività umane che hanno subito una concreta influenza.

È ampiamente documentato che tra la metà dell’Vlll secolo e la fine del X, durante il periodo del Califfato Abbaside, tutti i libri del sapere greco, eccezion fatta per quelli a tema storico o letterario furono tradotti in arabo, tutti gli scritti greci che sono giunti fino a noi – alcuni dei quali sono stati completamente persi nella loro forma originale – sono passati attraverso questa certosina opera di traduzione.

Attraverso questo vero e proprio movimento di traduzione furono portati a conoscenza degli studiosi musulmani medievali opere che rappresentavano un ampio spettro delle conoscenze dell’epoca: astrologia, alchimia, scienze occulte, le discipline del quadrivio – aritmetica, geometria, astronomia e teoria musicale; tutti gli ambiti della filosofia aristotelica: fisica, metafisica, etica, botanica, zoologia e logica; scienze mediche, quali la medicina, la farmacologia e la veterinaria, più vari altri generi marginali che ebbero minore rilevanza.

Lo spirito che informò questa acquisizione di materiale avveniva è ben evidenziato da Al-Kindi, un filosofo arabo del IX secolo tra i più alti fautori di questo movimento, in una sua osservazione:

Non dobbiamo vergognarci di apprezzare la verità e di farla nostra da qualunque parte provenga, anche se viene da razze distanti e nazioni differenti da noi. Per chi cerca la verità, nulla è più importante della verità; la verità non da discredito a nessuno, chi ne parla o la comunica non ne viene deprezzato. Nessuno è diminuito [nella sua condizione] dalla verità. Piuttosto la verità nobilita tutti.

Nei secoli successivi, dalla metà dell’XI e fino al XIII secolo si assiste in Europa ad una intensificazione dei contatti tra mondo orientale e mondo cristiano che erano già iniziati in Spagna dal IX-X secolo. A Toledo re Alfonso X di Castiglia detto il Savio nel XIII secolo istituì un collegio di traduttori, dall’arabo in latino, che diffusero nelle università europee di Parigi, Oxford, Colonia e Bologna i commenti arabi ad Aristotele e Platone, nello stesso periodo un altro luogo privilegiato di incontro era la corte di Federico II a Palermo. Anche la Palestina, durante i Regni Crociati, fu un luogo in cui furono possibili intensi scambi culturali.

Nella cultura del mediterraneo si crea dunque una vera e propria koinè di pensiero, favorito dalla stessa civiltà araba che, oltre a integrare la sapienza ellenica, e mentre faceva proprie anche le conoscenze provenienti dal proprio oriente, contribuiva essa stessa a sviluppare scienze e studi.

Nel celebre saggio “II Mediterraneo” di Fernand Braudel, in questi termini si esprime Roger Arnaldez a proposito della civiltà araba:

A Baghdad, nella Casa della Saggezza, Bayt al Hikma, si concentrò l’eredità filosofica e scientifica di Alessandria. Eruditi ebrei, cristiani e musulmani si incontravano per tradurre le opere greche (…) le menti più elette della capitale del califfo discutevano, su un piano di uguaglianza, dei massimi problemi.

Come è noto il risultato più significativo dell’influsso culturale arabo è costituito dalla letteratura scientifica e filosofica. L’imponente lavoro dei traduttori accese il dibattito su nuovi problemi teologici e scientifici, ma ha anche il pregio di completare l’adattamento della filosofia antica, aristotelica soprattutto, al monoteismo, portando a compimento un processo che al Cristianesimo era riuscito solo in parte. È importante rilevare, infatti, che tutte le opere scientifiche e filosofi che furono non solo tradotte, ma anche parafrasate e spiegate. A questo proposito non si possono non citare due tra le figure che si collocano ai vertici della storia del pensiero arabo, Ibn Sina (Avicenna) e Ibn Rushd (Averroè).

