Seppellite il mio cuore a Wounded Knee

 

Wounded Knee, l’ultima grande strage dei nativi del Nord America.
«Non si rimedia a certi errori. Non si riporta indietro la storia. Una cosa possiamo fare: aprire gli occhi e dare a chi per primo è nato qui, la riconoscenza e il rispetto di cui è degno, di dar loro il posto giusto nella storia – Kevin Costner»  
Spostiamo noi stessi nelle grandi pianure dove, alla fine dell’Ottocento, si consumò l’orribile strage di Wounded Knee.
12 dicembre 1890, quarantatré poliziotti nativi americani si misero in cammino per raggiungere la casa di Toro Seduto. Vi era un ordine perentorio d’arresto. La voce corse veloce, come il lampo che dal cielo colpisce la terra. Molte persone si radunarono intorno alla casa dell’amato capo per impedire l’esecuzione dell’ordine militare. Purtroppo ritardarono solo le operazioni. Il 15 dicembre i poliziotti riuscirono, strisciando, ad arrestare Toro Seduto. Il Grande Uomo cercò di liberarsi ma fu colpito alla schiena, per essere finito quando giaceva a terra coperto dal proprio sangue. Il figlio, diciassettenne, implorò d’essere risparmiato. I militari spararono e lo uccisero a sangue freddo. L’arresto, concluso con la morte di Toro Seduto, lasciò sul terreno 8 nativi americani e 6 poliziotti. Gli Hunkpapa, tribù nativa americana facente parte del ceppo linguistico dei Lakota Sioux, fuggirono per paura di una rappresaglia. Decisero di unirsi alla tribù dei Miniconjou, anch’essi appartenenti ai Lakota Sioux, guidata da Piede Grosso, Big Foot, all’interno della riserva indiana sul fiume Cheyenne.
Il 23 dicembre, la tribù dei Miniconjou e una parte degli Hunkpapa lasciò la riserva per dirigersi a Pine Ridge, luogo dove avrebbero ricevuto l’aiuto di Nuvola Rossa, importante personaggio che dedicò la propria vita alla difesa dei territori dei nativi.
Big Foot viaggiava con 106 uomini e 250 tra donne e bambini.
Durante il tragitto Big Foot s’ammalò di polmonite. Dovette compiere il resto del viaggio disteso sopra un carro a causa delle emorragie di sangue.
Il 28 dicembre, nei pressi del torrente Porcupine, il gruppo dei Miniconjou avvistò alcuni reparti del settimo cavalleggeri. Big Foot ordinò che venisse issata la bandiera bianca nei pressi del proprio carro. Intorno alle due del pomeriggio, l’ufficiale in comando dei reparti del settimo cavalleggeri, Samuel Whiteside, incontrò il capo dei nativi. Le coperte che avvolgevano il corpo di Big Foot erano intrise del sangue fuoriuscito dai polmoni. Gli ordinarono d’accamparsi nei pressi di Wounded Knee Creek. Whiteside fece avanzare il carro-ambulanza per facilitare il trasporto di Big Foot. Dopo che l’uomo fu caricato sul carro si formò una mesta processione nella neve delle praterie. Al comando due reparti della cavalleria, dietro il carro-ambulanza seguito dai carri e dal gruppo compatto di nativi. Chiudevano due reparti dotati di due cannoni. Giunti a destinazione, già nel buio della sera, i nativi s’accamparono controllati a vista dagli uomini di Whiteside. Lo stesso maggiore fece posizionare i due cannoni, tipologia Hotchkiss, in cima ad un’altura che dominava l’accampamento.
Il 29 dicembre, i reparti della cavalleria scortarono i nativi a Pine Ridge. Big Foot tranquillizzò Whiteside sulle intenzioni della propria tribù. Il maggiore ordinò che venisse installata una stufa nella tenda del capo dei nativi e che il chirurgo lo raggiungesse per accertarsi delle condizioni fisiche.
«Big Foot era un uomo pacifico. Diceva sempre che si deve pensare a cose tipo la vecchiaia, alle mamme e ai bambini. E che non si devono cercare guai. – Donna della tribù dei Miniconjou» 
Il sole sorse dopo una notte insonne, circondati dai soldati. Con il favore dell’oscurità il resto del 7° Cavalleggeri raggiunse l’accampamento. Il colonnello James Forsyth assunse il comando delle operazioni. Spiegò a Whiteside che aveva l’ordine di caricare tutti i nativi su un treno con destinazione la prigione di Omaha.
