Questa foto di Giuseppe Cosentino ad Addis Abeba ci riporta alla conquista italiana dell’Etiopia tra il ’35 ed il ‘36.
La cosa che intristisce, ogni volta che la memoria torna a questi avvenimenti, è lo spreco di risorse e di vite umane per manie di grandezza (si voleva ricostruire l’impero), mentre mezza Italia muore di fame.
È una costante della storia patria. Anche oggi spendiamo milioni di euro al giorno per “portare la democrazia” in Afghanistan e poi si tagliano fondi per la ricerca, la sanità, le pensioni, la giustizia, il lavoro ecc. ecc.
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STORIA
L’Abissinia (l’odierna Etiopia) fu conquistata dalle truppe italiane, comandate dal Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio dopo la guerra del 1935-1936. La guerra si concluse, dopo sette mesi di combattimenti caratterizzati anche dall’impiego di armi chimiche da parte italiana, nonostante la firma del protocollo di Ginevra.
La vittoria fu annunciata il 9 maggio 1936 e il Re d’Italia Vittorio Emanuele III assunse il titolo di Imperatore d’Etiopia, Mussolini quello di Fondatore dell’Impero, mentre a Badoglio fu concesso il titolo di Duca di Addis Abeba.
Con la conquista dell’Etiopia, i possedimenti italiani in Africa Orientale (Etiopia, Somalia ed Eritrea) furono unificati sotto il nome di Africa Orientale Italiana (A.O.I.), e posti sotto il governo di un Viceré.
L’Etiopia fu la colonia italiana, insieme all’Eritrea, più interessata dalla costruzione di nuove strade, infrastrutture, ponti e urbanizzazione, specie della capitale Addis Abeba secondo un piano regolatore prestabilito (nuovi quartieri, una nuova ferrovia). La occupazione relativamente breve, 5 anni, e le difficoltà di pacificazione della zona, non permisero il completamento dei progetti che puntavano a far diventare la zona “il fiore all’occhiello dell’Impero Italiano”.
Quale membro della Lega delle Nazioni, l’Italia ricevette la condanna internazionale per l’occupazione dell’Etiopia, che era anch’essa uno stato membro. Mussolini rispose alla condanna dicendo che l’Italia aveva “vendicato Adua” ed eliminato lo schiavismo in Abissinia.
Nei primi mesi del 1941 le truppe inglesi sconfissero gli Italiani e occuparono l’Etiopia
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Etiopia_italiana
L’Imperatore d’Etiopia Hailé Selassié denunciò di fronte alla Società delle Nazioni l’uso da parte dell’esercito italiano di armi chimiche contro la popolazione etiope con queste parole nel suo discorso del 12 maggio 1936:
« […] È mio dovere informare i governi riuniti a Ginevra, in quanto responsabili della vita di milioni di uomini, donne e bambini, del mortale pericolo che li minaccia descrivendo il destino che ha colpito l’Etiopia. Il governo italiano non ha fatto la guerra soltanto contro i combattenti: esso ha attaccato soprattutto popolazioni molto lontane dal fronte, al fine di sterminarle e di terrorizzarle. […] Sugli aeroplani vennero installati degli irroratori, che potessero spargere su vasti territori una fine e mortale pioggia. Stormi di nove, quindici, diciotto aeroplani si susseguivano in modo che la nebbia che usciva da essi formasse un lenzuolo continuo. Fu così che, dalla fine di gennaio del 1936, soldati, donne, bambini, armenti, fiumi, laghi e campi furono irrorati di questa mortale pioggia. Al fine di sterminare sistematicamente tutte le creature viventi, per avere la completa sicurezza di avvelenare le acque e i pascoli, il Comando italiano fece passare i suoi aerei più e più volte. Questo fu il principale metodo di guerra. […] A parte il Regno di Dio, non c’è sulla terra nazione che sia superiore alle altre. Se un governo forte acquista consapevolezza che esso può distruggere impunemente un popolo debole, quest’ultimo ha il diritto in quel momento di appellarsi alla Lega delle Nazioni per ottenere il giudizio in piena libertà. Dio e la storia ricorderanno il vostro giudizio. […] »
(Estratto del discorso di Hailé Selassié alla Società delle Nazioni, 30 giugno 1936.)
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_d’Etiopia
Foto: Teresa Cosentino