Passione greca

Herberto Helder

Ho letto da qualche parte che gli antichi greci non

scrivevano necrologi,

quando qualcuno moriva chiedevano soltanto:

aveva passione?

quando qualcuno muore anch’io voglio sapere la qualità

della sua passione:

se aveva passione per le cose generali,

acqua,

musica,

per il talento di alcune parole di muoversi nel caos,

per il corpo salvo dei suoi precipizi destinato alla gloria,

passione per la passione,

aveva?

e allora indago su di me se io stesso ho passione,

se posso morire grecamente,

che passione?

i grandi animali selvaggi si estinguono sulla terra,

i grandi poemi scompaiono nelle grandi lingue che

scompaiono,

uomini e donne perdono l’aura

nell’usura,

nella politica,

nel commercio,

nell’industria,

dita connesse, ci sono dita che si ispirano agli oggetti in

attesa,

tremuli oggetti che entrano ed escono

dalle dieci così poche dita per tanti

oggetti del mondo

e cosa c’è così nel mondo che risponda alla domanda greca,

può mantenersi la passione con frutta mangiata ancora viva,

e fare poi con sale grosso una canzone indurita dalle

cicatrici,

parola soffiata in quale forno con che fiato,

che qualcuno chiedesse: aveva passione?

allontanate da me il pepe-del-regno, il ginepro, il garofano

d’india,

mettete molto alta la musica e che io danzi,

fluido, imperituro,

preso da tutte le luci antiche e moderne,

i ciechi, i temperati, ah no, che almeno mi trovasse

la passione

e io mi perdessi in essa,

la passione greca

Herberto Helder

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