IV elementare

V elementare 1957

Il tempo scorre senza posa. Consuma vite, cose, sentimenti.
La fotografia cerca, a fatica, di strappargli qualche attimo e di conservarlo.

E mentre il filo dell’esistenza si accorcia ed i giorni seguono ai giorni con le preoccupazioni, gli affanni, le ebbrezze e le malinconie solite, quella foto, quell’attimo, rimane lì, nel cassetto.

Poi capita il momento in cui te la ritrovi tra le mani, un po’ sbiadita, ma viva. La guardi a lungo.

Dal fondo della memoria riemergono volti, nomi, luoghi. Recuperi aneddoti, parole, gesti. Lentamente cerchi di ricomporre il “paesaggio” di quel tempo. E ripensi agli amici lontani, a quelli che hai perso per strada o che non ci sono più, alle cose che facevi.

E la scuola. La maestra nella foto si faceva aiutare da una striscia di legno per educare i pargoli. Una volta lei fece ritardo. Noi se ne approfittò per far casino.  Appena si sedette, prese la bacchetta e, col registro davanti per non dimenticare nessuno, tanti colpi a testa. E lì tutti a piangere.
Di lei il tempo ha portato via perfino il nome.

Prendi fiato, allenti i freni e ti lasci andare. Guardi quell’attimo sbiadito e gli occhi si inumidiscono.

Un po’ alla volta si affacciano alla coscienza i progetti andati in fumo, le conquiste faticose, il “pane” condiviso. Ed il viaggio, lungo ormai di anni. Quel viaggio che ti ha portato in luoghi che non avevi messo nel conto. E dentro le chiese, nella cui penombra ti sei accostato al sacro e, in compagnia di altri viandanti, hai cercato di capire dove dirigere i tuoi passi.

E poi il Nord dove ti sei sentito straniero ed hai vissuto la diversità come una maledizione, perché le tue parole avevano suoni aspri ed il ventre che ti ha partorito calpestava terre lontane. Ripensi alla malinconia, che si accompagnava alle giornate di festa, e a quei bicchieri di grappa, che cercavano di rendere dolce il sapore acre della solitudine.

E confronti il tu di oggi con il tu di ieri. E ti sorprendi di quel che è stato e non pensi più a quel che poteva essere. Ti conforta quel che hai seminato.
Ogni tanto incontri qualcuno che ha fatto con te un po’ di strada. Ti stringe la mano e ti sorride per avergli fatto da guida, per aver condiviso opinioni, conoscenze, emozioni e per avergli disvelato la bellezza come risorsa.

E ripeti con il poeta: “Confesso che ho vissuto”.

Sul limitare della vecchiaia lo sguardo non si spinge lontano. Cerchi di riempire le giornate di senso, non di solitudine. La compagnia è numerosa e varia.

Il Dio di Abramo non ti consola più. Guardi ancora il Cielo e credi che sia abitato, ma non ti interessa più conoscere nome, cognome ed indirizzo del probabile Inquilino. Confidi in quel che fai ed in quel che hai fatto. Nel conto metti anche gli errori, le manchevolezze ed i torti, ma sai che il reato di falso in bilancio è stato abolito solo per le attività commerciali.

La poesia, compagna dolcissima anche nelle notti d’inverno, sa trovare le parole per raccontare il tuo animo.

Questa di Ezra Pound, presa dai “Canti pisani”, si presta ad essere la sintesi di un’ esistenza.

Quello che veramente ami rimane,
il resto è scorie.
Quello che veramente ami
non ti sarà strappato.
Quello che veramente ami
è la tua vera eredità.

Foto: Amedeo Campagna

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3 Replies to “IV elementare”

  1. Ada Maria Moderiano ha detto:

    BRAVO!!!!!!!!!!!

  2. Domenico Forestieri ha detto:

    Caro, stimato, bravissimo professore, perfettamente vero che nessuno può fermare il tempo. Le nostre vite ed i nostri sentimenti sono consumati. Il riferimento è tra il momento dello scatto fotografico ed il momento in cui scrivo queste poche parole: uno spazio di vita tanto lungo. Ci rivediamo da bambini fotografati con la maestra. Nella foto sfiori il mio gomito destro. Professore, a quella nostra maestra non le ho mai voluto bene. Le sue punizioni per la troppa vivacità
    degli adolescenti scolari erano torture. Il tempo del grande rigore ed il tempo in cui si accoltellano le professoresse. Grazie sempre con tanti saluti a tutti.

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