LA RIVOLUZIONE DELLA VOCE

Cosa fai quando non sei d’accordo con qualcuno? Lo dici usando la voce, giusto? Esprimendo il tuo punto di vista. Ma ciò che la tua voce comunica prima di tutto è: “lo ci sono”.

Al mondo però c’è qualcuno che, pur avendo la voce, non può parlare. Spivak li chiama “subalterni”. I subalterni sono gli ultimi. Sono i poveri, gli immigrati, gli emarginati, ma a volte anche le donne. Sono quelli che al mondo non contano.

Dall’altra parte stanno i potenti. A te sembra giusta tanta disparità tra ricchi e poveri, dominatori e dominati, Nord e Sud, uomini e donne? Probabilmente no, e se vuoi difendere i più deboli puoi usare la tua voce. Ma, dice Spivak, saresti come un ventriloquo, che finge di far parlare il pupazzo che ha in mano, mentre in realtà l’unica voce che si sente è la sua.

Ad esempio, se parli tu al posto della tua nuova compagna di classe straniera, perché vuoi difenderla dalle prese in giro dei bulli, copri la sua voce con la tua:

volendola salvare, la fai restare una persona bisognosa di aiuto, così tu rimani quello forte e lei quella debole, tu il potente e lei la subalterna.

Dovrebbe essere lei a parlare, ma per essere ascoltata sarebbe costretta a usare la tua lingua. Facendolo, però, sarebbe come ammettere: “Vedete come siete potenti? Mi tocca sforzarmi a usare le vostre parole, perché le mie non contano niente”. La sua voce allora non potrà mai dire “lo ci sono” allo stesso modo in cui lo fai tu. Per Spivak la soluzione a questo problema è una rivoluzione che lei definisce “ancora senza modello”, perché è una di quelle che ancora non esistono: tu riesci a immaginartela?

Gayatri Spivak (1942) è una filosofa molto critica nei confronti della cultura occidentale dominante che ha diviso il mondo in due. Si interessa dei subalterni, degli esclusi e di tutti quelli che non hanno diritto di parola.

FONTE: 100 STORIE DI FILOSOFI PER RAGAZZI CURIOSI, di I. Merlini e M.L. Petrucelli – Feltrinelli

FOTO: Rete

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