“Lanificio di Maratea spa”: Rivetti, Lanerossi, Marzotto … e poi la fine.

Correva l’anno 1957 quando il conte Stefano Rivetti, già proprietario dello stabilimento Rivetti 1 (R1) di Maratea, decise di varcare il confine della Basilicata e realizzare a Praia Mare il suo secondo sito industriale. A quel tempo questa azienda divenuta poi, per alcuni, “la fabbrica della morte” portava ancora il nome dell’industriale venuto da Biella: Rivetti 2 (R2). Per costruire entrambe le strutture che costituivano il polo industriale della “Lanificio di Maratea spa” e che occupavano circa 500 dipendenti, il conte ottenne un finanziamento cospicuo da parte della Cassa per il Mezzogiorno: oltre sei miliardi di lire.

Per oltre dieci anni nei due stabilimenti verranno prodotti filati pregiati destinati a raggiungere varie parti d’Italia. D’altronde il conte in questo sito industriale aveva trasferito tutte le attività tessili che prima erano patrimonio del padre Oreste, titolare della blasonata “Lanificio Rivetti spa”, tra le aziende leader in Italia del settore negli anni 50. Poi inizia il tramonto della gestione Rivetti.

Nel 1969 lo stabilimento di Praia a Mare passa di mano. Prima assorbito dall’Istituto mobiliare italiano (Imi) che li cede all’Eni che, nel frattempo, aveva rilevato la Lanerossi già proprietaria delle strutture. Ed è in questo periodo che l’azienda prende il nome di “Marlane spa”. Con l’avvio della privatizzazione di alcuni rami produttivi dell’Eni, tra cui, appunto, la Lanerossi, nel 1984 arriva la prima vera ristrutturazione dell’azienda tessile. In quel periodo vengono collocati in cassintegrazione o inviati al prepensionamento circa 200 dipendenti. Una ristrutturazione capillare che precede il passaggio di consegna dell’azienda alla “Marzotto spa”. La società di Valdagno sborsa 173 miliardi di lire nel 1987 per comprare la “Lanerossi” e con essa, appunto, la “Marlane”.

Tra il 1994 e il 1996 arriva l’altra ristrutturazione dell’azienda e con essa il taglio di altri 100 operai circa. Nello stesso tempo a Praia a Mare si sperimenta, grazie a un’iniziativa  finanziata dalla 488, un nuovo progetto: cessa di esistere la divisione filatura pettinata e inizia la filatura acrilica per maglieria. Un ulteriore finanziamento arriva poi nel 2000 che permette alla “Marlane” di effettuare nuove assunzioni. Ma è l’inizio della fine. Nei primi anni 2000 l’azienda mette in cassa integrazione a rotazione i suoi dipendenti fino a quando nel 2004 la Marlane chiude i battenti: l’attività viene delocalizzata nella Repubblica Ceca e i suoi ultimi 191 dipendenti tornano a casa.

Fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/cronaca/item/53-64_quando_il_tessile_era_di_casa_a_praia_a_mare/

YouTube player

Foto RETE

Ti potrebbero interessare:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Close