Ad Olimpia, centro del Peloponneso che non assunse mai la configurazione di una città vera e propria, rimanendo sempre un agglomerato di templi, boschi, terreni sacri, sorgeva il santuario di Zeus, sede dei famosi giochi panellenici (Olimpiadi) e luogo d’incontro delle popolazioni del mondo greco. Il sacro recinto (Altiso bosco sacro), ospitava numerosi templi ed edifici sacri, tra cui i più importanti erano quelli dedicati a Zeus (Olimpieion) e ad Era (Heraion). L’Heraion è il tempio in muratura più antico della Grecia (VII secolo a.C.), l’Olimpieion risale invece al 470-460 a.C.
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Le fasi più antiche di vita del luogo di culto risalgono all’età del Bronzo ma il suo ruolo diventò centrale con l’istituzione dei giochi olimpici (secondo la tradizione, la prima Olimpiade risale al 776 a.C., quando fu compilato per la prima volta l’elenco dei vincitori, conservato sino al 217 d.C.) che si svolgevano ogni quattro anni, richiamando alla partecipazione atleti provenienti da tutto il mondo ellenico. I partecipanti, uomini e adolescenti, dovevano essere di lingua greca e nati liberi. Eccetto la sacerdotessa di Demetra, nessuna donna poteva assistere ai giochi. I vincitori avevano il diritto di erigere una statua celebrativa e ben presto il santuario si riempì di preziose offerte votive e gruppi scultorei.
Si diffuse poi tra le popolazioni della Grecia anche l’uso di costruire nell’Altis di Olimpia dei piccoli edifici votivi (thesauroi) per celebrare le proprie vittorie, arricchendo l’area monumentale. Il santuario si riempì così nel tempo di opere d’arte preziosissime, tra cui la statua colossale crisoelefantina (in oro e avorio) di Zeus realizzata da Fidia, oggi purtroppo perduta come la maggior parte degli altri capolavori scultorei di Olimpia.
Il succedersi dei giochi olimpici fu ben presto alla base di un sistema di datazione utilizzato dai Greci per la cronologia degli eventi. I giochi olimpici venivano celebrati in estate. In occasione delle Olimpiadi veniva dichiarato un armistizio che poneva temporaneamente fine ad ogni guerra o controversia esistente. Le città-stato (poleis) invitate a parteciparvi versavano un tributo a Zeus, rivaleggiando nello sfarzo.
La durata dei giochi olimpici, che inizialmente si svolgevano in un solo giorno, venne ampliata con il tempo, aggiungendo alle gare di atletica e di lotta le corse ippiche; a partire dal 472 a.C. gli agoni furono portati a cinque giorni. Il primo giorno era dedicato ai sacrifici; nel secondo si svolgeva nello stadio la gara di corsa. Negli altri giorni avevano luogo la lotta, il pugilato e il pancrazio (una disciplina che combinava insieme lotta e pugilato). Si svolgevano poi le corse ippiche ed il pentathlon, competizione che univa cinque specialità (la corsa veloce, il salto in lungo, il lancio del giavellotto, il lancio del disco e la lotta). I vincitori ricevevano corone di ulivo selvatico e onori, il più ambito dei quali era l’erezione di una statua nel recinto del santuario di Zeus; il loro prestigio era enorme, soprattutto nelle comunità a cui avevano dato lustro con le loro vittorie.
Il santuario conservò il suo ruolo anche in età romana e fu frequentato fino al IV sec. d.C. Nel 426 d.C. l’imperatore Teodosio II ne ordinò la distruzione e il sito, dapprima sede di una piccola comunità cristiana, sprofondò nell’oblio fino al XIX secolo, quando gli scavi riportarono alla luce i resti del più prestigioso luogo di culto dell’antichità greca.
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Fonte: “STORIA DELLE RELIGIONI”, La Biblioteca di Repubblica
Foto: Rete