C’era una volta un bambino …

C’era una volta un bambino che non aveva la televisione. La mattina del venerdì andava a scuola e tutti i suoi compagni parlavano del telefilm della sera prima. Tutti l’avevano visto. Soltanto lui no.

Dal terrazzo buio in cui si aggirava la sera, prima di dormire, il bambino poteva vedere i televisori accesi che diffondevano la loro luce in tutte le case. E da tutte le finestre venivano gli stessi suoni, gli applausi per un gol, uno sparo, l’urlo di terrore di qualche vittima del film giallo.

– Forse -pensò – se sto molto attento, potrò seguire il film dai suoni, anche senza vederlo. Così fingerò di avere anch ‘io il televisore e parteciperò ai discorsi.

Il giovedì sera alle nove, si affacciò alla finestra e si mise in ascolto. Era una sera d’estate, apparentemente silenziosa. Sembrava che ci fosse anche un cri cri di grilli nell’aria, ma non era che il suono di un filo elettrico, il bambino lo sapeva, pure era lo stesso; in fondo, bastava volere che fosse un grillo. O forse era un grillo davvero; sta a vedere che alla televisione davano proprio un film in cui c’entravano i grilli. Il bambino senza televisione si fece più attento. Sentì allora il pianto di un bimbo e tanti altri rumori che salivano dal buio: un’automobile che usciva dal box, il ticchettio di una macchina da scrivere, l’uggiolare di un cane, una risata felice. Pensando a quei suoni immaginò la storia e il giorno dopo, a scuola, disse con noncuranza:

– Bello il film di ieri, eh?

– Già, ne parlavamo adesso – risposero i compagni un po’ stupiti.

– È la storia di un bambino che voleva un grillo, tutto per sé, ma in città è difficile trovarne, e il bambino che piangeva sempre si ammalò. La mamma, allora, prese l’auto e lo portò in campagna mentre il papa, che era giornalista, ogni notte si metteva alla macchina da scrivere e batteva, batteva sui tasti, solo in casa. Poi al bambino regalano un cane; lui rideva  di felicità ed è guarito.

– Ma il nostro film era il solito western; il tuo, dove l’hai visto?

– Dalla mia finestra, – balbettò il bambino senza televisione.

Capì allora che aveva imparato a sentire i rumori della sera: il pianto del bambino della vicina; il rumore dell’automobile che rientrava in qualche misteriosa rimessa; le macchine da scrivere dei giornalisti che lavoravano vicino a lui; l’uggiolare di un cane; la risata di qualche persona felice.

Ogni notte giungevano rumori diversi. Così inventò un gioco per i suoi compagni. Venivano a turno sulla sua terrazza. Ascoltavano nel buio i suoni della sera e poi si raccontavano bellissime storie.

 

(Adattamento da D. Ziliotto, Il mondo alla rovescia, ERI)

Foto: Rete

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