Geologia della collina tirrenica calabrese

ORSOMARSO – Valle Argentino

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Osservando da vicino la configurazione morfologica e la costituzione geolitologica della collina tirrenica calabrese, ci si rende conto che una buona parte di essa ha caratteri schiettamente montani, anche se è posta sul mare o a pochi chilometri da esso.

Si tratta talora di rocce quasi a strapiombo sul mare Tirreno, altrove di ripidi versanti che scendono al fondovalle, colmo di sedimenti ghiaiosi alluvionali. La copertura vegetale, tipicamente mediterranea, è costituita in grande prevalenza da specie sempreverdi.

La situazione geolitologica del nostro comprensorio si presenta quanto mai variegata e multiforme. Volendo tracciarne un quadro più o meno preciso, bisogna cominciare col dire che caratterizzano il territorio innanzitutto:

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ORSOMARSO – Crivo di Sant’Angilo e Timpone Simara

  • a) Dolomie, dolomie calcaree e calcari dolomitici. Si tratta di stratificazioni molto grosse, talora polverulenti e cataclastiche, a volte con discontinui livelli di argillite, con caratteristiche meccaniche buone ad esclusione delle aree di intensa cataclasi; erodibilità bassa o molto bassa; permeabilità primaria bassa, permeabilità secondaria da media a elevata, dissesti rari e comunque limitati a frane di crollo. Tali depositi caratterizzano il terreno della maggior parte dei comuni posti al di fuori del comprensorio in esame, ovvero Tortora, Praia a Mare, Orsomarso, Papasidero e la valle del fiume Argentino in genere.

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  • b) Depositi superficiali incoerenti grossolani risalenti al Quaternario caratterizzano, invece, il piano di costa tra i confini dei comuni di Maratea, Tortora e Praia a Mare ed inoltre tutta la valle del Lao, fino al comune di Grisolia. Sono detriti di falda, coni di deiezione o alluvioni ghiaiosociottolose e subordinatamente sabbioso-ghiaiose degli alvei attuali e dei terrazzi oppure depositi ghiaioso-sabbiosi dei terrazzi marini (il caso di Rosaneto di Tortora), talora ricoperti da coltri di alterazioni argillose. L’erodibilità e la permeabilità sono elevate, i dissesti poco diffusi, a meno che non ci siano frane di crollo per scalzamento alla base e all’orlo dei terrazzi.
  • Sullo sfondo Cozzo del Pellegrino e la Mula

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  • e) Rocce metamorfiche a tessitura scistosa caratterizzano, invece, gran parte dei territori dei comuni di Santa Domenica Talao, S. Nicola Arcella, Verbicaro, Grisolia, Maierà, Girella, Diamante, Buonvicino, Belvedere M.mo, Bonifati, Sangineto, Cetraro e, in misura minore, Acquappesa. E’ questo l’aspetto geolitologico tipico della Catena Costiera: tale deposito consiste, in genere, in scisti filladici, argilloscisti con intercalazione di quarziti e calcescisti, ad elevata erodibilità e permeabilità da nulla a bassa. Lungo la costa tirrenica sono frequenti i fenomeni di erosione accellerata (calanchi), le frane di scivolamento lungo le superfici di scistosità e le frane di smottamento in corrispondenza della coltre di alterazione.

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  • d) Calcari in strati medi o sottili: tale deposito consiste in calcari sottilmente argillose, alternanze di calcareniti con noduli e lenti di selce. Le caratteristiche meccaniche sono buone, l’erodibilità bassa, permeabilità primaria nulla, permeabilità secondaria da media a bassa per fratturazione e soluzione. I dissesti sono poco diffusi e limitati a frane di scivolamento e di crollo. Tali depositi si riscontrano ad Aieta, a S. Nicola Arcella, a Grisolia, a Diamante (del periodo Giurassico – Cretaico) e ad Acquappes.
  • Piana del Lao

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  • e) Conglomerati e brecce poco cementati caratterizzano la costa tra Belvedere M.mo e Sangineto; arenarie poco cementate associate a sabbie si riconoscono tra Maierà e Diamante dove si riscontrano, in modo simile al territorio di Cetraro, anche calcari massicci o stratificati in grossi banchi. Le stesse formazioni geologiche caratterizzano l’area costiera compresa tra Paola e S. Lucido.

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  • f) Rocce ignee basiche e ultrabasiche e derivati metamorfici caratterizzano, invece, in maniera quasi esclusiva per tutto il Tirreno cosentino, la maggior parte del comune di Acquappesa.

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Fonte: “AI CONFINI DELLA BRETTIA”, di F. Mollo – Rubbettino

Foto: Rete

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