Dopo la distribuzione della colazione, Forsyth spiegò ai nativi che doveva disarmarli.
Appena videro i fucili del settimo cavalleggeri puntati verso di loro, Big Foot ed i suoi uomini deposero gli archi, le frecce e pugnali. Tutte le armi furono deposte nei pressi della bandiera bianca, piantata dal loro capo nella notte.
I soldati perquisirono l’accampamento e trovarono armi nelle tende e nei carri. Confiscarono tutto il cibo e gli utensili di cui disponevano i nativi.
Gli si radunarono tutti intorno alla tenda di Big Foot. I soldati piazzarono i cannoni, nel frattempo divenuti quattro con l’aggiunta di quelli dei reparti del colonnello Forsyth, intorno all’accampamento.
Un giornalista, bianco, che aveva seguito le truppe a Wounded Knee scrisse che «all’improvviso sentii uno sparo che proveniva dalle truppe. Poi tre o quattro. E subito dopo una scarica. Poi ancora una lunga scarica. Infine i cannoni Hotchkiss – Thomas Tibbles, Giornalista». Una testimonianza diretta racconta che «si sentii un rumore terribile. Io rimasi come paralizzata per non so quanto tempo. Poi, appena la mente mi si schiarì, vidi tutte quelle persone a terra coperte di sangue. Mio padre, mia madre, mia nonna, mio fratello maggiore e il mio fratellino erano stati tutti uccisi- Donna della tribù dei Miniconjou» 
Le donne furono uccise mentre cercavano di scappare con i loro bimbi in braccio.
I più piccoli uscirono dai loro nascondigli, ma appena furono bene in vista i soldati li circondarono e li massacrarono tutti.
Bambini inermi.
Tutti uccisi.
Piccoli che a fatica camminavano nella neve, usati come bersagli del tiro a segno.
Freddati dall’infame conquistatore.
La sparatoria continuò sino a quando i soldati videro segni di vita.
Al calar del sole il Settimo Cavalleggeri ammassò i superstiti su dei carri.
I feriti, donne e bambini, erano 49.
Furono portati in una chiesa all’interno della riserva.
Li giacquero in silenzio ammassati sul pavimento.
«Niente di quello che ho visto nella mia vita mi ha mai più sconvolto e perseguitato, come quello che vidi quella notte in quella chiesa. Una donna anziana, illesa, teneva sulle ginocchia un bambino. Le diedi un bicchiere d’acqua e le dissi di darlo al bambino, ma lo bevve lei come se stesse andando a fuoco. Mentre inghiottiva in fretta vidi un fiotto di sangue che cominciò a zampillare da un buco che aveva sul collo. Allora corsi a chiamare un dottore. Lui arrivò, si fermò un istante sulla porta a guardare quella massa agonizzante di di donne e bambini. Poi con mia sorpresa vidi il dottore impallidire. Sapevo che durante la Guerra Civile aveva curato i feriti nelle diverse battaglie. “Questa è la prima volta che vedo donne e bambini fatti a pezzi” disse “e proprio non lo sopporto” – Thomas Tibbles, Giornalista» 
Per tre giorni i corpi congelati dei morti riposarono a Wounded Knee.
Tra essi anche Big Foot, nell’innaturale posa della morte.
Ai soldati fu ordinato di scavare una fossa sul luogo del massacro.
Raccogliendo i corpi videro una coperta muoversi.
Sotto il corpo della madre morta, rannicchiata nel silenzio dell’oblio, trovarono una bimba.
«La bambina, rimasta tre giorni al freddo e al gelo, divenne il simbolo della tenace lotta di sopravvivenza dei nativi e ancora oggi continua ad esserlo – Kevin Costner» 
La canzone è dedicata al massacro di Wounded Knee.
Perché è importante ricordare questi fatti?
Per non dimenticare mai.
Per non lasciare indietro nessuno.
Per assegnare sempre il giusto posto nella storia a tutti.

Fabio Casalini

Fonte:https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/2017/03/si-sono-presi-il-nostro-cuore-quel.html

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Bibliografia
Dee Brown, Seppellite il mio cuore a Wounded Knee, Mondadori Editore, 1981

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