L’individuo in società: ogni regola limita la mia libertà, ma l’ assenza di regole l’annulla.

 

 

Abbiamo appena evocato l’idea che l’essere umano è un essere sociale, la cui esistenza individuale è concepibile solo in un insieme collettivo organizzato. Di fatto, oggi sappiamo che la nostra specie, che è il frutto di una lunga evoluzione biologica, deve le sue straordinarie particolarità (il pensiero, il linguaggio) a una storia fatta di divisione dei compiti e di scambi, senza i quali  le tecniche elementari di caccia, raccolta, fabbricazione di utensili non sarebbero state possibili. Di rimando, il nostro stesso organismo porta il segno di queste innovazioni (la posizione eretta, le mani, la forma delle mascelle e del cranio e così via). L’uomo attuale, dunque, non è mai vissuto isolato; i nostri antenati più lontani vivevano già in gruppi strutturati, e ogni individuo può formare le proprie capacità intellettuali e affettive solo all’interno di simili gruppi.

Oggi sappiamo anche, grazie. a tutte le branche della psicologia e della psicoanalisi, che ogni essere accede al pensiero, al linguaggio, alla coscienza, solo per mezzo di un’interazione fin dalla più tenera età con altri esseri umani. Dunque siamo davvero per essenza degli esseri sociali, poiché senza relazioni sociali non solo non potremmo sopravvivere né rispettare un minimo di regole comuni, ma non diventeremmo mai umani e non oltrepasseremmo le più semplici capacità animali.

Tuttavia, nonostante queste cose, è in qualità di individui che percepiamo tutto quello che ci accade. Dopo qualche anno di vita, ognuno prende coscienza di sé, dei propri desideri, timori, piaceri e dispiaceri, cosicché le regole sociali vengono il più delle volte avvertite come costrizioni. Così, l’individuo può ammettere che la società sia necessaria, e tuttavia avvertirla come  un ostacolo alla sua libertà. Ma poiché senza una società l’individuo non potrebbe sopravvivere, la sola vera questione che gli si pone è sapere quale tipo di società gli converrebbe di più.

A questa domanda ciascuno può essere tentato di rispondere che la società migliore sarebbe quella che non oppone alcun divieto ai propri desideri. Tuttavia il problema non è così semplice, perché nella maggior parte dei casi ho bisogno di divieti per soddisfare i miei desideri. Questo potrebbe sembrare contraddittorio, ed è effettivamente contraddittorio, perché è la realtà stessa che implica delle contraddizioni. Facciamo qualche esempio.

Cerco di parcheggiare la mia macchina e ho molta fretta; trovo un posto, davanti all’entrata di un ospedale, ma la sosta è vietata. Il mio desiderio si scontra con un divieto: dato che non sono malato né ferito, per quanto mi riguarda non ho alcun bisogno che un’ambulanza possa entrare o uscire. La mia libertà di individuo è limitata da una costrizione da cui non traggo alcun vantaggio. Ma, allo stesso tempo, una persona che amo (o addirittura io stesso) potrebbe morire all’istante se tutti avessimo il diritto di sostare in quel punto; in effetti ho bisogno di’ quel divieto, anche se lo subisco; dunque, obbedendo a quella regola collettiva, non faccio altro che obbedire a me stesso.

Accade la stessa cosa in un’infinità di casi: per mezzo delle tasse, pago per gli handicappati, i malati, le persone anziane, gli asili nido, i trasporti pubblici, le poste, le scuole e così via, anche se in quel momento non ne ricavo alcun vantaggio personale; tuttavia, non solo non potrei sopravvivere senza una società che si preoccupi di quei bisogni collettivi, ma i miei stessi interessi più egoistici esigono che tutto ciò esista, perché posso trovarmi in qualsiasi momento nella circostanza di averne individualmente bisogno.

In modo molto generale, la vera questione che si pone all’individuo non è sapere come abolire tutte le regole che gli vengono imposte, ma definire quali sarebbero le regole sociali più giuste perché tutti gli individui possano vivere il meglio possibile insieme. L’assenza di regole finirebbe col condurre alla dittatura dei più potenti sugli altri. Bell’esempio di contraddizione: ogni regola limita la mia libertà, ma l’ assenza di regole l’annulla.

 

 

Da “A che cosa serve la filosofia?”  di J.P. Jouary, Salani

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