L’emigrante è albero sradicato, costretto a dare frutti in campi sconosciuti.
La terra madre s’attacca alle radici.
Ma è lontano che bisogna andare, per guadagnarsi la vita palmo a palmo.
Pochi fagotti nascondono sofferenza.
Lavoro, solitudine, rinunce. E quel parlare oscuro che costringe al silenzio.
Il pensiero non si acquieta: come staranno a casa?
A sera c’è da spadellare, lavare, rassettare, fino a che il corpo regge.
Poi una branda accoglie la stanchezza.
Il pensiero non si acquieta: come staranno a casa?
A sera c’è da spadellare, lavare, rassettare, fino a che il corpo regge.
Poi una branda accoglie la stanchezza.
Ma non il cuore.
Quello va lontano. E non c’è letto che gli dia ristoro.
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Salvatore Bottone ed Emo Farace in Germania