“… libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”

Desiderio di libertà

Le parole sono quelle che Virgilio, parlando di Dante, indirizza a Catone.

M. Porcio Catone (95-46 a.C.), detto il Giovane o l’Uticense per distinguerlo dall’avo Catone il Censore, fu avversario di Cesare nella guerra civile e morì suicida a Utica dopo la sconfitta nella battaglia di Tapso (46 a.C.). Il personaggio era interpretato nel Medioevo cristiano come supremo esempio di difensore delle libertà politiche e repubblicane, al punto di sacrificare la propria vita per esse; era riconosciuto anche come modello di vita austera e dignitosa.
È probabilmente questo il motivo per cui Dante fa di lui il custode del Purgatorio, nonostante il fatto che fosse pagano, nemico di Cesare e suicida (il suo è anche un esempio clamoroso di salvezza, quindi dell’imperscrutabilità della giustizia divina). Il personaggio appare nel Canto I del Purgatorio, subito dopo che Dante e Virgilio sono usciti dalla «natural burella» sulla spiaggia del secondo regno: è descritto come un vecchio che ispira autorevolezza e severità, dalla lunga barba e dai lunghi capelli brizzolati di cui scendono due trecce sul petto (ritratto simile a un patriarca biblico, che Dante ricavava sicuramente da Lucano).
Catone rimprovera aspramente i due poeti, credendoli due dannati fuggiti dall’Inferno, ma Virgilio gli spiega che Dante è vivo e che lui risiede nel Limbo, dove lo stesso Catone è rimasto fino a quando Cristo trionfante non lo ha tratto fuori insieme ai patriarchi biblici. Virgilio ricorda il suo suicidio a Utica, come una captatio benevolentiae, e accenna al fatto che Catone il giorno del Giudizio sarà ammesso in Paradiso. Fa riferimento anche alla moglie di Catone, Marzia, rimasta nel Limbo e alla quale il poeta latino parlerà bene del marito se lui li ammetterà in Purgatorio. Catone risponde che Marzia ormai risiede al di là dell’Acheronte e che non può più commuoverlo per una legge stabilita al momento della sua uscita dal I Cerchio infernale. Invita quindi Virgilio a lavare il viso di Dante prima di incontrare l’angelo che presiede la porta del Purgatorio, nonché a cingergli i fianchi con un un giunco liscio, simbolo di umiltà.
Catone riappare alla fine del Canto II, quando Dante, Virgilio e un gruppo di penitenti appena sbarcati sulla spiaggia sono intenti ad ascoltare il canto di Casella: il vecchio li rimprovera aspramente, in quanto stanno perdendo tempo invece di correre al monte per lavarsi l’anima dei propri peccati. Dopo queste parole, Dante e tutti gli altri fuggono disordinatamente verso la montagna.

Da http://divinacommedia.weebly.com/catone.html

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