Gnosis – LA CONOSCENZA SALVIFICA

La parola greca gnosis significa semplicemente “conoscenza“, ma nella letteratura gnostica non si tratta affatto di un sapere qualunque. La gnosi rappresenta una conoscenza ammantata di uno straordinario prestigio:

“Ben poche sono le persone in grado di possedere tale conoscenza, una fra mille, due fra diecimila” (1).

Simon Mago inizia in questo modo la sua grande “Rivelazione” (Apophasis)’.

“Questo è lo scritto della Rivelazione della Voce e del Nome, che proviene dal Pensiero e dalla grande Potenza infinita; ecco perché esso sarà sigillato, occultato, racchiuso in quella dimora in cui la radice del Tutto trova il suo fondamento”.

La gnosis, appannaggio degli iniziati, si oppone alla comune pistis (credenza, fede) dei semplici fedeli. Più che una “conoscenza” propriamente detta, dunque, è una rivelazione segreta e misteriosa. Le sette gnostiche affermano spesso di possedere libri di origine allogena, vale a dire estranea, superiore al mondo profano in cui ci dibattiamo. Tali opere sono attribuite a personaggi prestigiosi, autentici inviati celesti; ecco, ad esempio, l’explicit del Libro sacro del grande Spirito invisibile, una delle opere in uso nella setta dei Sethiani:

Questo è il libro scritto dal grande Seth [uno dei figli di Adamo]. Egli l’ha celato entro alti monti sui quali il sole non sorge mai, né potrebbe farlo. Fin dai giorni dei profeti, degli apostoli e dei predicatori, neanche il [suo] nome è mai apparso nei cuori, né ha potuto farlo. Le loro orecchie non l’hanno mai udito. Questo libro è stato compilato dal grande Seth in scritture di centotrenta anni; egli l’ha nascosto sotto il monte chiamato Charax affinchè, negli ultimi tempi e negli ultimi istanti, esso potesse manifestarsi” (2).

Tutti gli gnostici cristiani affermano di ricollegarsi attraverso vie misteriose a insegnamenti segreti dati da Gesù ai suoi discepoli: Basilide, ad esempio, sosteneva di aver ricevuto da Matteo le dottrine esoteriche rivelate dal Salvatore a questo apostolo. Si deve ai componenti delle sette gnostiche la messa in circolazione di numerosi Vangeli apocrifi: Vangelo degli Egiziani, Vangelo di Maria, Apocrifo (nel senso letterale greco di “Libro segreto”) di Giovanni (3), ecc. Chi dice gnosi indica per ciò stesso la trasmissione d’insegnamenti segreti, di “misteri” riservati a un piccolo numero di “spirituali”, alla “generazione incrollabile”.

In cosa essa si distingue, allora, da altre dottrine teosofiche od occultiste? “Si chiama o si può chiamare gnosticismo – o anche gnosi – ogni dottrina o attitudine religiosa fondata sulla teoria o sull’esperienza del conseguimento della Salvezza attraverso la conoscenza” (4). La gnosi traduce sempre un bisogno individuale di salvezza, di liberazione:

“[…] la gnosi”, scrive il professor Puech, “rappresenta un’esperienza in cui ci si ricollega a una possibile esperienza interiore, destinata a costituire una condizione imperdibile (nel senso del latino inammissibilis, ‘che non può essere perduto’), attraverso la quale, nel corso di un’illuminazione che è insieme rigenerazione e divinizzazione, l’uomo rientra in possesso della sua verità, si risveglia e recupera la coscienza di sé, ovvero della sua natura propria e della sua origine autentica; per ciò stesso, egli si conosce o riconosce in Dio, conosce Dio e appare a se stesso come emanato da Dio ed estraneo al mondo, acquisendo in tal modo, con il possesso del proprio ‘io’ e della reale condizione in cui si trova, la spiegazione del proprio destino e la certezza definitiva della propria salvezza, scoprendosi – di diritto e da tutta l’eternità – come un essere salvato” (5).

Teodoto, discepolo di Valentino, ci dice che possedere la gnosi significa sapere “ciò che noi fummo e che siamo diventati, dove eravamo, dove siamo stati gettati, dove andiamo e da dove proviene la redenzione: cosa sia la nascita e cosa sia la rinascita” (6).

La gnosi risponde sempre a un’angoscia soggettiva dell’individuo, ossessionato dai grandi enigmi metafisici. La Pistis Sophia (“Fede Sapienza”), il più noto degli scritti gnostici in lingua copta, ci offre una lunga enumerazione di conoscenze di cui beneficeranno le anime elette:

per quale motivo sono stati creati la luce e le tenebre, il caos, i tesori di luce, gli empi, i buoni, le emanazioni di luce, il peccato, il battesimo, l’ira, la bestemmia, l’ingiustizia, l’adulterio, la purezza, la superbia, il riso, la maldicenza, l’obbedienza e l’umiltà, la ricchezza, la schiavitù; perché esistono i rettili, gli animali selvatici, il bestiame, le pietre preziose, l’oro, l’argento, le piante, le acque, l’oriente e l’occidente, le stelle e così via (7). In altre parole, la gnosi permette all’uomo – svelandogli il mistero che nasconde la sua origine e il suo destino – di comprendere il significato di tutte le cose.

