IL PROFUMO DEL CEDRO di Felice Cesarino –

La copertina del libro

A mo’ d’introduzione

 Nei secoli X e XI, la più fulgida espressione del monachesimo nell’Italia del Sud (è stato ipotizzato che, nella sola Calabria, esistessero alcune centinaia di monasteri greci) fu la regione ascetica del Mercurion, un’eparchia densa di eremitaggi, chiese, monasteri, una ‘novella Tebaide’. I primi monaci che si stabilirono nella regione erano melkiti di provenienza siriaca; quegli stessi, probabilmente, che nel VI secolo avevano prodotto il Codice Purpureo di Rossano.

Cartina del Mercurion

Il Mercurion fu un riconosciuto centro di produzione libraria, con biblioteche e scriptoria. Sulla diffusione del libro nel milieu monastico italo-greco hanno fatto luce gli studi di Guglielmo Cavallo. Il problema dell’ubicazione dell’eparchia è tuttora molto dibattuto: lo hanno affrontato, con esiti contrastanti, i numerosi saggi sulla dominazione bizantina nell’Italia meridionale.

La testimonianza più importante sull’argomento è fornita da Biagio Cappelli ne “II monachesimo basiliano ai confini calabro-lucani”. La sua meticolosa ricostruzione topografica localizza il Mercurion in un punto preciso della bassa valle del Lao, dove la natura e la toponomastica fanno confluire troppi elementi perché possa trattarsi solo di un caso.

Ad accendere la nostra fantasia, alcuni preziosi manoscritti conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, che attestano l’esistenza nella turma del Mercurion, tra il 1031 e il 1061, di un monastero di S. Nicola di Donnoso, retto dall’abate Clemente Muletzi. Documenti che offrono un raro spaccato del mondo religioso e civile nella Calabria e nella Lucania d’età bizantina. In essi viene menzionato anche un alto funzionario imperiale, Orso Marso, il cui nome viene ancor oggi ricordato dall’omonimo paese, sito a pochi km. dall’area del castrum Mercurii.

È qui che abbiamo voluto calare il nostro racconto, in un momento storico preciso. Un momento tra i più intensi e tormentati del nuovo millennio, che vede il Mercurion ancora vitale, l’impero bizantino in agonia, gli Arabi asserragliati in Sicilia, i Normanni alle porte: l’Oriente si ritrae sotto i colpi di maglio dell’Occidente, ma il Medioevo continua.

Trascorso senza rischi il fatidico Anno Mille, i timori millenaristici non si sono comunque placati. E colui che, a giusto titolo, viene considerato il migliore cronista dei suoi tempi, il monaco Rodolfo il Glabro, descrive con precisione i numerosi segni e prodigi che si verificarono durante l’anno 1033, ‘il millenario della Passione’.

L’assonanza decisamente palese rende quasi superfluo evidenziare che il nome del Codex Viridis Cassanensis, le cui vicende vengono narrate in questo scritto, è stato mutuato da quello del famoso Codex Purpureus Rossanensis. Libri di altri tempi ed altri colori. Ormai obsoleti. Come gli occhi rossi del protagonista della nostra storia.

Ma esistevano davvero uomini dagli occhi rossi? Per sincerarcene, abbiamo provato ad evocare i sentimenti più diffusi all’epoca in cui si svolgevano i fatti: meraviglia e turbamento. Ma ci siamo accorti che stupefazione, suggestione, senso del divino sono poteri scomparsi e forse irrecuperabili

Felice Cesarino

L’autore

Edizione Guida

Prezzo: 11 euro

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