CERCHIARA, SANTA MARIA DELL’ARMI, IL PENSIERO MERIDIANO, LE MILLE PATRIE.

 

Da leggere e rileggere, con calma. 

Le parole di F. Bevilacqua dicono molto. Possono aiutarci a ritrovare un’identità perduta. Possono aiutarci a costruire un futuro che sia germinazione di quella identità, e ridia ai nostri luoghi, alle nostre vite senso e valore.

C’è un Sud che vegeta in stato comatoso ed un Sud che si risveglia all’improvviso. C’è un Sud punto dalla zanzara anofele dell’ignavia, dell’indolenza, dell’ignoranza ed un Sud pizzicato da una vespa, che si ri-scopre, si ri-genera, si ri-conosce. C’è un Sud che capitola all’idiozia della politica e sventola bandiera bianca e un Sud che pensa alle utopie locali e conta solo sull’impegno di ciascuno. E’ questo secondo Sud che, ieri, i 72 di Cerchiara (ma anche di altrove) hanno rappresentato. Uomini, donne, ragazzi, con nello zaino una briciola di speranza e nelle gambe un’energia prorompente, contagiosa. Acqua Rossa, Monte Sellaro, Panno Bianco, Santa Maria dell’Armi. Boschi di querce e pini, pietraie, visioni d’incanto, rupi, muri antichi. Tre ore di fatica, allegria, condivisione, sorrisi, affetto. Tre ore per riportare alla luce fantasmi celati nella memoria ancestrale, storie sepolte nell’inconscio collettivo. Tre ore per giungere ad un luogo vero e nello stesso simbolico. E poi tanto altro tempo trascorso insieme nel miglior stile della convivialità del pensiero meridiano. Al santuario che racchiude l’effige sacra della Madonna. Un luogo dove si viene a pregare. Ma che anche ci prega: di tornare padroni di noi stessi, dei nostri pensieri, dei nostri ricordi, delle nostre narrazioni, delle nostre emozioni, delle nostre vite. Che ci prega di restare. Ma anche di trovare una ragione per restare. Ma anche di capire perché Cerchiara – o Civita o San Lorenzo Bellizzi o qualunque altro luogo apparentemente dimenticato e lontano del mondo che conta – è il nostro cuore del Mondo, il nostro paese, la nostra patria, nel senso in cui intendevano queste parole Ernesto De Martino o Carlo Levi. Santa Maria dell’Armi è il simbolo della rinascita di un Mondo che sembrava perduto. Per questo ci attrae come una calamita. Per questo, come schegge di metallo impazzite, i pellegrini fluiscono da ogni dove verso quella scura lastra di pietra. E’ un cammino verso un luogo che portiamo sempre nel più profondo di noi stessi. E che sempre ci mostra la via. La Madonna è un coagulo miracoloso di fede e di identità. Perché di fede e di identità abbiamo bisogno per non morire, insieme alle nostre mille patrie.
Nelle foto: momenti della splendida escursione del CAI Sezione di Castrovillari, Sotto Sezione di Cerchiara di Calabria, di ieri, domenica 1° marzo sul Monte Sellaro ed al Santuario di Santa Maria delle Armi.

Foto e testo di  F. Bevilacqua.

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