IL MONACHESIMO IN LUCANIA

San Macario

I SANTI CRISTOFARO, CON LA MOGLIE CALI E I FIGLI SABA E MACARIO  PROVENIENTI DA COLLESANO (PA)

Constatiamo che la luminosa civilizzazione bizantina raggiunge l’apice in Italia Meridionale nel sec. X, cioè proprio in quel secolo che, per l’Italia Centro-settentrionale, segna la così detta Età del Ferro, vale a dire l’epoca della massima prostrazione politico-culturale della nostra storia.

L’avvento dei Normanni nel sec. XI, seguito da quello degli Svevi nel sec. XIII, ha portato l’Italia Meridionale all’apogeo della sua affermazione in Europa in tutti i campi, politico, sociale, economico e culturale, che avrebbe avuto uno sviluppo ancor maggiore nel futuro, se fattori esterni non fossero intervenuti a stroncarla bruscamente nel 1266.
A questo processo evolutivo hanno contribuito diversi fattori tra i più eterogenei; ma non v’è dubbio che un contributo determinante è dovuto alla penetrazione della cultura bizantina, di cui i monaci greci — impropriamente detti Basiliani — sono stati gli assertori più convinti ed i propagandisti più attivi.

CARBONE Pz - Chiesa

CARBONE Pz – Chiesa

Il monachismo italo-greco è andato soggetto alle diverse fasi, per le quali è passato nell’Oriente, che è la sua terra d’origine: dall’eremo alla laura, dalla laura al cenobio. Quando raggiunse l’ultimo stadio — cioè il cenobitismo — tutta l’Italia Meridionale fu costellata di monasteri bizantini (circa 400 nella sola Calabria), che presero notevole importanza economica e culturale, sì da rivaleggiare con le grandi abbazie benedettine, di cui i Normanni arricchirono i loro domini italiani. Tra le grandi abbazie bizantine, che si affermano nell’arco di tempo che — grosso modo — va dalla metà del sec. X alla metà del sec. XIII, occupano un posto di preminenza nelle rispettive regioni: S. Nicola di Casole nella penisola salantina, S. Maria Odigitria o Patirion di Rossano per la Calabria, S. Salvatore di Messina per la Sicilia, SS. Elia e Anastasio al Carbone per la Lucania… (tutti e quattro questi monasteri erano dotati di un patrimonio archivistico e bibliografico della massima importanza…).

carbone

… Veniamo a parlare particolarmente del monastero dei SS. Elia ed Anastasio al Carbone, che — senza dubbio — è il più importante della Lucania e può stare, a pari merito, accanto agli altri tre monasteri, ora ricordati.
Le origini del monastero carbonense, in diocesi di Anglona, sono strettamente legate al movimento ascetico italo-greco, che raggiunse l’apice della fioritura ai confini nord-occidentali della Calabria con la Lucania, nel sec. X. In questa regione o “eparchia monastica”, come fu chiamata, nello spazio di meno di un secolo, la vita monastica bizantina si organizzò in tutte le fasi del suo sviluppo e vide convergervi i nomi più noti dell’agiografia italo-greca: vi convennero dalla Sicilia i Santi Cristofaro, con la moglie Cali e i figli Saba e Macario e Caterina, provenienti da Collesano; S. Vitale di Castronovo; S. Leoluca di Corleone; S. Luca di Demenna ecc., ai quali si aggiunsero i grandi asceti locali: S. Zaccaria il Grande, S. Fantino col fratello Luca e i discepoli Niceforo e Vitale, S. Giovanni l’Angelico, S. Nicodemo di Mammola o di Cirò, S. Luca di Armento e altri, sui quali tutti spicca la gigantesca personalità di S. Nilo di Rossano, considerato come la figura più rappresentativa del monachismo italo-greco, cui fanno corona i numerosi discepoli, tra i quali si ricordano, in modo particolare, S. Bartolomeo, i BB. Giorgio e Stefano di Rossano e Proclo di Bisignano.

Carbone

Confinante con la regione mercuriense era l’“eparchia monastica del Latinianon”, tutta in Lucania, che fu percorsa e riorganizzata dagli asceti siculo-greci, sopra ricordati, segnatamente dai Santi Saba e Macario di Collesano.
Sulle due « eparchie» ebbe il posto di preminenza il monastero dei SS. Elia e Anastasio al Carbone, che — col passar degli anni — riuscì ad estendere la sua influenza, mediante la concessione di beni immobili, di monasteri, grancie e chiese, che figurano, quasi in un uguale numero, nelle due eparchie e nelle zone limitrofe sia della Lucania sia della Calabria.
Si è ritenuto finora che fondatore del monastero carbonense sia stato S. Luca di Demenna, siciliano, discepolo di S. Elia Spelota di Reggio; ma oggi, con maggiore aderenza storica, si è portati a darne il merito a S. Luca d’Armento, il quale aveva ricevuto l’abito monastico dalle mani di S. Saba di Collesano. Egli ne gettò le fondamenta verso il 971, vi morì il 5 febbraio del 995, assistito dallo stesso S. Saba, e fu sepolto nella chiesa abbaziale, in cui ha avuto culto pubblico.
Le origini furono piuttosto modeste; ma nel secolo seguente, mediante le numerose elargizioni dei Signori normanni, il monastero s’ingrandì sensibilmente e la sua potenza economica si accrebbe in tale misura, da fargli assumere una incontrastata preminenza in tutta la Lucania e in buona parte della Calabria settentrionale. Si ricorda, a tal proposito, che esso possedeva perfino una chiatta (barcone) sul fiume Sinni, allora navigabile, per l’esercizio dei suoi traffici sul mare Ionio…

RUSSO FRANCESCO – Estratto: Atti III Congresso Nazionale di studi Danteschi. – Melfi 27 settembre – 2 ottobre 1970 – Trascritto da Mario Chiorazzo “IL MONASTERO DEI SS. ELlA E ANASTASIO CENTRO CULTURALE DELLA LUCANIA”

N.B.: Monastero dei SS. Elia ed Anastasio al Carbone del IX secolo. Distrutto da un incendio nel 1432, fu raso al suolo dalle truppe napoleoniche, per rappresaglia contro gli attacchi delle bande dei briganti guidate da Domenico Rizzo, detto Taccone.
Fu danneggiato irreparabilmente da un terremoto nel 1857. Si possono ammirare i ruderi all’ingresso del paese.

Fonte http://www.collesanocorreinrete.it/curiosita/personaggi/208-il-monachesimo-in-lucania.html

Foto web

Ti potrebbero interessare:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Close