La sentenza di assoluzione per i responsabili e vertici Marlane non ha segnato la fine di una lunga e dolorosa vicenda costata la vita a 108 dipendenti della stessa azienda ma solo un nuovo inizio.

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 Fin da subito comitati e cittadini, lo stesso pm della Procura di Paola Bruno Giordano, si erano mostrati determinati ad andare avanti nel processo per sapere cosa fosse realmente accaduto all’interno dell’azienda tessile praiese. E così è stato. Pubblicate le motivazioni sul proscioglimento degli imputati, parti civili e procura di Paola hanno presentato il ricorso in secondo grado di appello.
Tutti concordi a non fermarsi per onorare la memoria e rendere giustizia agli operai e alle operaie uccisi dai tumori per aver lavorato senza che fossero rispettate le norme di sicurezza; filando su un telaio in amianto o immergendo le braccia nude nelle tinture per le stoffe. Anche il Comune di Praia a Mare, parte civile dal 2011 ma realmente attivo nel processo dal 2013, aveva deciso di restare dalla parte dei cittadini rimasti senza lavoro e preoccupati dall’aumento dei tumori degli ultimi anni.
Per un attimo forse, qualcuno, tutti noi, avevamo creduto quanto l’ente comunale volesse andare fino in fondo. Che per una volta almeno, mosso da sentimenti di pietà e di responsabilità verso i troppi ammalati di cancro della nostra cittadina avrebbe, una volta, e dico una volta, agito nell’interesse della popolazione. Così non è stato e in un comunicato stampa, solo qualche giorno fa, l’ente comunicava alla cittadinanza di aver portato avanti una trattativa con la Marzotto S.p.A., raggiungendo un accordo. Il Comune ha ottenuto 40 mila metri quadrati del terreno ex- Marlane: un capannone tra la via nazionale e la ferrovia, parte del depuratore, un terreno gravato da servitù (passaggio) e vincolo di destinazione, manufatti inutilizzabili. Beni in cattivo stato e oggetto di spese da parte della pubblica amministrazione.

L’assemblea pubblica, convocata giovedì 24 settembre presso la sala consiliare di Praia a Mare, è stata una montatura: come si possono mai coinvolgere gli abitanti quando si esplicita il veto al diritto di replica? Esprimere la propria opinione, porre qualche domanda (ovviamente lasciata cadere nel vuoto) è stato possibile solo ad Angelo Sposato, sindacalista CGIL (perchè parte civile al processo e richiedente di maggiori disposizioni; dunque, dell’incontro), al Comitato per le bonifiche e ad un altro residente praiese. Per il resto, tutti e tutte seduti in silenzio: chi fiata è richiamato dai vigili urbani presenti in aula per “mantenere” l’ordine. Viva la democrazia, insomma.
Gli interventi di coloro che hanno potuto proferire parola trasbordavano amarezza e perplessità. La Cgil ha più volte ribadito quanto sia forse stata una scelta poco saggia uscire dal processo, poichè sarebbe stato molto più semplice accendere i riflettori su una questione giudiziaria in cui la verità resta probabilmente più scritta fra le righe che sulle pagine di fascicoli e verbali. Una lotta che non andava abbandonata nè a  livello giuridico, nè sociale perchè su quelle 108 morti bianche non è ancora stata fatta chiarezza. Una battaglia da proseguire per dare una nuova idea di sviluppo e di lavoro, pensando ai tanti ex dipendenti Marlane che a breve vedranno scadere la mobilità. Soprattutto, per bonificare quei terreni inquinati sebbene su di essi gli enti locali preposti ai controlli abbiano preferito stendere il velo dell’omertà. Giovanni Moccia, presidente del Comitato per le Bonifiche, ha sottolineato la mancanza di parola concessa ai presenti ed ha ricordato al sindaco, che oggi insieme alla sua giunta ha deciso di accettare la proposta di Marzotto, come fino a qualche tempo fa, durante un conferenza stampa dell’onorevole Guccione, avesse definito Praia peggio della terra dei fuochi. Eppure mai sono state seguite le indicazioni di De Palma, ex operaio addetto all’interramento dei fusti “E l’amianto volato fra i reparti dello stabilimento, dov’è finito?”- ricorda Moccia. Ma a questo quesito il sindaco ha semplicemente detto che non esiste più ed è sparito per via delle piogge. Un altro residente di Praia, invece, ha suggerito al sindaco di condire le sue scelte con un po’ di “tenerezza”.
Ad ogni osservazione il sindaco non ha voluto evidentemente rispondere, mentre l’incontro si è rivelato essere una “lectio (poco) magistralis” sull’istruzione del processo Marlane; sottolineando l’indifferenza di Regione, Provincia e Arpacal (l’agenzia ambientale, rispetto alle altre perizie di parte, non rileva anomalie sull’area Marlane). Non avevamo alcun bisogno delle spiegazioni sui verbali delle Conferenze dei Servizi e delle udienze di cui è possibile consultare gli atti e da lì, nonostante ci sia una sentenza, trarre le proprie conclusioni e decidere se stare dalla parte dei più deboli o da quella dei più forti. Eppure fu lo stesso Praticò, membro di opposizione durante la precedente giunta Lo Monaco, a bocciare il piano di caratterizzazione del 2007 approvato in pieno commissariamento per emergenza rifiuti da un commissario a dir poco negligente. Se prima si rifiutava la costruzione di un porto sulle macerie dello stabilimento, oggi si viene a conoscenza che il vincolo di destinazione d’uso è cambiato: misto, industriale- residenziale.

