
Nel corso di un suo viaggio verso il reame di C’iù, Chuang-tzu vide, ai bordi della strada, giacere un cranio [umano], scarnificato, ma intatto. Accarezzandolo con un’estremità della sua canna, gli chiese:
«Sei morto ucciso dai briganti, o hai sacrificato la vita al tuo paese? Sei morto per qualche tuo crimine, o di miseria? O sei finito per morte naturale, quand’era giunta la tua ora?»
Raccolse quindi il cranio, e se lo mise sotto il capo la notte seguente, usandolo come reggitesta [per dormire]. A mezzanotte, il cranio gli apparve in sogno, e gli disse:
«Mi avete parlato, nello stile dei sofisti e dei rètori, da uomo che prende per vere le cose umane. Ora, dopo la morte, di queste cose non se ne parla più; vi interessa, se vi dò qualche informazione sull’altro mondo?»
«Certo» rispose Chuang-tzu.
Il cranio [dunque] parlò:
«Dopo la morte, più niente superiori e inferiori, più niente stagioni, più niente lavori. Solo riposo, e il tempo costante del cielo e della terra. È una pace che sopravanza la felicità dei re».
«Bah» rispose Chuang-tzu, «se dal reggitore dei destini (il Principio), riuscissi ad ottenere che ti fosse reso il corpo, in ossa, carne e pelle, e che ti fossero ritornati padre, madre, moglie, bambini, il tuo paese natale e i tuoi amici, credo proprio che la cosa non ti darebbe fastidio…»
Il cranio lo guardò fissamente con le sue orbite cave, fece una smorfia di disprezzo, e disse:
«No! Non rinuncerei mai alla mia [attuale] pace regale per ritornare alle miserie umane».
Chuang-tzu
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