In montagna

 

Lassù, nella purità di quell’aria, riuscii a districare sensibilmente la vera cagione del mio umore mutato e del ritorno di quella pace interna che avevo smarrito da tanto tempo.

È infatti una impressione generale, che tutti gli uomini risentono anche se non tutti se ne rendono conto: sulle alte montagne dove l’aria è pura e sottile, la respirazione è più agevole, il corpo più agile, lo spirito più sereno, i piaceri meno ardenti, le passioni più moderate.

Le meditazioni assumono lassù non so che carattere grande e sublime, proporzionato agli oggetti che ci colpiscono, una non so che voluttà tranquilla che non ha niente d’acre o di sensuale. Si direbbe che, alzandosi al di sopra del soggiorno degli uomini, ci si lascino tutti i sentimenti bassi e terrestri, e che, a mano a mano che ci si avvicina alle regioni eteree, l’anima sia toccata in parte dalla loro inalterabile purezza.

Ci si sente gravi senza malinconia, placidi senza indolenza, contenti d’esistere e di pensare: tutti i desideri troppo intensi si smorzano; perdono quella punta acre che li rende dolorosi, non lasciano in fondo al cuore altro che una lieve e dolce emozione: in tal modo un clima felice fa che giovino alla beatitudine dell’uomo le passioni che altrove sono il suo tormento.

Credo che nessuna violenta agitazione, nessuna indisposizione di vapori possa resistere a un prolungato soggiorno lassù, e mi meraviglio che salutari bagni nell’aria benefica delle montagne non siano uno dei massimi rimedi della medicina e della morale.

Jean-Jacques Rousseau, “Giulia o la nuova Eloisa”  – BUR

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