Il mondo «alla rovescia»

“Lotta tra Carnevale e Quaresima”, di Pieter Bruegel il Vecchio ( particolare)

Un’immagine o una sequenza d’immagini che si trova comunemente nei manoscritti e sui muri delle chiese dei secc. XIV-XV, e nelle incisioni e xilografie del XVI, XVII-XVIII, è quella del mondo alla rovescia. Sono immagini di rovesciamento fisico, con uomini ritti sul proprio capo, pesci volanti, cavalieri rivolti verso la coda del proprio cavallo, o immagini di inversione delle relazioni fra uomini e bestie: le lepri che trasportano a casa il cacciatore; il cavallo trasformato in stalliere; il bue divenuto macellaio; i pesci che mangiano il pescatore. Si trovano anche rappresentazioni d’inversione nelle relazioni fra uomo e uomo, che possono configurarsi come inversione di età, sesso, posizione sociale: l’allievo che punisce il maestro, il servo che da ordini al proprio padrone, il laico che predica al sacerdote, il povero che fa la carità al ricco, il marito che fila e regge il bimbo mentre la moglie fuma e impugna il fucile. Le variazioni su questo tema sono innumerevoli e possono essere rintracciate in tutta Europa, dall’Inghilterra alla Russia, sotto la definizione di il mondo alla rovescia, le monde renversé, el mundo al revés, the world turned upside down, die verkehrte Welt, e così via.

Si tratta di un tema antico. Il poeta greco Archiloco, a proposito dell’eclisse di sole avvenuta nel 648 a. C, commentò che nulla era impossibile e che si sarebbero potuti trovare dei delfini sulle montagne. Erodoto, Aristofane e Luciano ricorsero spesso nelle loro opere all’immagine del mondo sottosopra. L’immagine appare anche nell’Antico Testamento, per quanto sia meno nitida nella Vulgata che nell’originale ebraico, e in alcune traduzioni in volgare dei secc. XVI-XVII, come nel caso della profezia di Isaia (24,1) sulla fine del mondo: «Ecco, il Signore svuoterà la Terra, e la farà sterile, e la metterà alla rovescia e disperderà i suoi abitanti». Questo tema ricorre nel Nuovo Testamento, per esempio nell’asserzione che «i primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi» (Matteo, 20,16), o che Dio «ha tolto i potenti dal loro trono e innalzato gli umili» (Luca, 1,52), o nella descrizione dei primi cristiani fatta dagli ebrei, come di coloro «che hanno girato il mondo alla rovescia» (Atti, 17,6).

Sia nella tradizione classica, sia in quella giudaico-cristiana, l’immagine del mondo alla rovescia è vigorosa e fertile. Ma che cosa significa? Più esattamente, che cosa ha significato, in epoche diverse, per gruppi e individui diversi? La forza di questa immagine consiste proprio nel suo essere ambigua, ambivalente e polisemantica. In essa si combinano elementi che, ai fini dell’analisi, sarà utile distinguere in: inversione formale; inversione comica; inversione rituale; inversione sociale.

Come la ripetizione, l’inversione è uno dei grandi principi strutturanti, o creatori di modelli. Spesso produce effetti comici, per cui non sorprende che in molte occasioni temi come quelli della moglie che sopraffà il marito o del giudice che viene giudicato siano stati impiegati da scrittori comici, quali Aristofane, Luciano, Ben Jonson, Henry Fielding e altri.

Comunque, la commedia nacque dal rituale e, al fine di comprendere le commedie e anche le immagini comiche del mondo alla rovescia, dobbiamo ricordare che agli inizi dell’Europa moderna, come nell’antica Grecia, vi era una ricorrente inversione rituale delle relazioni sociali durante alcune feste, particolarmente nei carnevali, quando gli uomini vestivano da donne e le donne da uomini, e venivano temporaneamente eliminati i tabù quotidiani sull’espressione del desiderio sessuale e dell’aggressività. Si potevano intonare canzoni oscene alla presenza di signore rispettabili; era permesso prendersi gioco delle autorità con relativa impunità; le persone mascherate potevano picchiare spettatori innocenti. Il carnevale era un momento di ciò che potrebbe essere definito disordine istituzionalizzato o, per usare il tradizionale termine inglese, di misrule.

In Inghilterra, durante i dodici giorni di Natale (dal 25 dicembre al 6 gennaio) in ogni abitazione veniva scelto un Lord of Misrule (il lord della confusione), che era spesso un servo che per breve periodo faceva la parte del padrone. Altrove in Europa vi erano Abbés de Maugouvern (abati del malgoverno), Princes des Sots (principi degli sciocchi) e così via. In certe zone della Francia, dell’Italia e altrove, il 28 dicembre, festa degli innocenti, era conosciuto come la festa dei folli e veniva celebrato attraverso un elaborato rituale di inversione, o rappresentazione del mondo alla rovescia. I sacerdoti celebravano la messa indossando i vestiti al rovescio, tenendo i messali al contrario e maledicendo i propri fedeli anziché benedirli.

Il carnevale e la festa dei folli erano generalmente rituali spensierati. Invece nel charivari, istituzione conosciuta in molte zone agli inizi dell’Europa moderna sotto nomi diversi (mattinata, Katzentnusik, cencerrada ecc), veniva pubblicamente umiliato un individuo che aveva offeso le norme della comunità, particolarmente quelle sessuali, ribaltando le regole di comportamento; per esempio, nel caso di un vecchio che aveva sposato una donna giovane, si teneva davanti alla sua abitazione uno spettacolo che includeva musica forte e dissonante (musica alla rovescia) e una rappresentazione drammatica dell’azione che aveva causato la disapprovazione del villaggio.

Qual è il significato, l’importanza e la funzione di tutti questi riti di rovesciamento? Essi non sono limitati all’Europa e, anzi, sono stati analizzati con cura particolare nell’Africa del sec. XX da numerosi antropologi sociali, particolarmente da Max Gluckman e Victor W. Turner.

 Gluckman, che si era occupato specialmente di ciò che egli chiamava i «riti della ribellione» dello Swaziland, consistenti in critiche pubbliche del re pronunciate in occasione di certe feste, sosteneva che tali apparenti proteste contro l’ordine stabilito avevano in realtà la funzione di preservare e persino rafforzare l’ordine stabilito.

Turner, in uno studio comparativo dei rituali di inversione di status, era giunto a una conclusione simile, e cioè che mettendo il basso in alto e l’alto in basso, si riaffermava il principio gerarchico. Il rovesciamento temporaneo delle norme quotidiane genera un senso di estasi, ma questa estasi è seguita da un sobrio ritorno a una struttura ora purificata e rivitalizzata. A favore di tale tesi durkheimiana o funzionalista sta il fatto che rituali di questo tipo fioriscono soprattutto in società autoritarie. Gli antichi saturnali romani coesistevano con la schiavitù. Lo scambio dei ruoli fra uomo e donna avviene ancora oggi una volta all’anno, spesso in occasione della festa di sant’Agata, in certe zone della Spagna e della Grecia, cioè nell’ambito di società in cui le donne hanno in genere un ruolo subordinato. Nell’Inghilterra moderna i riti d’inversione sono sopravvissuti nell’esercito, in cui, a Natale, gli ufficiali servono la cena alle truppe.

 

Da “LA STORIA 7”, La Biblioteca di Repubblica

FOTO: Rete

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