TESTAMENTO BIOLOGICO : le obiezioni infondate dei medici cattolici

 

Due fra i più autorevoli medici del “Gemelli”, Roberto Bernabei e Paolo M. Rossini, hanno pubblicato su “Avvenire” un ampio intervento sul tema del testamento biologico.
Il prof. Bernabei è stato fra i relatori in due dei convegni sui temi della sanità e delle scelte di fine vita che organizzo per l’Associazione Luca Coscioni, di cui sono un dirigente.

In tutte e due le occasioni ho apprezzato vivamente le argomentazioni con cui Bernabei – pur su posizioni diverse dalla mia perché contrarie alla legalizzazione dell’eutanasia – sottolinea sempre l’esigenza di curare “davvero” i malati di Alzheimer, che spesso sono invece abbandonati a se stessi ed in un certo senso vittime di una “eutanasia” non richiesta.

Anche l’intervento sulle DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento  n.d.r. o Testamento Biologico) di Bernabei e del suo collega Rossini sembra caratterizzato dalla volontà di dialogare, seppure polemicamente, con i promotori del “testamento biologico”. Ma in molti passaggi sembra invece voler quasi demonizzare la pur cauta legge che faticosamente sta compiendo il suo iter in Parlamento.


Poiché i temi trattati sono molti e complessi, proverò a rispondere per punti e sinteticamente.

– Il fatto che i temi trattati nella legge sulle DAT “non compaiano fra le priorità” dei milioni di malati e delle loro famiglie non toglie che essi siano invece LA PRIORITÀ per coloro che hanno il solo desiderio di porre fine alle proprie sofferenze ed alla propria stessa vita. Lo dimostrano da un lato le recenti vicende degli italiani accompagnati in Svizzera per ottenere una “buona morte” da Marco Cappato e Mina Welby (chi se la sente di qualificarli come “generali che non combattono al fronte” ?); dall’altro gli 840 malati (dato Istat) che ogni anno, per porre fine a sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili, scelgono “l’uscita di sicurezza” del suicidio (e altrettanti sono i malati che tentano il suicidio ma non riescono nel loro intento per l’estrema mancanza di forze e di lucidità). Due suicidi al giorno, uno ogni 12 ore: lo stesso numero delle “morti bianche” che si verificano nelle fabbriche e nei cantieri edili.

– Non capisco come due medici così autorevoli ed esperti possano continuare a mettere in dubbio il fatto che l’alimentazione e l’idratazione artificiale (che essi comparano al nutrire e idratare “con cucchiaio e bicchiere”) siano “atti medici”, in quanto tali rifiutabili in forza dell’articolo 32 della nostra Costituzione. Eppure è noto anche ai non addetti ai lavori che gli “atti medici” non solo sono necessari per attuare l’alimentazione o l’idratazione artificiali ma sono invasivi e definibili (almeno per i non addetti ai lavori) come veri interventi chirurgici.

– Se ci si basasse – come fanno gli autori dell’articolo – sulle “continue e inaspettate conquiste della scienza”, è chiaro che mai sarebbe possibile formulare delle DAT, che devono essere redatte con tutte le debite formalità (e magari – questo sì – periodicamente confermate o aggiornate) anche per evitare quelle “diatribe” fra i familiari del malato circa la sua reale volontà che gli autori paventano.

– Gli autori, a proposito dei recenti casi di suicidio assistito, parlano di “strumentalizzazione e disinformazione”. Si è trattato invece di una autentica ondata di umana pietà che ha travolto l’opinione pubblica dinanzi alla disperazione di Fabiano e di Davide (per me – ha detto Davide – l’eutanasia è “una liberazione”). Ed invece, sia pure nell’intento di evitare “chine scivolose”, Bernabei e Rossini si spingono a dire che le DAT potrebbero applicarsi “non solo alle non poche centinaia di pazienti affetti da gravissime cerebro lesioni” ma ad un ambito più vasto “che include centinaia di migliaia di malati”. Riaffiora così la minaccia di una “strage degli innocenti” che come noto non si è verificata in nessuno dei 13 paesi europei (inutile dirlo, i più evoluti) in cui da anni le DAT sono regolamentate per legge

– Infine – riprendendo uno slogan di Papa Bergoglio – gli autori giungono ad evocare una “cultura dello scarto” che non è certo alla base della legge sulle DAT ma che invece esiste nella società italiana, indifferente e passiva dinanzi ai drammi di milioni di poveri, di disabili gravissimi, di malati di Alzheimer, di immigrati clandestini: un popolo di “invisibili” per i quali si battono in prima fila alcune organizzazioni cattoliche.

– È su questo terreno – quello dei “diseredati” – che credenti e non credenti dovrebbero lavorare insieme, invece di combattersi su leggi che intendono portare l’Italia al livello medio dei paesi europei.

PS. Ieri si sono verificati due fatti inquietanti. Il primo è il passaggio, nel dibattito alla Camera sulla legge relativa al testamento biologico, di un emendamento che introduce, sua pure evitando la formula della “obiezione di coscienza”, la possibilità per i medici di non dar corso alla richiesta dei malati di sospendere alimentazione e idratazione artificiali, benché la legge li abbia finalmente definiti come “terapie”, come tali rifiutabili in forza dell’articolo 32 della Costituzione. Un pasticcio che darà vita a contenziosi di ogni genere.

Il secondo “evento” (lo definisco così per la sua gravità) è l’intervista del direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, al “Corriere della Sera”. Prendendo spunto dalla dichiarazione di Luig di Maio contro l’apertura domenicale dei negozi (una vecchia battaglia delle gerarchie ecclesiastiche, preoccupate dalle chiese semivuote anche nei festivi), Tarquinio afferma che la Chiesa e il M5S sono “vicini su tre quarti dei grandi temi”, a partire dalla lotta alla povertà. Dopo questa “benedizione” – che potrebbe portare ai 5 Stelle molti voti cattolici – Tarquinio presenta il conto da pagare: rinuncia alla legge sul testamento biologico; applicazione, per quanto riguarda l’IMU degli istituti cattolici, delle leggi esistenti, che invece andrebbero cambiate perché proprio la loro ambiguità permette alla Chiesa di non “dare a Cesare quel che è di Cesare”, risparmiando alcuni miliardi di euro.

Niente di nuovo sotto il sole. La Chiesa si è sempre appoggiata a chi poteva difendere i suoi privilegi: al fascismo quando la DC non esisteva ancora (premio: il Concordato); al PCI dopo le elezioni del 1946, in cui la DC arrivò seconda dopo un Partito Socialista molto laico (premio di Togliatti: il Concordato in Costituzione); alla DC dopo il trionfo del 18 aprile 48 e per molti decenni. Ora è il turno dei 5 Stelle. Che vergogna!

 

Fonte: http://temi.repubblica.it/micromega-online/biotestamento-le-obiezioni-infondate-dei-medici-cattolici/

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