SACRO: il senso della parola

“Sacro” è parola indoeuropea che significa “separato”. La sacralità, quindi, non è una condizione spirituale o morale, ma una qualità che inerisce a ciò che ha relazione e contatto con potenze che l’uomo, non potendo dominare, avverte come superiori a sé, e come tali attribuibili a una dimensione, in seguito denominata “divina“, pensata comunque come “separata” e “altra” rispetto al mondo umano. Dal sacro l’uomo tende a tenersi lontano, come sempre accade di fronte a ciò che si teme, e al tempo stesso ne è attratto come lo si può essere nei confronti dell’origine da cui un giorno ci si è emancipati.

Questo rapporto ambivalente è l’essenza di ogni religione che, come vuole la parola, recinge, tenendola in sé raccolta (re-legere), l’area del sacro, in modo da garantirne a un tempo la separazione e il contatto, che restano comunque regolati da pratiche rituali capaci, da un lato, di evitare l’espansione incontrollata del sacro e, dall’altro, la sua inaccessibilità. Sembra che tutto ciò sia stato presentito dall’umanità prima di temere o di invocare qualsiasi divinità. Infatti, come ci ricorda Gerardus Van der Leeuw: “Dio nella religione è arrivato con molto ritardo”.

Al contatto con il mondo sacro sono preposte persone consacrate e separate dal resto della comunità (i sacerdoti), spazi separati dagli altri in quanto carichi di potere (sorgenti, alberi, monti e poi templi, sinagoghe, moschee e chiese), tempi separati dagli altri e nominati festivi, che delimitano i periodi “sacri” da quelli “profani” dove, fuori dal tempio (fanum), si svolge la vita di ogni giorno, scandita dal lavoro e dai divieti (i tabù) da cui traggono origine le regole e le trasgressioni.

L’opposizione sacro/profano è riconducibile all’opposizione puro/impuro con cui si circoscrive la sfera del male, creando schemi d’ordine che poggiano sull’antitesi di un polo positivo e di uno negativo. All’impurità è connesso il contagio, con conseguente reazione di terrore e di procedure di isolamento, da cui si esce con particolari pratiche rituali, magiche e sacrificali. Rito, magia e sacrificio servono a tenere lontani gli effetti malefici delle potenze superiori che abitano la sfera del sacro, e a propiziare quelli benefici.

 

UMBERTO GALIMBERTI

Da “Cristianesimo”, di U. Galimberti  –  Feltrinelli

Foto: Rete

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