La popolazione italiana è in costante calo

 

Nel 2022 è stato raggiunto il nuovo record minimo di nascite che scendono per la prima volta sotto le quattrocentomila: sono stati 392.598 i bambini e le bambine iscritti in anagrafe nel nostro Paese.

Continua, quindi, senza tentennamenti la contrazione della natalità che accompagna l’Italia ormai da decenni. La bassa fecondità nel nostro Paese è frutto di molte dinamiche, acuite dalla recente pandemia che, ridotti i suoi effetti sulla salute della popolazione, continua ad avere un peso sulla situazione economica e sulla visione del futuro da parte delle coppie, rendendo difficile la pianificazione della genitorialità.

Il calo delle nascite del 2022 è stato del -1,9%, frutto di un andamento non costante nel corso dei mesi. A fine 2021 si intravedeva un recupero rispetto all’anno precedente, confermato nei primi mesi del 2022: gennaio, ad esempio, registrava una crescita delle nascite del 3,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Durante i mesi primaverili, però, si è registrata una diminuzione repentina (-10%)

La popolazione italiana è dunque in costante calo, nonostante il contributo migratorio: è una dinamica ormai nota quella che vede nel nostro Paese un numero di decessi superiore a quello delle nascite, ma con alcune novità. Gli effetti della pandemia di Covid-19 si fanno ancora sentire, rimanendo uno dei propulsori del calo delle nascite e dell’aumento della mortalità. Il conflitto tra Russia e Ucraina ha invece aumentato l’immigrazione e dato un contributo a mantenere il calo della popolazione residente in Italia a -0,3% nel 2022, rispetto all’anno precedente. È il Sud a trainare principalmente il calo, è lì che la decrescita è al -0,6%, contro un Nord praticamente stabile (-0,1%, era -0,4% l’anno precedente) e il Centro in calo dello -0,3%.

Dati più completi in merito alle nascite si hanno per il 2021, quando le registrazioni all’anagrafe sono state 400.249. Sono in particolare le nascite da genitori entrambi italiani ad essere diminuite negli ultimi anni: 166 mila in meno rispetto al 2008, anno che precede l’inizio della Grande Recessione economica. A decrescere, poi, sono specialmente le nascite all’interno del matrimonio, 223 mila in meno nel confronto con il 2008 (-48,2%), e quasi 20 mila in meno rispetto al 2020. È ancora presto per capire se questo trend calante rimarrà una costante e se la pandemia ha agito da impulso a un cambiamento sociale in merito al legame tra nozze e nascite. Nel 2021 i nati al di fuori del matrimonio sono stati il 40% del totale delle nuove nascite, con un aumento di 47 mila registrazioni rispetto al 2008.

Mentre all’inizio del millennio la contrazione riguardava primariamente il calo dei secondi figli e quelli di ordine superiore, oggi l’abbassamento si manifesta con una minor presenza di primi figli. I primi figli nati nel 2021 sono il 34,5% in meno di quelli che nascevano nel 2008. Istat stima che tra le donne nate negli anni ‘80, quindi vicine alla fine della loro fase riproduttiva, ben un quarto siano senza figli, e poco più della metà (51,3%) ne abbiano avuti due o più, mentre una su quattro ne ha solo uno.

Oltre al calo abbiamo assistito anche ad un progressivo rinvio della natalità: le donne in Italia diventano madri sempre più tardi. Confrontando i dati di oggi con quelli del 1995 e del 2010 vediamo che è cresciuta la fecondità nelle età superiori ai 30 anni e che la tendenza al recupero (ovvero le nascite che avvengono ad età più avanzate da parte di chi ha posticipato l’arrivo di figli), si ha solo a partire dai 35 anni (Fig. 1). L’età media al parto rispetto al 1995 è di due anni più alta, e oggi raggiunge i 32,4 anni. Nel 2021, inoltre, l’età al primo figlio si è spostata di tre anni rispetto a quanto succedeva nel 1995, posizionandosi ora a 31,6 anni, con età più avanzate specialmente al Centro Italia.

 

FONTE: https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/le-equilibriste-la-maternita-italia-nel-2023.pdf

FOTO: Rete

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