IL PALLADIO

Pallade Atena – Vienna

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II palladio era una statua di culto che raffigurava la dea Pallade Alena armata, nell’atto di sollevare la lancia con la mano destra e d’impugnare lo scudo con la sinistra, nella sua veste di divinità poliade, di protettrice quindi della città e dell’integrità del suo territorio. In altre rappresentazioni la dea regge invece un fuso e una conocchia, a simboleggiare il suo ruolo di protettrice della sfera domestica.

Secondo una versione del mito riportata da Apollodoro, Alena, nata dal cervello di Zeus, fu allevata dal dio Tritone, la cui figlia Pallade giocava con la dea esercitandosi con lei nell’arte della guerra. Un giorno le due fanciulle ebbero un litigio e, mentre Pallade stava per colpire la compagna, Zeus s’interpose spaventandola, permettendo così alla figlia di colpire per prima: Pallade fu ferita a morte. In ricordo dell’amica, Alena plasmò una statua a sua immagine e le tributò onori divini.

Ad Atene, città di cui la dea era venerata come divinità poliade (Alena Poliàs), la tradizione sosteneva che la statua di culto della dea fosse caduta direttamente dal ciclo in una località a sud-est della città.

Molte città rivendicavano il possesso del vero palladio, e complessi nei loro sviluppi furono i miti che fiorirono intorno a questo simulacro magico. Ma il più famoso ciclo di leggende riguarda il palladio conservato a Troia, donato da Zeus a Dardano, mitico fondatore della città. Fintanto che il simulacro della dea fosse rimasto all’interno delle mura, Troia non sarebbe mai stata espugnala: infatti gli Achei in dieci anni di assedio non erano ancora riusciti a conquistarla. Fu l’astuto Ulisse, con l’aiuto di Diomede, a trafugare nottetempo la statua e a portarla fuori dalla città. Diomede avrebbe poi portato con sé il palladio nel suo viaggio di ritorno verso casa; giunto in Apulia, avrebbe fondalo la città di Lucera lasciandovi il simulacro della dea. In seguilo i Lucerini, divenuti alleali dei Romani, avrebbero restituito loro la statua, che sarebbe così finalmente ritornala in possesso dei «legittimi eredi» di Troia.

Ulisse e Diomede sottraggono il Palladio. Oinochoe apula da Reggio Calabria (360-350 a.C.). Museo del Louvre

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Secondo altre versioni del mito, il vero palladio era rimasto a Troia ed Enea, nella notte fatale della conquista e dell’incendio della città, riuscì a sottrarlo dal tempio e a portarlo con sé fino in Italia.

Questa versione ebbe particolare fortuna nel mondo romano, che considerava Enea il proprio progenitore, secondo il mito reso immortale da Virgilio nell’Eneide.

Il palladio che la tradizione considerava quello originario di Troia era conservato a Roma nel tempio di Vesta, oggetto di culto per le vestali. Anche a Roma, come in precedenza a Troia, la sicurezza della città era legala alla conservazione del simulacro della dea.

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Da “Storia delle Religioni” – Biblioteca di Repubblica

Foto: Rete

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