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“Abbiamo fatto gli interessi economici, ma i problemi resteranno.” “La bonifica sarebbe costata troppo. Il Tar avrebbe sentenziato a favore del gruppo tessile: e allora perchè andare avanti con il rischio di non raccattare nulla”(concetto ridotto in breve), ha sentenziato il primo cittadino.
Assecondando la proposta della multinazionale e ritirandosi come parte civile, Praia a Mare ha depositato le armi e ha implicitamente accettato la verità della prima sentenza di assoluzione; condannando le generazioni di oggi, ma soprattutto quelle future, ad un territorio inquinato e su cui nessuno, grazie anche alle complicazioni sorte con il decreto Sblocca Italia che permette ai privati di effettuare da sè i prelievi sulle aree ritenute potenzialmente inquinanti, potrà mai scovare la verità.
Non è stata resa giustizia ai caduti sul lavoro la cui vita è stata consumata dalle polveri e dagli acidi, mentre sognavano i figli dottori e una pensione. Non si è avuto il minimo rispetto per chi è deceduto a causa del cancro andando via in un mese, due, tre, davanti ai propri cari impotenti davanti ad un corpo in lento spegnimento. Per chi è malato.
Perchè ogni tanto, quando si compiono determinate scelte dove in ballo c’è la vita di migliaia di persone, bisogna accendere un po’ il cuore. Occorre ragionare con un tatto, delicatezza e umanità che spesso sono offuscate. E’ vero, le emozioni esulano dalla politica ma la stessa è fatta da uomini e donne ma in situazioni drammatiche, c’è bisogno anche di un po’ di cuore oltre alle strategie politiche ed economiche.
Il caso Marlane doveva fare breccia al Governo centrale, alla nuova giunta regionale per l’istituzione di un registro tumori. Avrebbe potuto chiedere l’avvio di un’indagine epidemiologica e l’installazione di ambulatori per effettuare screening oncologici gratuiti: non abbiamo un’assistenza sanitaria e non possiamo essere costretti a recarci perennemente fuori regione o in un’altra provincia, aggiungendo lo stress alle grosse difficoltà emotive ed economiche vissute da chi ha un malato di cancro in famiglia.
L’appoggio delle istituzioni, come si poteva prevedere, non c’è stato. Non si deve cadere nello sconforto ma cacciare le unghie e mostrare quanto si possa andare avanti anche senza chi sta beatamente seduto sulla propria poltrona, chiuso in un palazzo e lontano dalle necessità di ascoltare chi forse ritiene essere i suoi “sudditi”. Vogliamo che tutte le responsabilità siano accertate: tra responsabili, capi reparto e sindacati deve cadere questo muro di frasi dette e non dette, di silenzi assordanti.
Il tempo di restare succubi e passivi, silenti e impauriti, è finito. Si andrà avanti per altre strade. Salveremo le sorti dei nostri borghi, lasciati abbandonati ad un destino doloroso che saremo in grado di trasformare e rendere più sereno. Il percorso sarà lungo, tortuoso ma è una promessa da pronunciare in ricordo di chi abbiamo visto andare via per il maledetto cancro, senza forse nemmeno comprendere appieno cosa stesse succedendo. “Come mai, perchè sta accadendo”. E’ una promessa per noi stessi e per i figli di questa terra che verranno. Perchè nessuno soffra più e viva sulla propria pelle il dolore di una perdita avvenuta nel pieno della vita per causa di chi ha preferito guadagnare fior di quattrini sulla nostra pelle.
Otterremo la verità e niente sarà in grado di fermarci. La lotta non è finita.

Di Alessia Manzi

Fonte: http://tirrenoeveleno.altervista.org/terreni-marlane-al-comune-di-praia-a-mare-e-il-bene-collettivo-che-fine-fa/

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