Il Gotico Internazionale

 

IL QUADRO STORICO

Un’epoca segnata da guerre, pestilenze e carestie

L’epoca nella quale si affermò il Gotico Internazionale fu tra le più tristi e sanguinose del Medioevo: l’ambiguità che caratterizza […] questo linguaggio ne rispecchia pienamente le contraddizioni e la complessità.

Nell’Europa decimata dalla tremenda pestilenza del 1348-1349 e colpita da continue epidemie e carestie, era tangibile la crisi di valori che aveva investito anche le due istituzioni universalmente riconosciute, ossia il Papato e l’Impero.

La crisi della cavalleria feudale

Anche la cavalleria feudale, il cui prestigio come modello di vita si era mantenuto intatto, era ormai da tempo inattiva: i suoi limiti furono messi in evidenza nel corso della lunghissima Guerra dei Cento Anni, che contrappose Francia e Inghilterra dal 1339 al 1453.

Nata da ragioni di diritto feudale (il re di Inghilterra era anche duca di Normandia e, come tale, soggetto al re di Francia) e dinastiche (il re d’Inghilterra, Edoardo III, rivendicava anche la corona francese), la Guerra dei Cento Anni fu condotta per la prima volta con l’ausilio dell’artiglieria e, in misura maggiore rispetto a tutte le guerre precedenti, infierì con massacri e saccheggi sulla popolazione civile.

Una società in trasformazione

Alla crisi del sistema feudale e dell’ideologia cavalleresca, che rimase comunque a lungo la mentalità ufficiale e dominante nella società, fece riscontro l’ascesa economica della borghesia, dei grandi banchieri e degli uomini di legge, con una mentalità nuova, più curiosa del reale e spregiudicata, più pratica.

Nulla cambiò per i contadini poveri e per il proletariato urbano, stremati dalla fame, che risposero con una lunga serie di tumulti, torbidi e rivolte sedate nel sangue, come quella dei Ciompi nel 1378 a Firenze o quella del 1381 a Londra.

Book of Hours of Maréchal de Boucicaut

Il Gotico Internazionale

Le ragioni di un termine

Tra la fine del Trecento e i primi decenni del Quattrocento si afferma nell’intera Europa un linguaggio comune, che viene generalmente indicato, tra gli altri, con i termini di Tardogotico, Gotico cortese e soprattutto Gotico Internazionale. Ognuna di queste locuzioni pone l’accento su una particolare – e parziale – lettura del fenomeno complesso e dalle numerosissime sfaccettature.

Definendolo Tardogotico, si identifica in questo linguaggio l’ultima fiammata del Gotico, l’espressione di un mondo morente (lo storico J. Huizinga definì questo periodo Autunno del Medioevo), con un implicito giudizio di decadenza e anacronismo. È chiara la volontà di contrapporre al Tardogotico il Rinascimento fiorentino, visto come unico elemento di novità del secolo, secondo una lettura tradizionale del Quattrocento.

In realtà, le cose andarono diversamente: il rinnovamento dell’arte promosso a Firenze nei primi decenni del XV secolo da Brunelleschi, Donatello e Masaccio rimase per almeno un ventennio una proposta isolata nel panorama italiano e il Tardogotico fu sentito a lungo come una valida alternativa ad esso.

Accanto ad una voluta esasperazione del formalismo gotico, questo linguaggio presenta infatti spunti di grande modernità, come lo studio minuzioso della realtà, in particolare della natura, mai prima d’ora indagata con tale curiosità e precisione.

La definizione di Gotico cortese punta invece l’attenzione sul luogo di elaborazione e di fruizione di questo stile: la corte aristocratica, alla quale sono destinati eleganti sculture e dipinti, ma anche oggetti lussuosi e spesso minuti, realizzati con materiali di pregio (smalti, oro, pietre preziose, avorio).

Tra la fine del Trecento e i primi decenni del Quattrocento vengono infatti ad assumere un ruolo primario le arti cosiddette ‘minori’ o applicate: dall’arazzo all’oreficeria, alla miniatura, vera arte ‘leader’ in questo momento.

Il termine che connota nel modo più appropriato il vasto fenomeno del rinnovamento gotico è forse quello di Gotico Internazionale, che ne mette in luce l’ampia diffusione (Isole Britanniche, Penisola Iberica, Boemia, Austria, Germania, Ungheria, Polonia e Italia), il cosmopolitismo e la comunanza di caratteristiche formali, frutto di un’ampia circolazione delle opere tra le corti (unite da una fitta rete di scambi diplomatici e di rapporti dinastici).

Il morto davanti al suo Giudice, miniatura da le Grandes Heures de Rohan

I caratteri costitutivi del Gotico Internazionale

  1. Innanzitutto la predilezione per la linea: guizzante, morbida, spezzata, in una parola espressiva, piegata alla creazione di arabeschi fantasiosi e di eleganti panneggi sovrabbondanti.

Ciò non significa che i raggiungimenti dell’arte giottesca (spazialità credibile, volumetria delle figure) siano stati dimenticati: semplicemente, ad essi si viene spesso a sostituire la soluzione, considerata alternativa, della bidimensionalità.

Entrambe le soluzioni sono talvolta fatte convivere nella stessa opera.

  1. Alla voluta ricerca di irrealtà, la cui conseguenza più evidente è quella di una convenzionalità psicologica dei personaggi raffigurati, si affianca spesso uno spiccato interesse per il realismo minuto, che indaga con precisione ogni singola cosa, spingendosi talvolta ad esiti grotteschi: dai particolari naturalistici (piante, fiori, animali), al paesaggio, al piccolo oggetto d’uso quotidiano, all’abbigliamento delle figure, che vestono – anche nel caso di santi – gli abiti sfarzosi e ricchissimi dell’aristocrazia.
  2. L’amore per il lusso, carattere dominante della ristretta e raffinata società aristocratica che si rispecchia nello stile Gotico Internazionale, investe ogni aspetto dell’arte, motivo per cui anche i soggetti religiosi ricevono un’ambientazione e una connotazione cortese, profana.

L’arte del Gotico Internazionale si afferma, quindi, come uno stile duplice, bifronte, “contemporaneamente volto com’è verso due tempi e due culture diverse, verso un ritorno all’idealizzazione medioevale e verso l’elaborazione di un linguaggio nuovo, fondato sulle più avanzate ricerche trecentesche” (E. Castelnuovo)

 

In “Storia dell’arte 2” di Dorfles, Buganza, Stoppa – Atlas

Foto: Rete

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