Come nasce il nome ORSOMARSO?

Orsomarso

Dopo la fine del X secolo, con l’insicurezza che si venne a determinare a causa delle invasioni saracene, i rappresentanti locali del potere centrale bizantino e forse anche le popolazioni stesse innalzarono delle possenti mura a protezione di beni e persone. Il paesaggio, fino a quel punto costellato solo di monasteri, con il tempo divenuti sempre leggermente più grandi e curati nelle loro forme e dimensioni, fu ricoperto di pyrgoi, di kastra e di kastellia. Nelle zone devastate dalle incursioni saracene i cenobi abbandonati dai monaci in fuga furono ricostruiti al riparo delle mura del borgo fortificato. Contadini e allevatori, che un tempo cercavano scampo disperdendosi fra montagne, rupi e caverne, furono invece accolti all’interno della fortezza ricostruita da un taxiarca.

Assistiamo in questo periodo al fenomeno della nascita di monasteri-fortezze, intorno ai quali sorsero, secondo il Campagna, nuovi centri abitati, solitamente arroccati al fine di rafforzare la propria capacità difensiva.

Chiesa di Mircuro

Il Campagna, in effetti, dopo aver asserito che anche la Mercuria Civitas, intesa come città capoluogo dell’Eparchia monastica, fu distrutta durante le incursioni saracene del 951, sospetta che il casale fortificato fosse volutamente costruito non lontano da una “platea” monastica, in quanto, quest’ultima, a causa del turbinio delle vicissitudini storiche, aveva detenuto il potere civile oltre a quello religioso. Lo dimostrerebbe il fatto che spesso il territorio circostante un’abbazia fosse amministrato autonomamente dall’αββας e non dal duca. Non stupisce neanche la notizia che i centri abitati che si formarono in quel periodo presero nomi che si rifacevano ad un igumeno o ad un papas (monaco). Tra questi sicuramente Papasidero (Papa Isidoro), Abatemarco e Grisolia ( παπα Χρησηλιος).

Ma tornando alla descrizione dei luoghi in cui sarebbe da collocare l’Eparchia mercuriana fatta dal Guillou, ci colpisce oltre misura il fatto che essa, nonostante non riporti toponimi e idronimi, sembra essere improntata su un’osservazione diretta di siti archeologici a noi molto noti.

Chiesa di Santo Linardo – san Fantino

Ad esempio, lo storico francese afferma ad un certo punto che all’interno di quei borghi fortificati sono tuttora rilevabili colonne costruite con pietre e malta, giardini ormai adibiti ad orti e, non di rado, pozzi per l’approvvigionamento idrico. Ancora al loro interno o attaccate ad esse si ergono cappelle a navata unica sulle cui pareti, fra una finestra a feritoia e l’altra o in quello che doveva costituire una sorta di presbiterio (in cui un tempo doveva essere collocata l’iconostasi) compaiono tracce di affreschi di ispirazione bizantina, raffiguranti Santi.

Davanti ad una così bella descrizione, come non pensare al paesaggio e ai resti archeologici che si possono ancora ammirare tra la località Giardino e la chiesetta di San Leonardo o di Santa Sofia di Orsomarso? Sembra, infatti, che il Guillou faccia la descrizione delle colonne di pietra e malta ancora visibili in località Giardino di Orsomarso, nelle cui adiacenze degli orti si sono sostituiti a quelli che un tempo dovevano essere i giardini dei monasteri, come si può desumere dalla presenza di muri che li contengono sui quali, nonostante il tempo e le intemperie di secoli, si sono conservate piccole tracce di affreschi. La chiesetta di San Leonardo, poi, sembra corrispondere esattamente alla descrizione del Guillou. A navata unica, munita di affreschi di ispirazione bizantina raffiguranti Santi e di finestre a feritoia, nonché dei subsellia che corrispondono perfettamente a quello che lo storico francese chiama sorta di presbiterio, un tempo ospitante l’iconostasi. Infine il pozzo, ancor oggi visibile all’interno della cinta muraria adiacente alla chiesetta, che doveva costituire un monastero, ormai adibito a semplice orto.

