L’opera di oggi: LE SPIGOLATRICI

Jean-Francois Millet – Le spigolatrici

L’autore

Jean-Francois Millet (Gruchy, 1814 – Barbizon, 1875) studia pittura a Cherbourg e nel 1837 ottiene una borsa di studio che gli permette di trasferirsi a Parigi, dove frequenta brevemente l’atelier del pittore romantico Paul Delaroche. Deluso ben presto dal maestro, decide di lavorare da solo frequentando il Louvre, dove si entusiasma soprattutto per la pittura di Michelangelo, Poussin, Rubens. Legato da una salda amicizia al pittore Théodore Rousseau, figura centrale della scuola di Barbizon, nel 1849 Millet si unisce alla cerchia di artisti che vivono nel villaggio ai margini della foresta di Fontainebleau, sia per scelta ideologica (contro la disumana vita cittadina), sia per adesione ai valori della pittura en plein air tradizione inglese.

Millet

L’opera

Fino al 1860, quando inizia a dedicarsi essenzialmente al paesaggio, ritraendo con intenso lirismo i villaggi e le colline della sua regione natale, il Cotentin in Normandia, la pittura di Millet si distingue dal paesaggismo barbizonnier per il predominante interesse per la figura umana, restituita con severa monumentalità, e per la centralità attribuita al tema della vita e della religiosità contadine e del lavoro agricolo. Esemplare della sua produzione degli anni cinquanta è la tela delle Spigolatrici, frutto di un lungo lavoro di elaborazione del tema, come testimoniano le numerose incisioni e i molti studi. Il quadro, esposto al Salon del 1857, è considerato uno dei più importanti esempi di pittura realista, sia per il tema sociale sia per la nettezza e l’evidenza plastica delle figure.

Analisi

Composizione rigorosa e plasticità delle figure

II primo piano è occupato interamente da tre contadine intente alla spigolatura, un’attività svolta in prevalenza da donne sole (vedove e orfane), la cui sussistenza era legata alla possibilità di raccogliere le spighe sfuggite alla mietitura. Alle spalle delle tre donne l’abbondante raccolto, sorvegliato da un sovrintendente a cavallo e segnalato dal grande carro e dagli enormi covoni, contrasta con le misere spighe

lasciate alle spigolatrici dalla carità pubblica.

La linea dell’orizzonte, molto alta, delimita il campo d’azione e confina le tre figure sotto la luminosa prospettiva della mietitura. Il loro gesto è come immobilizzato e cristallizzato; la pesantezza scultorea delle forme, accentuata dagli abiti semplici e dal disegno vigoroso cui si combinano toni cromatici bassi e cupi, traduce la fatica imposta ai loro corpi, così abituati alla posizione china da non potersene quasi rialzare, come sembra per la figura di destra. Nelle due donne di sinistra il carattere ripetitivo del gesto è sottolineato dal parallelismo della posizione, riecheggiato in lontananza da una coppia che risalta nel gruppo dei mietitori. Un asse diagonale parte dalle spalle della donna di destra e si prolunga fino ai covoni, confermando il legame tra il primo piano e l’orizzonte; le due donne chine segnano altrettanti angoli retti rispetto a quest’asse, e i loro copricapi e salvamaniche, gli unici dettagli per i quali l’artista non usa la sua tavolozza color del fieno e della terra, creano altri assi diagonali, paralleli a quello principale.

Dettagli realistici e intensa luminosità

In questa composizione rigorosa, scandita da rapporti quasi matematico-geometrici, Millet indugia su dettagli di intenso realismo: i volti che nello scorcio tradiscono l’abbrutimento, le mani deformate dalla fatica incessante, le stoppie che riflettono la luce radente, animando l’ombra del primo piano.

Elemento essenziale del dipinto, che più influenzerà le generazioni successive, è la straordinaria luminosità, che varia dall’atmosfera polverosa e piatta del fondo alla materia consunta e chiaroscurata delle stoffe, al bagliore dorato conferito ai fili di paglia dal pigmento non ombreggiato con l’aggiunta di terre.

L’ostilità della classe dominante

I soggetti del pittore-contadino Millet sono caratterizzati da un’intensa partecipazione alla vita rurale, lontana dall’interpretazione del coetaneo Courbet.

Alla comparsa del dipinto la sensibilità di Millet, che pur scadrà a volte nel sentimentalismo, perdendo così la propria portata rivoluzionaria, risultò intollerabile sia alla classe dominante, cui il dipinto sembrava proporre un’immagine di miseria proprio quando il governo francese si gloriava di averla cancellata, sia alla borghesia, che vedeva le spigolatrici come “le tre Parche del pauperismo” e temeva che potessero essere prese a vessillo di nuove lotte sociali del proletariato.

Da “STORIA DELL’ARTE” 3 – Electa-Bruno Mondadori

Foto: Rete

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