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Orsomarso e il suo dialetto: CANIGGHIA

Donna con maialino

 

CANIGGHIA, dal latino canicae, crusca di frumento

A canigghia, mischiata con acqua, brodaglia e resti alimentari, serviva per preparare a scifata per i maiali.

Nel tempo contadino i maiali erano risorsa importante. Se ne aveva cura tutto l’anno, nutrendoli con quello che si aveva. Li si teneva in paraciddi dislocati nei luoghi più disparati. Garantivano non solo risorse di carne, ma anche la saima, utilissima in cucina. Tra dicembre e gennaio, quando era il tempo della macellazione delle bestie, era facile sentire per le stradine del paese il loro lamento disperato. Gruppi di donne andavano ad una certa ora al fiume o al canale per lavare le budella con cui si preparavano poi gli insaccati.

Era il tempo della muddicata, delle padellate di fritto, della carne alla brace. Ma soprattutto era finalmente il tempo dell’abbondanza partecipata, della gioiosa convivialità. Da bambino mia madre mi mandava a portare la muddicata con un piatto alle famiglie del vucinanzo e ai parenti. Era la condivisione che nel mondo contadino contava.

 

Canigghia entra in molti proverbi.

I jestimi su di canigghia,

cu li manna si li pigghia.

 

A farina ru riavulu si ni va in canigghia.

 

Canigghia canigghia,

comi a mamma jer’a figghia.

 

Si trova anche in espressioni popolari

Teniri a capu chjina ri canigghia

 

La canigghia entrava anche nella medicina popolare. Avvolta in un panno, bagnata in acqua calda, serviva per lavaggi per curare arrossamenti della pelle.

 

FOTO: Rete

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