LO SFRUTTAMENTO DEI BOSCHI TRA LA MULA E IL POLLINO

Operaio dell’Argentino con i figli sui Monti dell’Orsomarso

[…] Nel 1910 il Comune di Saracena stipulò un contratto con la ditta tedesca Huslsberg di Charlottenburg che costituì a Napoli la Rueping per il taglio di 93.500 faggi dei boschi del circondario che iniziò nel 1911 e durò un ventennio (1933). Dapprima il taglio era stato limitato ai monti di Saracena ma successivamente comprese quelli di Acquaformosa, Firmo, Lungro, Morano, S. Donato di Ninea, S. Sosti e Verbicaro sistemando i propri impianti a Valle Scura, alle falde del Cozzo del Pellegrino, al Perticoso. Da questi luoghi il legname veniva confluito allo scalo verroviaro di Verbicaro. Venne costruita una ferrovia a scartamento ridotto che dai Piani di Novacco giungeva al Piano di Campolungo e da qui una teleferica trasportava i tronchi attraverso Vallecupa e Cernestà sino ai Piani di Zoccalia dove erano ubicate le segherie. Vennero quindi ceduate, a taglio raso, vaste aree e solo nei siti inaccessibili rimasero maestosi alberi a testimonianza della selva che ricopriva quelle zone .
 Il Signor Casella ci ha informato che da notizie raccolte dall’associazione Skidros risulta che la stessa ditta Rueping ha svolto la propria attività di taglio dei boschi anche nel comune di Buonvicino. Una teleferica che partiva da Passo della Melara nei pressi della Montea, trasportava i tronchi tagliati al villagio di Serrapodolo dove il legname veniva parzialmente lavorato. Il migliore veniva trasportato a fondovalle inizialmente con animali da tiro e poi con grossi camion. Quello meno pregiato veniva utilizzato per alimentare le “carcare” ovvero le fornaci che producevano la calce. Nel secondo dopoguerra alla Rueping subentrò la ditta Palombaro da cui prende il nome il noto passo detto appunto “Varco del Palombaro” che costituiva la via d’accesso per le valli del Crati e di Sibari da dove veniva approvvigionato il salgemma per le popolazioni rivierasche. Il taglio venne abbandonato quando non più remunerativo.  Nel 1911, Angelo Manzocchi, proveniente da Morbegno (Valtellina, Sondrio), avviò a Francavilla Marittima un’imponente attività di sfruttamento del legname facendo costruire una teleferica di 23 chilometri portando con sé trecento operai valtellinesi (molti dalla Val Tartano), tutti esperti segatori e di montaggio di impalcature per teleferiche .
Un altro duro colpo fu sferrato ai boschi dell’Orsomarso dalla Società Argentino-Rafosa. Per un paio di decenni fino alla metà degli anni cinquanta la scure non risparmiò nulla. Giunsero ad Orsomarso esperti boscaioli dal Veneto, dalla Toscana e da altre regioni. Venne costruita una ferrovia a scartamento ridotto lungo il corso del Fiume Argentino per circa 10 km su cui viaggiava la ferrettina carica di tronchi che una teleferica, i cui resti sono ancora ben visibili a Mare Piccolo, trasportava a valle. Il legname confluiva alla Segheria nei pressi di Orsomarso. Anche qui i resti superstiti, forse le matricine, oggi svettano imponenti nella valle. Un’altra ancora, trasportava il legname prelevato nella Fagosa e dalle sorgenti del Vascello attraversava la Manfriana e giungeva nella stazione di arrivo di Frascineto. [..]

Di Domenico Puntillo

FONTE: https://www.famedisud.it/storia-del-bosco-e-dei-suoi-prodotti-in-calabria-la-sila-antica-regina-delle-selve/

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