Estìa: la solitria dea del focolare

Hestia Giustiniani

Figura antichissima, Estìa è la dea del focolare privato della famiglia e del focolare pubblico dello Stato. Dea immobile e di scarso rilievo mitologico, ella istituisce l’antropomorfizzazione del senso di unità coesiva del gruppo.

Presenta connotazioni culturali positive poiché è dea benevola che tutela il mantenimento della concordia fra gli uomini, mentre ella stessa rifugge le responsabilità e l’azione. Non sposa né madre, per espressa richiesta a Zeus di mantenere intatta la sua verginità, Estìa è difficilmente associabile alle tremende e violente dee vergini.

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Primogenita di Crono e Rea, e divorata insieme agli altri figli dal padre ossessionato dall’incubo di essere detronizzato, Estìa era la dea del Focolare. Dopo l’instaurazione del regno di Zeus, Estìa chiese al re suo fratello di rimanere per sempre vergine, benché fosse ardentemente corteggiata da Apollo e Posidone. Zeus acconsentì alla richiesta e le dedicò la prima vittima di ogni sacrificio pubblico agli dei d’Olimpo.

Una volta, durante un lauto banchetto divino, Priapo le tentò violenza. L’abbondanza di cibo e vivande aveva interamente soddisfatto i numi che, ormai sazi, si erano addormentati. Priapo, dio della fecondità, era ubriaco, ma ancora sveglio e desideroso d’amore. Si avvicinò lentamente alla dea, quando inopportunamente per lui, un asino ragliò. Estìa si svegliò di soprassalto e, vedendo il dio fallico che si accingeva a possederla, iniziò a urlare facendolo ridicolamente fuggire terrorizzato.

Mite e umile dea, ella si sottraeva volentieri alle dispute degli immortali. Non partecipò infatti alla congiura di Era per destabilizzare Zeus, né a qualsiasi evento che poteva sconvolgere l’Olimpo e la sua quieta.

Difese strenuamente il suo stato verginale e restò pura come il fuoco che custodiva. Ella era immune dalle arti di Afrodite, ma non si vantò mai di questa sua indipendenza affettiva. Dea pacifica e soave, ella non ebbe né amore né odio a movimentare a sua assistenza. movimentare la sua esistenza.

Protettrice della casa, il suo regno era l’ambiente domestico e le era caro non il fuoco ma l’altare-focolare. Le sue prerogative si allargavano a quelle dell’intera conduzione della casa: ella era Estìa Tamia l’economa che controllava il lavoro domestico e le provviste. Dato che il focolare era simbolo dell’ospitalità e del diritto d’asilo, i supplici e gli ospiti godevano della sua protezione. Pur non avendo templi specifici, Estìa possedeva il luogo di culto in ogni tempio, dove si bruciava costantemente un braciere per lei.

A Delfi, l’omphalos (ombelico) considerato suo trono era ritenuto essere il centro del mondo. Il suo patronato sull’unione e sull’armonia familiare si allargò, in seguito, a quello sull’unione e sulla pace dello stato.

Da MITI E LEGGENDE DELL’ANTICA GRECIA, di Rosa Agizza – Newton & C. Editori

FOTO: Rete

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