Averroè, part. del Trionfo di San Tommaso di Andrea di Bonaiuto. Santa Maria Novella, Firenze

Gli effetti di questi sforzi si vedranno in Europa, prima nel 1200, con l’approdo della Logica Aristotelica, che influenzerà tra gli altri Tommaso D’Aquino e Dante Alighieri e segnerà una svolta nella trattatistica con la nascita della Storiografia e la rinascita del Diritto, successivamente saranno le Idee di Platone a dare nuovi spunti di riflessione alla Teologia, alla filosofia e alla politica.

Tra i campi del sapere una menzione particolare va fatta per l’Alchimia, l’Astrologia e la magia naturale, in generale quelle discipline che confluiscono nel calderone delle “scienze occulte”, per il ruolo che hanno nella cultura umanistica e i controversi rapporti con la scienza moderna. La ricerca alchemica occupa un ruolo notevole nella cultura europea dei secoli dal XII al XVI. L’alchimia araba, erede di quella ellenistica fiorita in Egitto nei primi secoli della nostra era produsse numerosi trattati scientifici come II Libro di re Khalid, traduzione dall’arabo effettuata nel 1144, da Roberto di Chester, le opere di Jabir, la Tavola Smeraldina, la Turba dei Filosofi, ecc.. La figura rinascimentale del mago, inoltre, risente dell’influenza araba, come mostrano la Qabbalah cristiana di Pico della Mirandola (1463-1494) e la occulta philosophia di Cornelio Agrippa (1486-1535). Muhammad ibn Zakariya al-Razl (conosciuto in Occidente come “Rhazes”) fu autore di varie opere alchemiche che furono tradotte in latino nel XII secolo.

Un altro campo della letteratura scientifica in cui il rapporto fra le due culture è più avvertibile è costituito dalla medicina. In Occidente, dopo il crollo dell’Impero Romano, la scienza medica regredì. Gli Arabi, invece, mantennero molto viva questa disciplina, raccogliendo l’eredità di greci, latini, assiri, ebrei e indiani e apportando contributi originali al progresso medico.

Grazie alla cultura arabo-islamica, l’Europa medievale potè recuperare quanto era andato perduto del patrimonio lasciato dal mondo classico, con nuove importanti scoperte. La Scuola Salernitana è la più antica e illustre istituzione medica dell’Occidente europeo, in essa confluirono le grandi correnti del pensiero medico antico e medievale. Da Salerno gli insegnamenti della Scuola si diffusero in tutta Europa, la nascita della Scuola è legata alla personalità di Costantino Africano un abitante dell‘Ifriqiyah che raggiunse la perfetta padronanza del latino e tradusse a Salerno buona parte dei testi arabi che compendiavano la scienza medica degli antichi. Egli non fu comunque l’unico traduttore di questo genere di testi, vi sono anche Gherardo da Cremona (1114-1187), Platone da Tivoli o Tiburtino (1134-1145), Pietro d’Abano (1257-1315). È il caso di ricordare, comunque, che nacque anche un patrimonio di conoscenze attribuibili agli stessi scienziati arabi: Ibn an-Nafis di Damasco (m. 1288) intuirà il processo di circolazione polmonare del sangue, altri furono i primi a fare uso dell’anestesia, utilizzando sostanze stupefacenti e tra i nomi degli scienziati che si occuparono di medicina troviamo anche il già citato Ibn Sina, che scrisse un’opera medica in versi, il Canone o Urgiuzah e II libro della guarigione, Kitab Al-Shifa ‘, una sorta di enciclopedia scientifica.

Una pagina dall’Algebra di al-Khwārizmī

Il campo del sapere in cui gli arabi apportarono le innovazioni più evidenti è tuttavia è la matematica. In particolare, l’illustre matematico al-Khwarizmi (il cui nome stesso, a causa di un banale errore di trascrizione, divenne il termine “algoritmo”) che con la sua opera al Kitab al-mukhtasar fi hisab al-jabr wa l-muqabala, segnò una autentica pietra miliare della scienza matematica: scritto verso l’825 e tradotto in latino nel XII secolo con il titolo “Algoritmi de numero Indorum”, fu la prima opera completa sul sistema di numerazione indo-arabico. Grazie a questa traduzione tale sistema di numerazione, che introduceva anche il numero zero, si diffuse nel Vicino e Medio Oriente e successivamente in Europa. Lo stesso Liber Abbati di Fibonacci subisce un forte influsso della matematica araba.

