C’era una volta…

 

La letteratura è un potente strumento di gioia, e soprattutto è un prezioso strumento didattico per educare i piccoli al rispetto reciproco. Tuttavia l’educazione ha bisogno di lentezza, cura, attenzione. Specialmente l’educazione emotivo-relazionale, la più urgente eppure la più trascurata. Se abbiamo sempre meno tempo da dedicare ai nostri ragazzi, difficilmente possiamo sperare in grandi cambiamenti. L’educazione non è più nelle mani della famiglia e della scuola, ma sta diventando quasi esclusivo appannaggio dei media. Con la conseguenza che bambini e ragazzi conoscono molto presto il concetto di violenza, l’aggressività in questo modo appartiene al loro quotidiano.

Nel rapporto uomo-donna, in special modo, la prevaricazione prende il posto dell’amore, come fosse normale basare le relazioni sul dominio fisico o psicologico. Ancora oggi si confonde l’amore con il potere.

Per queste ragioni non possiamo più rimandare, dobbiamo dedicare alla didattica emozionale lo stesso livello di attenzione che dedichiamo all’insegnamento dell’alfabeto, delle funzioni algebriche o alla geografia. Occorre modificare radicalmente l’approccio educativo nei confronti dei ragazzi, iniziare ad affrontare insieme a loro il tema della violenza, soprattutto della violenza di genere. È indispensabile formarli ad un comportamento riflessivo, insegnare il rispetto dell’altro, soprattutto il senso della dignità. Parliamo con loro d’amore, confrontiamoci sui sentimenti. Sì, perché per spiegare la violenza ai ragazzi, dobbiamo innanzitutto riuscire a distingue l’amore dal non-amore.

Con il giusto dialogo educativo possiamo aiutare i piccoli a prendere consapevolezza delle proprie emozioni, affinché le vivano in armonia con gli altri. La scuola è chiamata in prima linea ad intervenire per trasmettere il concetto di “dignità umana”. Ed ecco che ritorna utile il ricorso alla letteratura fiabesca. Il passaggio dall’infelicità della violenza alla gioia della realizzazione di sé stessi è illustrato molto bene nelle fiabe. La fiaba è come un sentiero attraverso il quale il bambino può accedere alla propria personalità. Il procedere della narrazione, infatti, è orientato in modo da creare interazione tra chi scrive/racconta e chi ascolta.

Il bambino s’identifica con un personaggio nutrendosi delle sue qualità. Sceglie tra male e bene, e sceglie chi vuole essere. L’insegnante, attraverso la narrazione, lo aiuta a pensare, a sviluppare le proprie risorse interiori e la propria dignità.


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