Se il 9% vi sembra poco per il partito antiliberista

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A quanto pare chi vuol fare un partito per vincere, e soprattutto per vincere nei sondaggi dei giornali liberisti, deve fare un partito liberista. Ossia un partito finto, virtuale, mediatico. In Italia la sinistra non cerca il suo elettorato e così scordiamoci un Bernie Sanders

 

La nascita di una sinistra radicale fa paura al neocapitalismo, che ormai si è abituato a giocare sul sicuro, all’americana, alternando un partito iperliberista che fa finta di essere di sinistra e un partito iperliberista che fa finta di essere di destra. Con i giornali che inventano falsi problemi per far credere che ci siano differenze e che si scatenano contro chiunque provi a proporre alternative (vedi Bernie Sanders e Donald Trump negli Stati Uniti). Ecco infatti che contro la semplice ipotesi di una nuova sinistra sono stati liberati i nuovi intellettuali di punta del regime, i sondaggisti; i quali ci spiegano sul Corriere della Sera che un movimento nato da una scissione del PD e che si ponesse alla sua sinistra otterrebbe il 9% dei voti.

Come lo sanno? Facendo domande a un campione di italiani: ovviamente senza poter spiegare quali sarebbero il programma, la retorica e le mosse politiche di questa nuova formazione; perché non c’è. Provate a chiedere quanti comprerebbero uno smartphone che venisse prodotto da un gruppo che si staccasse dalla Apple. Insomma, solo propaganda di bassa qualità. Invece le anime morte della sinistra, che non desiderano altro che venire dissuase dal provare a fare qualcosa, si sono spaventate.

Che palle. Chi vuole fare un partito per vincere, e soprattutto per vincere nei sondaggi dei giornali liberisti, deve fare un partito liberista. Ossia un partito finto, virtuale, mediatico. Che non provi a cambiare niente ma si limiti a reagire alle richieste del mercato della politica. Qui si tratta invece di formare un partito che si conquisti e crei il suo elettorato. Se Sanders si fosse fidato dei sondaggisti che lo davano anche lui sotto il 9%, non sarebbe mai entrato nel gioco delle primarie. Mentre che adesso vinca o che perda non importa: ha già trasformato la politica americana.

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E poi com’è che il 9% non sarebbe sufficiente? Se la destra sociale o la Lega prende intorno al 9% è una minaccia storica e una sinistra sociale invece è un fallimento? Mi pare che questa sinistra radicale sia troppo simile al PD renziano, ossia che punti solo alle poltrone e al successo immediato: e allora che stia nel PD. Nelle elezioni politiche del 1921 il PCI, appena fondato, prese meno del 5%. Mica si arrese, e non si arrese neppure quando tre anni dopo i voti calarono o quando venne messo fuori legge (oggi si limiterebbero a escluderlo dai talk show).

Qui si tratta di lottare; il che significa credere nell’importanza della lotta ma anche divertirsi a farla, altrimenti alla prima difficoltà o sconfitta si molla. Si tratta di mettere insieme un partito che sulla base di alcuni principi forti, a cominciare dall’eguaglianza economica e dall’antiliberismo, lavori sul territorio e attraverso i social per costruire non solo consenso ma anche una propria ideologia. Puntando a ottenere risultati politici nelle piazze ancor prima che nelle urne ma soprattutto preparandosi ad approfittare, politicamente ed elettoralmente, degli errori che gli altri partiti faranno e delle catastrofi che il neocapitalismo provocherà. Proprio quello che ha fatto con abilità politica ma anche con rigore ideologico la destra sociale.

Il gioco è duro e per giocare non servono dei vincenti ma delle persone dure. Dei militanti, capaci di organizzarsi, di sognare, di aspettare. Chi ha invece bisogno di continue conferme, dell’assenso dei media, dell’incoraggiamento dei sondaggi, non è fatto per un partito veramente di sinistra. Restasse renziano, bersaniano, vendoliano.

Di Francesco Erspamer

Fonte: http://www.lavocedinewyork.com/news/politica/2016/03/21/se-il-9-vi-sembra-poco-per-un-partito-antiliberista/

Foto RETE

 

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