Chiesa di Santo Linardo

Riflettendo sul dato che lo spatarocandidato Oursos Marsos, da cui deriverebbe il nome del borgo di Orsomarso, visse nell’XI secolo, ci viene di ricordare la nota dell’articolo Limiti della regione ascetica del Mercitrion, in cui l’autore, Biagio Cappelli, avanza l’ipotesi, a questo punto più che fondata, che proprio nella prima metà dell’XI sec. si andava costituendo l’abitato di Orsomarso.

Non è estranea a questa congettura la considerazione dell’esistenza di un monastero intitolato a san Mercurio che Giovanni, vescovo di Cotrone, e Ιoannice o Teodosio, archimandrita della badia di Grottaferrata, nella visita ai monasteri basiliani di Calabria, ordinata loro il 12 maggio 1221 da Onorio III, dissero trovarsi a Orsomarso, confermando, quindi, per quella data, l’esistenza di un centro abitato che portava ormai quel nome.

Di certo, sappiamo che il Bios di San Nilo menziona, tra le altre cose, un cenobio denominato semplicemente di Castello o del Castellano che doveva trovarsi all’interno dello spazio che separava il monastero del beato Fantino dall’eremo di San Michele Arcangelo. Sia il Bios di San Nilo, sia la Vita di San Saba attribuiscono a questo monastero l’indeterminato nome di Castello, il che ci porta a considerare che il cenobio doveva trovarsi all’interno della cinta muraria, probabilmente attaccato alla fortezza stessa, o, come ritiene Edoardo Pandolfi, alle sue falde e precisamente ai piedi dell’imponente roccia che sovrasta l’abitato di Orsomarso.

Eremo di San Nilo

È anche questo dato che induce il Cappelli a ritenere probabile che i monasteri di Castello o del Castellano e l’altro di San Mercurio, citati nelle varie agiografie del X e XI secolo, fossero in realtà un’unica fondazione. Infatti, prendendo a cuore le sorti di questo monastero, il Cappelli concentra la sua attenzione sulla notizia relativa alla visita ai monasteri basiliani del 1221, secondo la quale, con il passare del tempo, il cenobio è indicato come sito ad Orsomarso.

Nel tentativo di individuare una ragione storicamente e geograficamente plausibile, congettura due ipotesi:

1) il monastero è indicato come sito ad Orsomarso, vista la brevissima distanza che separa l’abitato di Orsomarso da quello di Mercurio;

2) l’abitato di Mercurio, a causa delle continue invasioni saracene, aveva da tempo iniziato a presentare sintomi di decadenza e pertanto era più logico identificarlo con Orsomarso.

Mercurion

Purtroppo, in quel contesto, lo storico di Castrovillari non realizza quell’affascinante intuizione che farà solo qualche anno più tardi, nel 1969, quando, spiegando le ragioni storiche che lo avevano indotto a collocare l’Eparchia monastica del Mercurion nella regione al confine tra Calabria e Lucania, asserisce testualmente «… riferimenti contenuti nella vita di S. Nilo di Rossano, confermati da documenti posteriori, che inoltre ne aggiungono altri, portano a dover situare l’eremo di S. Nilo e i monasteri di S. Fantino, S. Zaccaria, S. Giovanni, di Castello, del Castellano, di S. Nicola e qualche altro nei luoghi già dominati dal castello di Mercurio ed ora facenti capo al centro di Orsomarso”.

