C’era una volta il cantoniere

Il progresso nelle Nazioni più avanzate è andato di pari passo con le comunicazioni, anzi l’uno non può esistere senza l’altro. Immaginiamoci cosa sarebbe oggi l’Italia o l’Europa senza strade, senza ferrovie o senza aeroporti! Si ripiomberebbe nel più profondo Medioevo, quando esistevano solo mulattiere.

Nel corso del XVI secolo, ci furono le prime disposizioni governative (almeno nel Ducato di Urbino) atte a preservare e a riparare le principali strade di collegamento fra le città dello Stato. Ma le disposizioni farraginose e disorganiche creavano più confusione che manutenzione. Infatti a sistemare e rendere viabili le strade, erano chiamate le varie comunità in cui queste si snodavano e, nel caso delle vie di principale comunicazione, non erano addetti alla riparazione i soli comuni attraversati, ma anche gli altri limitrofi. Di fatto le strade erano sempre disastrate e nei mesi invernali spesso impercorribili. Comunque, con il tempo, si assegnò il lavoro di manutenzione stradale a persone assunte esclusivamente per tale scopo, che, di volta in volta, venivano affiancate dai contadini delle colonie vicine alla strada da riparare, obbligati per legge, a fornire un determinato numero di giornate di manovalanza gratuita, nel corso dell’anno solare.

Gli addetti alla sistemazione delle strade vennero chiamati stradini e successivamente cantonieri.

Questo mestiere esiste tuttora, ma nel corso degli anni è mutato nella sostanza. Una volta le strade erano quasi tutte a sterro e richiedevano molta manodopera, mentre oggi sono quasi tutte asfaltate e per tenerle a posto è determinante l’impiego di macchine che facilitano e velocizzano notevolmente il lavoro.

A questo punto si rende necessaria una spiegazione sui due vocaboli utilizzati: il termine stradino venne usato a partire dal XVI secolo. Deriva da strada e indica un operaio addetto alla manutenzione stradale, mentre l’espressione cantoniere deriva dal francese canton, che significa cantone ed è più moderna. Inoltre, la tradizione popolare identifica lo stradino in colui che si occupa della manutenzione delle strade secondarie (comunali), mentre il cantoniere è quello che sistema le strade provinciali o statali, cioè le vie di comunicazioni più importanti.

Lo stradino di una volta, svolgeva il suo lavoro del tutto manualmente, aiutato solo da pochi strumenti rudimentali: una pala, un martello, una zappa, una falce, una carriola. Ogni stradino aveva la manutenzione di cinque o sei chilometri di strada comunale non asfaltata, oltre alle strade di campagna (vicinali), aiutato, in quest’ultimo caso, sempre dai contadini. Le strade vicinali, quasi tutte sterrate o malamente imbrecciate, erano transitate solo con carri trainati da animali, biciclette e da bestie da soma, ma essendo spesso delle scorciatoie erano comunque frequentate da un buon numero di viaggiatori locali.

Ogni comune aveva alle proprie dipendenze diversi cantonieri e più il territorio era vasto più stradini necessitavano. Ognuno di loro aveva assegnato un tratto di strada del quale era responsabile. Il lavoro era gravoso: spargere la ghiaia, pulire i fossi, creare le cunette, tagliare l’erbacce, non era tutto, perché dovevano preparare anche la materia prima. Infatti allo stradino veniva lasciata una grossa quantità di pietre (spesso anche i contadini fornivano al cantoniere i sassi che levavano dai campi), che lui doveva sbriciolare con il solo aiuto di un martello. Perciò era costretto, per ore e ore, a battere energicamente le pietre, per ottenere i sassi e sassolini della giusta dimensione (questi venivano misurati con cerchietti calibrati, dentro ai quali dovevano passare). Questo controllo veniva fatto generalmente da un capo cantoniere che soprassedeva ai lavori e che, quando era necessario, non risparmiava rimproveri ai sottoposti.

La spanditura della ghiaia avveniva preferibilmente all’inizio dell’inverno, perché grazie all’umidità del terreno i sassi penetravano meglio nel fondo stradale e non schizzavano via al passaggio dei mezzi. Se il lavoro veniva fatto bene, la strada si manteneva tutto l’anno, anche se le piogge costituivano sempre un problema.

Un tempo, era opinione diffusa che quello dello stradino fosse un “bel mestiere”: prima di tutto perché lo stipendio, essendo alle dipendenze di un ente pubblico, era garantito e più alto rispetto alla media di altri lavoratori, secondariamente perché questi poteva meglio gestirsi, non essendo continuamente controllato da un sorvegliante. Inoltre, il cantoniere, godeva di benefici come le ferie e il riposo per malattia retribuito, sconosciuti ad altre categorie di lavoratori. In particolare, erano i contadini ad invidiarlo di più, perché il loro lavoro, al contrario, non aveva orario e il guadagno, soprattutto per il mezzadro, non compensava le fatiche e i sacrifici quotidiani di tutta la famiglia.

Oggi, essendo cambiate tante cose, anche la figura dello stradino o cantoniere, come dir si voglia, è profondamente mutata: non si trova più l’operaio che lungo la strada, tra la chiusura di una buca e l’altra, chiacchiera con il passante di turno, ma si vedono solo “équipe” di lavoro che con l’aiuto dei mezzi meccanici, velocemente riparano, sistemano, puliscono, per rendere rapidamente libero da intralci il via vai dei mezzi sulla strada.

Fonte: http://www.mestieriartigiani.com/antichi-mestieri-17050/dalla-s-alla-v/lo-stradino-o-cantoniere

FOTO: Rete

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