Nel campo dell ‘Ottica, Ibn al Haytham fece dei progressi attraverso il metodo scientifico, e fu padre della disciplina, che si sarebbe sviluppata successivamente. La teoria del moto venne sviluppata da Ibn Sina, ispirato dalla fisica aristotelica. Anche l’opera di Galileo Galilei sulla meccanica classica venne influenzata da precedenti fisici islamici medievali come Ibn Bajjà.

L’astronomia araba ha trovato espressione nelle opere di vari scienziati, tra cui ricorderemo Al Biruni e Ibn al-Shatìr, autore del Kitab nihayat al-su ‘al fi tashih al-usul, o L’Intellezione delle Orbite, un trattato filosofico-scientifico che sembra precedere le intuizioni di Galileo e Niccolò Copernico.

Illustrazione delle fasi lunari tratte dai lavori astronomici di Al-Biruni

Tra le innovazioni tecnologiche citeremo solo le più importanti: l’Astrolabio di Ibn az-Zarqalah, l’al-anbiq (da cui la parola alambicco), un orologio ad acqua che influenzò gli artigiani meccanici europei. Indubbiamente il portato islamico più importante, se non altro dal punto di vista tecnico, è lo sviluppo dei sistemi di irrigazione, […]. Lo stesso dicasi per ciò che riguarda l’architettura e, più in generale, l’influsso arabo sulla produzione artistica.

L’impronta della vasta cultura religiosa islamica si coglie in modo evidente nella Divina Commedia di Dante, il quale era certamente a conoscenza del Kitab al Miraj o “Libro della Scala”, un testo escatologico arabo che trattava del Miraj, ossia della ascensione del Profeta Muhammad attraverso mondi spirituali fino a raggiungere la Presenza Divina. Anche prima di Dante e dello Stilnovo, comunque, l’influsso della letteratura araba si era già manifestato nella scuola siciliana, che pur riecheggiando prevalentemente motivi dei poeti di Provenza e Germania, risentiva di innegabili influssi della mistica amorosa arabo-persiana. Il frutto di questo eccezionale incontro di culture alla corte di Federico II è ormai sufficientemente chiaro.

Per comprendere a fondo le dinamiche precipue della diffusione di questi nuovi elementi culturali, non si può certo prescindere dal fattore linguistico: l’Arabo, durante il IX-X secolo si impone come lingua franca adoperata nei porti da commercianti arabi e non, e diviene anche lo strumento principale attraverso il quale avviene quella trasmissione culturale di cui qui si tratta, una sorta di lingua internazionale. […]

Mentre nelle corti reali e imperiali della Cristianità come del Dar al Islam, l’incontro tra culture prendeva la forma dello scambio di intuizioni scientifiche, della traduzione di testi e del confronto sui massimi sistemi, in molte aree del Vecchio Continente i porti erano ampiamente frequentati da questi nuovi dominatori del mediterraneo, le loro merci esotiche si inserivano nei mercati e nelle fiere, i loro contadini, i loro costruttori e i loro tessitori si inserivano spesso con successo nei tessuti sociali europei, condizionandone terminologia, modi di dire e diffondendo un bagaglio di storie, idee e suggestioni fino ad allora sconosciute.

Lontano dai fasti delle regge, avveniva quindi uno scambio destinato a incidere profondamente non sull’alta cultura ma sulla società europea. Se di incontro tra popoli si vuoi parlare, è a questi processi che si deve fare riferimento. Processi più lenti e meno identificabili, più sfuggenti nella loro natura “domestica”, ma che caratterizzano in modo inequivocabile quel mosaico multiforme di vivacissime umanità, che fu il Mediterraneo nel Medioevo.

 

ANTONIO MAURIZIO LOIACONO

In “Storia degli Arabi in Calabria” – Città del Sole

Foto: RETE

Ti potrebbero interessare:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Close