Potremmo dedurne che il monastero di Castello (alias del Castellano) era effettivamente situato ad Orsomarso, ma, non esistendo ancora un vero e proprio abitato chiamato con questo nome, si diceva essere sito presso Mercurio. Evidentemente, all’epoca della visita ai monasteri basiliani del 1221, l’abitato ormai esisteva e non si aveva, quindi, più ragione di dire che il monastero del Castellano era presso Mercurio, ma giustamente lo si collocava ad Orsomarso. Approfondendo lo studio sull’origine del nome Orsomarso, come abbiamo già avuto modo di dire, apprendiamo che il nome dell’abitato deriva da Oursos Marsos, latinizzato URSUS MARTIUS, lo spatarocandidato imperiale che, secondo il Guillou, costituiva l’esempio più alto di una famiglia autoctona ellenizzata a cui era conferita un’importanza economica e una validità psicologica tale da dare il proprio nome ad un centro abitato. Tale centro abitato, secondo lo storico francese, si sarebbe formato o sarebbe stato in fase di formazione già nell’XI secolo.

Jardino – Una delle ultime colonne

Infatti, nel 1040 tra i funzionari imperiali presenti in zona c’era lo stratega Eustazio Skepides, lo spatarocandidato Oursos Marsos e il protospatario Leone Heptadenon. Non abbiamo dubbi riguardo a questo perché all’anno 1042 risale un documento relativo ad una controversia di eredità tra Clemente, abate del monastero di San Nicola e i nipoti Fantino e Leone. Tra i componenti il collegio giudicante era presente anche lo spatarocandidato imperiale Oursos Marsos, in quel momento turmarca dell’Eparchia del Mercurion.

Altra data importante ai nostri fini è il 1089. A quell’anno, infatti, risale un altro prezioso documento, questa volta papale, di Urbano II, con cui si conferma a Pietro della Badia di Cava il possesso di alcuni monasteri calabresi, tra cui Sanctorum Quadraginta in castro Mercurii et soprattutto l’ecclesiam Sancii Johannisl Proprio la chiesa di San Giovanni Battista di Orsomarso.

Non va dimenticato, altresì, che la citata visita ai monasteri basiliani del 1221 non costituisce la prima notizia relativa all’esistenza dell’abitato di Orsomarso.

Già nel secolo precedente, infatti, esattamente nel luglio del 1152, si celebrò un processo a Scalea che vide contrapposti l’abate di Santa Maria della Matina e il prete Pietro da Mercurio, a causa della proprietà di una vigna in località Charitus, che noi abbiamo identificato con “Garritu” di Orsomarso. A tale processo era presente e firmava la sentenza, apponendo il signum manus, anche un certo Stefano, insignito del titolo di barone di Ursumartio.

Santo Linardo

Si può comprendere facilmente perché questa data è per noi preziosa.

Il signum manus di Stefano, barone di Orsomarso ci dice che nel luglio 1152 ad Orsomarso esisteva un barone. L’esistenza di un barone non poteva prescindere dall’esistenza di un centro abitato e l’esistenza di un centro abitato non poteva prescindere dall’esistenza, al suo interno, di una chiesa. La prima chiesa di San Giovanni Battista.

In ogni caso, eventuali dubbi sull’esistenza o meno di un centro abitato possono essere fugati se si considera che un secolo più tardi ed esattamente, nel 1276, in epoca angioina, la comunità orsomarsese contava 1.434 abitanti ed era governata da Raynaldo et Samuel, signori, appunto, della Terra Ursomartis, come si apprende da 1registri angioini e la popolazione calabrese nel 1276 di G. Pardi.

 

Da LA VALLE DEI MONASTERI, di Giovanni Russo – Ferrari Editore

 

Libro da leggere, per recuperare alla memoria ed alla coscienza una delle pagine più belle della nostra storia.

Sarebbe utile che l’Amministrazione comunale dotasse le scuole di Orsomarso di un numero adeguato di copie di questo volume, per consentire ai ragazzi accostarsi alla storia del nostro paese.

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One Reply to “Come nasce il nome ORSOMARSO?”

  1. Ilda Maria Ziccarelli ha detto:

    Grazie a Orsomarso Blues per insegnarci la nostra storia.
    Pena che non ci insegnano nella scuola. Per me é stato un grande piacere .

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