ETRUSCHI: la pittura

NECROPOLI DI MONTEROZZI, TARQUINIA -L’affresco della Tomba dei Leopardi

 

Dalla seconda metà del VI secolo si diffuse la pratica di decorare le camere sepolcrali. Tra i primi esempi, importanti sono quelli della necropoli di Caere (oggi Cerveteri), dove alcune camere interne erano decorate da un fregio di lastre in terracotta dipinta. A questa tecnica seguirà la pittura ad affresco, consistente nel dipingere su un leggero strato di argilla e calce steso sulla parete di tufo.

Le testimonianze pittoriche pervenuteci sono quasi esclusivamente relative alle decorazioni parietali delle tombe ipogee. Le più importanti sono forse quelle della necropoli di Monterozzi presso Tarquinia, risalenti ad un periodo compreso tra il VI e il I secolo a.C.. Altre tombe dipinte si trovano a Orvieto, Vulci, Veio, Cerveteri, Chiusi.

Tomba degli Auguri, Tarquinia

Fino alla metà del V sec. a.C., le pitture avevano la funzione di ricreare nella dimora del defunto l’ambiente ed i caratteri di quella terrena, affinché questo continuasse a partecipare idealmente alla vita. Nelle pareti delle tombe venivano rappresentati pertanto momenti gioiosi e di svago (danze, spettacoli, giochi, banchetti), situazioni che presentavano lo status sociale della famiglia, o ancora le attività prevalenti del defunto.

 Finti particolari architettonici, quali i soffitti con le relative travature, ed elementi decorativi come fregi e cornici, erano dipinti o realizzati in rilievo, in pietra o in stucco.

Tomba degli auguri, Tarquinia

Le immagini, per quanto stilizzate, risultano realistiche, dai colori vivaci. Esse devono emergere con chiarezza, i loro contorni sono quindi segnati da nitide linee scure, che spiccano su sfondi monocromi a tinte chiare.

Nella Tomba degli Àuguri, a Tarquinia, risaltano la spontaneità espressiva e l’immediatezza dell’esecuzione. La tecnica è rapida e non offre attenzione al dettaglio, come è congeniale al gusto etrusco. Le monumentali proporzioni delle figure, di gusto ionico, e la qualità coloristica esprimono forza vitale.

Sono riconoscibili influssi della ceramica attica; emerge però una sorta di resistenza nell’utilizzare il colore, steso a campiture piatte, in una chiave tonale nella quale la luce, i colori e lo spazio mostrano intenti naturalistici, arte nella quale eccelsero i pittori greci.

 

Da “Storia dell’arte” 1”, di Dorfles, Ragazzi, Maggioni, Recanati – Atlas

Foto: RETE

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