Una tale “conoscenza”, una tale “illuminazione” fa del suo beneficiario un essere più elevato degli altri:

“L’uomo, infatti, è un vivente essere divino, che va accostato non al resto degli esseri viventi terreni, ma a quelli superiori e celesti che chiamiamo dèi. Se anzi non dobbiamo temere di dire la verità, l’uomo veramente uomo si colloca ancora più in alto degli dèi, o, per lo meno, vi è una completa eguaglianza di poteri fra l’uno e gli altri.

In effetti, nessuno degli dèi celesti varcherà mai i confini del cielo per scendere sulla terra; al contrario, l’uomo è in grado di elevarsi fino al cielo, può misurarlo e conoscere ciò che è in alto nel cielo e ciò che è in basso, tutto imparando con precisione e meraviglia suprema; non ha neppure bisogno di lasciare la terra per stabilirsi lassù, tanto lungi si estende il suo potere” (8).

È ben noto il seguente passo di san Paolo, sovente evocato dall’esoterismo cristiano:

“Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare” (9).

Grazie all’illuminazione di cui ha beneficiato, lo gnostico si serve persino dell’angoscia pur di pervenire alla suprema conoscenza.

“In realtà”, afferma Simone, “l’acqua che si scopre dopo aver attraversato il Mar Rosso [Simone interpreta qui un passo dell’Esodo] è amara: essa, infatti, è la via che conduce alla conoscenza delle cose della vita, ed è il cammino che passa attraverso le difficoltà e le amarezze. Ma trasformata da Mosè, vale a dire dal Verbo, quest’acqua amara diviene dolce (10).

La gnosi – simboleggiata da un fuoco illuminatore e generatore – strappa l’anima dell’eletto al “sonno” profondo in cui era immersa: da qui l’impiego di metodi di addestramento spirituale destinati a provocare particolari stati di coscienza e di super-coscienza. Eppure, una volta attinta, la νωσις rappresenta una conoscenza totale, istantanea, che l’individuo possiede o non possiede affatto; è la “conoscenza” intrinseca, assoluta, che abbraccia l’Uomo, il Cosmo e la Divinità. E solo grazie a questa conoscenza – e non in virtù della fede o delle opere – l’individuo può essere salvato: quali che siano i tratti caratteristici dello gnosticismo come filosofia religiosa (11), è questa la posizione che caratterizza sul piano generale la gnosi, oltre che, è opportuno precisarlo, l’atteggiamento esistenziale da cui essa procede: attraverso il carattere di esperienza vissuta la gnosi manifesta la sua autentica originalità (12).

Paradossalmente, alcuni gnostici cristiani collocano all’origine del male un desiderio di conoscenza: in una delle versioni del mito di Sophia, la colpa di questa “saggezza” è quella di aver voluto contemplare la Divinità insondabile; un’altra entità mitico-metafisica, Horos, “il Confine”, offrirà a Sophia la consapevolezza dei limiti della sua natura. Basilide annuncia l’avvento finale della “grande Ignoranza” che s’impossesserà di tutti gli esseri viventi, che da quel momento in poi non cercheranno più di conoscere ciò che li trascende: “Sono immortali tutti gli esseri che rimangono al loro posto” (13). Ma nello gnosticismo una tale attitudine è assolutamente eccezionale.

SERGE Hutin

Da “Lo gnosticismo”, di S. Hutin – Mondadori

Foto: RETE

 

NOTE

(1) Basilide (Ireneo, Adversus haereses, I, 24, 6).

(2) J. Doresse, Les livres secrets des gnostiques d’Egypte, Plon, Parigi, 1958, p. 197.

(3) Cfr. Vangelo di Maria, a cura di J.-Y. Leloup, Servitium, 2000, e Vangeli di Giovanni nei testi gnostici, a cura di G. Jacopino, Istituto Patristico Augustinianum, 1995 (N.d.C.).

(4) H.-C. Puech, “Phénoménologie de la gnose”, in Annuaire du College de France, anno 53, p. 163.

(5) Ivi, p. 168-169.

(6) Excerpta ex Theodoto, 78, 2.

(7) Pistis Sophia, 206-216 (i numeri dei capitoli si riferiscono all’edizione di C. Schmidt) [Pistis Sophia, a cura di L. Moraldi, Adelphi, Milano, 1999].

(8) Corpus Hermeticum, X, 24-25 [Corpus Hermeticum, a cura di A.D. Nock, A.J. Festujère e I. Ramelli, Bompiani, Milano, 2005].

(9) Seconda epistola ai Corinzi, XIII, 2-4.

(10) Citato da Ippolito, Philosophoumena, VI, I, 15 (trad. A. Siouville).

(11) Cfr. H. Leisegang, Die Gnosis, A. Kròner, Lipsia, 1924 (edizione francese: La gnose, Payot, Parigi, 1951), cap. I, II pensiero gnostico.

(12) I simboli, i miti, i riti gnostici sono in genere mutuati – ma soltanto per essere impiegati in un contesto alquanto speciale – da tradizioni religiose anteriori, persino da quello che Jung chiama [‘”inconscio collettivo” (cioè, il fondo ancestrale della personalità inconscia).

(13) Citato da Ippolito, Philosophoumena, VII, 27, 3.

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