
Michelina, Maria, Vincenzo e…
La fisarmonica di Vincenzo e la chitarra di Arnaldo hanno regalato momenti di tenerezza a molte persone.
In alcune giornate di festa (non necessariamente raccomandate) bastava poco per accostarsi all’ebbrezza e lasciarsi andare: bastavano del vino e qualcosa da mettere sotto i denti. Bastava la compagnia giusta.
La fisarmonica, con il concorso dei bicchieri che andavano giù senza parsimonia, sapeva creare l’atmosfera appropriata. Le melodie semplici, con qualche nota sforzata e a ritmi altalenanti, spingevano a balli di tipo tribale, improvvisati secondo l’estro del momento. Erano tempi di generosità. Erano gli anni acerbi, quando si vogliono varcare i limiti e si ha bisogno di scandagliare le emozioni, a costo di rimanerne stordito.
Poteva capitare per strada o a casa di qualcuno. Soprattutto nel periodo di Natale e Capodanno. Non c’erano regole. Ognuno dava e prendeva quel che sapeva dare e prendere. Quando c’erano le ragazze l’elettricità aumentava. Ma aumentava anche la poesia. “Gigliola!!!”
Si andava avanti fino a tardi, fino a quando il vino rendeva i movimenti incerti ed il mondo cominciava a perdere equilibrio.
L’acqua dell’abbeveratoio dava un po’ di sollievo. Ma a volte c’era bisogno degli occhi e le gambe di un amico per rintracciare il numero di casa. Io devo molto a Peppe, a Sergio e a Bicinzo.
Quando ci si incontrava con Vincenzo il saluto era quello classico: “Posteggia!”
Ora che non ci sono più e la chitarra e la fisarmonica hanno smesso di suonare è un piacere recuperarli alla memoria ed agli affetti.
Foto: Vincenzino Bloise