L’OMAGGIO DEI FIORI NEL RITO FUNERARIO ROMANO

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Durante la festività dei Lemuria. nei giorni 9, 11 e 13 di maggio, i templi rimanevano chiusi e non venivano celebrati matrimoni. In occasione dei Rosalia, invece, festività legata alla fioritura delle rose e non legata esclusivamente all’ambito funerario, vi era l’abitudine di cospargere di fiori i sepolcri.

Nel rito funerario l’omaggio dei fiori è molto importante perché vuole associare al defunto il concetto di rinascita della natura e dell’eterna primavera che attende l’anima nella vita ultraterrena; a questa simbologia, infatti, sembrano alludere gli encarpi che adornano così frequentemente le tombe e i loro arredi. Come anticipazione terrena dei Campi Elisi devono essere interpretati i giardini che, talvolta, circondavano il sepolcro (cepotaphia), horti lussureggianti con fiori e frutteti (pomaria), così come descritto anche da Trimalcione in un celebre passo del Satyricon di Petronio.

Parliamo anche di spazi funebri, in fondo anche il luogo che avrebbe ospitato per l’eternità il corpo mortale prevedeva una certa cura.

Alcuni edifici sepolcrali erano dotati di spazi dedicati all’espletamento del rituale del #banchetto funebre: forni e pozzi, infatti, erano costruiti presso le tombe e, durante il convivio, ai defunti era riservata una parte del cibo e delle bevande che venivano introdotti in fori praticati nella sepoltura, così da raggiungere le ossa o le ceneri; questo rituale, descritto anche da Virgilio, era molto diffuso e trova numerose attestazioni in tutto il mondo romano. La centralità del banchetto nel rituale funerario è confermata anche da un’ampia documentazione iconografica fornita da pitture e rilievi che descrivono scene conviviali.

Il banchetto, svolto all’aperto con i convitati disposti intorno ad una mensa a forma di sigma (lo stibadium), torna frequentemente a decorare i coperchi dei sarcofagi, in particolare a cavallo tra il III e il IV secolo d. C., e lo stesso schema compositivo verrà adottato successivamente e fatto proprio anche dall’iconografia cristiana.

FONTE: Museo e Parco archeologico nazionale di Scolacium – Pag.Fb.

FOTO: Rete

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